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Nuovi mosaici nella Villa romana di Casignana: un museo a cielo aperto «tagliato» dalla statale 106

Nella Locride una delle testimonianze più importanti dell’epoca romana nel Sud Italia. «C’è la certezza che verranno alla luce nuovi reperti»

Pubblicato il: 09/08/2022 – 16:02
di Mariateresa Ripolo
Nuovi mosaici nella Villa romana di Casignana: un museo a cielo aperto «tagliato» dalla statale 106

CASIGNANA Un museo a cielo aperto che si affaccia sullo Ionio e nel bel mezzo della strada statale 106. A pochi passi dai mosaici appena riportati alla luce sfrecciano le auto sull’asfalto che, con ogni probabilità, ricopre altri splendidi reperti archeologici, prova del fatto che la Locride conserva ancora al proprio interno chissà quante testimonianze uniche e sorprendenti. Circa 15 ettari di area archeologica. Al suo interno i resti di quella che la maggior parte degli studiosi ritiene essere una villa privata costruita nel I secolo d.C. e la cui fase più importante risale al IV secolo. La Villa romana di Casignana rappresenta una delle testimonianze più importanti dell’epoca romana nel Sud Italia e conserva al proprio interno il più vasto nucleo di mosaici finora noto nella Calabria di quel tempo.

Dalla scoperta alla valorizzazione

La scoperta arriva nel 1963 in occasione dei lavori per la costruzione di un acquedotto. L’anno seguente iniziano i primi lavori, ma solo a partire dal 1998 il sito è gestito dal comune di Casignana che ha acquisito i terreni limitrofi, permettendo di avviare una vera e propria campagna di scavi. La villa si colloca sull’antica strada di collegamento tra Locri Epizefiri e Rhegion (Reggio Calabria), nella contrada denominata “Palazzi” di Casignana. Un nome che sta ad indicare, con altissima probabilità, la presenza, in passato, di imponenti edifici all’interno dell’intera area. La denominazione “villa” risulta, però, riduttiva per un complesso che si estende per circa 5.000 mq e che comprende ambienti termali, residenziali e di servizio. Il complesso era dotato di numerose stanze, tutte allestite con pregiati marmi e prestigiosi mosaici, la maggior parte dei quali – dopo attenti e rigorosi lavori di restauro, eseguiti sotto la direzione del Ministero per i Beni Culturali – è finalmente visibile al pubblico. 
Tra i mosaici più belli e suggestivi presenti all’interno dell’area ci sono quelli che si possono ammirare nella “Sala delle Quattro Stagioni”, che prende il nome dalla rappresentazione allegorica dei volti delle Quattro Stagioni sul mosaico pavimentale. Ad essere rimaste intatte solo due figure, quelle che che rappresentano la Primavera e l’Autunno.

Oltre ai numerosissimi mosaici, le stanze sono decorate con lastre di marmo colorato, che fu importato da lontane regioni dell’impero (Grecia e Asia Minore soprattutto). Nelle varie campagne di scavo sono stati, inoltre, ritrovati capitelli, basi di colonne e molteplici reperti mobili in ceramica: anfore, lucerne, piatti, frammenti di coppe. E poi, il complesso testimonia anche l’altissima attenzione nelle tecniche di costruzione e di ingegneria idraulica.

A contribuire in modo sostanziale alla scoperta di nuovi reperti, il lavoro degli studenti dell’Unical, che hanno portato a termine diversi progetti all’interno dell’area. Il lavoro meticoloso degli archeologi continua senza sosta, gli scavi, infatti, non sono ancora terminati. Dei 15 ettari di area archeologica, soltanto una piccolissima parte è stata riportata alla luce. «Con le indagini geo-archeologiche che sono state effettuate, – dichiara ai nostri microfoni Franco Crinò, vicesindaco di Casignana e assessore ai Beni culturali e Paesaggistici – c’è la certezza che verranno alla luce nuovi mosaici, nuovi ruderi, nuove preziose testimonianze».

I nuovi mosaici «tagliati dalla strada statale 106»

A destare particolare interesse la scoperta di nuovi bellissimi mosaici. «Mentre si facevano manutenzioni ordinarie all’interno dell’area – è la testimonianza di Giuseppe Romeo, impiegato comunale – sono saltati fuori questi nuovi mosaici, che vanno a testimoniare come continuino anche sotto lo statale 106, che purtroppo insieme all’acquedotto taglia in due questo sito archeologico».

«I nuovi mosaici – afferma Crinò – sono bellissimi e presentano elementi di novità. Per questo abbiamo lanciato un appello: quello di bypassare questa zona. Qui c’è l’esigenza di dare la possibilità di continuare gli scavi e di congiungere i mosaici che sono stati tagliati dalla 106».
La speranza è anche quella che si possano intercettare e ottenere nuovi finanziamenti per riuscire a valorizzare al meglio l’area e, di conseguenza, l’intero territorio. «Dopo questa stagione di importanti promozioni, in cui in tantissimi sono venuti a vedere rendendosi conto dell’importanza di questo sito archeologico, – afferma Crinò – ci attendiamo da parte degli organi preposti, Ministero e Regione, importanti finanziamenti». Il complesso godrà molto presto di un finanziamento di 500mila euro che contribuirà all’abbellimento del sito. «Questo – conclude Crinò – ci aiuterà a lanciarlo nello scenario culturale e non solo. Staremo attenti a sfruttare ogni tipo di finanziamento, abbiamo tutte le potenzialità per farlo».

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