CATANZARO Riconfermata dinnanzi alla Corte di Assise di Appello di Catanzaro l’assoluzione di Pasquale Torcasio, 42 anni, difeso dall’avvocato Antonio Larussa, in relazione all’omicidio di Enzo Di Spena avvenuto in Lamezia Terme il 7 novembre del 2001.
L’imputato era accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione, nonché dalle modalità mafiose e dall’agevolazione mafiosa, per aver fatto parte del gruppo di fuoco, ascrivibile alla famiglia Torcasio, che aveva deciso l’eliminazione di Enzo Di Spena in quanto ritenuto soggetto legato a contrapposte consorterie e che qualche mese prima aveva avuto un litigio con Vincenzo Torcasio.
A Torcasio Pasquale veniva ascritto il ruolo di aver studiato e monitorato nei mesi precedenti le abitudini di vita della vittima anche vicino alla sua abitazione.
In primo grado l’imputato ha optato per il giudizio abbreviato. Il gup distrettuale di Catanzaro, il 7 luglio 2021, lo ha assolto dall’accusa di omicidio e da quella in tema di armi per non aver commesso il fatto.
In particolare il giudice, nell’assolvere Pasquale Torcasio ha rilevato la mancanza di elementi individualizzanti e di riscontro rispetto alle dichiarazioni generiche e dubitative dei collaboratori di giustizia.
In particolare, le dichiarazioni, tra l’altro de relato, del collaboratore Gennaro Pulice sono le uniche che afferiscono al ruolo indicato nel capo d’imputazione, ma non sono autosufficienti, in costanza del fatto che l’aver intravisto il Torcasio vicino all’abitazione di Di Spena non possa direttamente essere collegato ad un progetto omicidiario.
Prive di valenza individualizzante e lacunose anche le dichiarazioni di Angelo Torcasio e prive di valenza probatoria quelle di Muraca.La Dda di Catanzaro ha appellato la sentenza di assoluzione, ritenendola errata e rimarcando la piena convergenza dei racconti di Gennaro Pulice e Angelo Torcasio.
Il 9 giugno 2022 è stato celebrato il processo di appello dinnanzi alla Corte di Assise di Appello di Catanzaro (presidente Capitò, a latere Commodaro). La Procura generale, rappresentata dal sostituto pg Marisa Manzini, ha chiesto di riascoltare i collaboratori Pulice e Torcasio o in subordine di tutti quelli che erano stati sentiti nell’ambito del procedimento.
A tale richiesta si opponeva la difesa dell’imputato ritenendo non necessario il riascolto dei collaboratori alla luce dei recenti arresti giurisprudenziali ed anche in considerazione della opzione per il rito abbreviato, e ha prodotto la sentenza di assoluzione dei correi Antonio Villela e Vincenzo Torcasio emessa dalla Corte di Assise di Catanzaro (irrevocabile per uno dei coimputati). La Corte ha rigettato la richiesta di riapertura dell’istruttoria dibattimentale e successivamente la Procura generale presso la Corte di Appello di Catanzaro ha chiesto la riforma della sentenza assolutoria e conseguentemente la condanna di Pasquale Torcasio alla pena di 30 di reclusione (in primo grado era stato chiesto l’ergastolo). La Corte di Assise di Appello di Catanzaro, accogliendo completamente le argomentazioni difensive che facevano leva sulla mancanza di convergenza delle dichiarazioni dei collaboratori, affette da evidente genericità, ha confermato l’assoluzione già per non aver commesso il fatto. (redazione@corrierecal.it)
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