LONGOBARDI Una traccia che porta dal bordo della strada a ridosso della struttura. Qualche pianta bruciata e un principio di incendio che ha intaccato la staccionata. Segni indelebili ed inequivocabili di quello è stato ma anche di quello che – solo per fortuna – non è poi accaduto. Sorte o tempismo perfetto, che molto spesso coincidono, tanto quanto la voglia di emergere e i tentativi di soffocare i piccoli e liberi imprenditori. E, quello che è accaduto al lido “La Margherita”, piccola struttura turistica di Longobardi sulla costa tirrenica cosentina, ne è l’esempio.
A marcare il confine, netto, tra quello che è successo e le conseguenze peggiori è stata la prontezza di alcuni volontari che operano nella struttura e che, proprio all’alba di ieri, hanno subito notato un bidoncino dato alle fiamme nei pressi del lido, riuscendo poi a spegnerle tempestivamente ed evitando che il fuoco raggiungesse una bombola di gas. Nel mirino, oltre al lido, c’era il food truck utilizzato soprattutto nei weekend di una stagione estiva che pare decollata definitivamente, e la chiara volontà di interrompere con la violenza l’attività, danneggiandola.
Un gesto vile, dunque, di quelli che si vedono da troppo tempo in questa terra disgraziata, ma fatta non solo di criminali ma soprattutto da chi ha ancora la volontà, e soprattutto il coraggio, di investire per il futuro della Calabria. Ciò che resta è comunque una sorpresa dal retrogusto amarissimo, ma che non ha affatto scalfito i responsabili del lido “La Margherita”.
A raccontare l’accaduto, ancora frastornato e deluso, è il titolare del lido, Samuele Garritano che gestisce la struttura insieme alla compagna, Valeria D’Agostino. Entrambi, da anni, sono abituati a confrontarsi con le contraddizioni della Calabria: attivista e ambientalista lui, giornalista (corrispondente per la Gazzetta del Sud) lei, con un passato nell’associazionismo a Lamezia Terme. Spalle sufficientemente forti per affrontare un’intimidazione improvvisa. «A svegliarmi – ci racconta Samuele – sono stati i messaggi e le telefonate di un volontario libanese, un rifugiato, che si prende cura del verde del nostro lido. Sono subito corso qui, e dopo esserci resi conto di quanto accaduto abbiamo subito denunciato tutto ai carabinieri». «Certo, non sappiamo se definirlo un atto intimidatorio, ma è ovvio che si tratti di un gesto intenzionalmente fatto per incendiare il furgone. Se non fosse stato per i ragazzi probabilmente avrebbe preso fuoco e chissà cos’altro sarebbe accaduto».
Quella del lido “La Margherita” è un’esperienza che va oltre la pura attività turistica, ma rappresenta il fulcro di una comunità, ristretta, ricca allo stesso tempo di iniziative e idee ma soprattutto di impegno sociale. E i due gestori sono l’emblema di quei ragazzi che, soprattutto d’estate, si rimboccano le maniche cercando di realizzare qualcosa in Calabria e non altrove ma, racconta al Corriere della Calabria ancora Samuele Garritano, «a volte, quando ci si scontra con queste situazioni, viene da chiedersi se ne vale realmente la pena. Spesso in queste piccole comunità non si fa gruppo, non c’è solidarietà e si tende a poggiare chi è più prepotente».
Passata la paura e la delusione, e messi da parte i dubbi, per i ragazzi del lido “La Margherita” è già tempo di rimboccarsi le maniche e continuare a lavorare duramente. «Chi tiene a noi e conosce quello che facciamo, deve starci vicino» ma il messaggio rivolto a chi ha compiuto il gesto è ancora più chiaro: «Noi non ci fermeremo perché è quello che vogliamo fare. Non ci arrenderemo e continueremo a lavorare duro, da generazioni lo facciamo e non smetteremo certo ora di fronte a questi gesti intimidatori». Sul caso stanno indagando i carabinieri di Fiumefreddo. (redazione@corrierecal.it)
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