CATANZARO La premessa è quella raccontata dal governatore Roberto Occhiuto nel video che ha annunciato l’arrivo in Calabria di un contingente (fino a 497) di medici da Cuba per ridare ossigeno al sistema sanitario regionale. Questione tecnica da risolvere prima possibile. Perché «la carenza di personale medico, determinatasi a causa del blocco del turn over conseguente al piano di rientro dal debito sanitario, i ritardi registratisi nelle procedure di reclutamento e la scarsa partecipazione di candidati alle anzidette procedure, impongono una nuova valutazione sull’assetto degli organici ed un intervento immediato di potenziamento delle strutture nelle aree più critiche». Numeri preoccupanti: c’è – segnala il decreto che tratteggia i patti tra la Regione e la Csmc (Comercializadora de Servicios Médicos Cubanos) – uno «scostamento significativo fra il fabbisogno teorico di personale rilevato dalle Aziende e le unità di servizio». Ai numeri del fabbisogno (che il decreto quantifica in 2.407 unità nelle discipline medicina e chirurgia d’accettazione d’urgenza, pediatria, terapia intensiva e rianimazione, chirurgia generale, malattie dell’apparato cardiovascolare, ginecologia e ostetricia, radiodiagnostica, ortopedia e traumatologia) si affianca una dinamica che peggiora il quadro complessivo.
Nelle Aziende del sistema sanitario regionale, infatti, «diversi tentativi di reclutamento di personale medico, sia a tempo determinato che a tempo indeterminato, non hanno consentito il reclutamento del personale necessario alla copertura del fabbisogno, in particolare nelle discipline correlate all’emergenza urgenza». Sono i bandi andati a vuoto che Occhiuto considera la premessa per il patto con la sanità cubana. Che invierà in Calabria, attraverso una sede distaccata da aprire a Catanzaro, «professionisti sanitari appartenenti a specializzazioni professionali diverse da utilizzare nell’area dell’emergenza urgenza». Il numero – Occhiuto ha parlato di 497 professionisti reclutabili a regime – nell’atto viene indicato come «ancora da definite poiché le procedure di reclutamento e il cronoprogramma degli arrivi dei medici saranno concordati e disciplinati con successivi atti». Da definire, di conseguenza, sono anche i costi complessivi.
Ciò che invece si ricava dalla lettura dell’Accordo quadro, è il costo per ciascun professionista selezionato per dare man forte alla sanità calabrese. Per ogni medico, la Regione Calabria «corrisponderà a Csmc un corrispettivo mensile onnicomprensivo pari a 3.500 euro», compenso che sarà corrisposto a cadenza trimestrale. Altra certezza: per via dell’embargo degli Stati Uniti nei confronti di Cuba «in nessun caso verranno effettuati bonifici in dollari statunitensi; né verranno utilizzate banche statunitensi con sede o meno negli Stati Uniti; né banche e filiali con capitale statunitense; né filiali di banche di altri paesi con sede negli Stati Uniti». Sempre per restare sul piano dei costi, la Regione corrisponderà «a ciascun operatore sanitario che presterà servizio presso le Aziende sanitarie nazionali l’importo forfettario netto mensile di 1.200 euro, a copertura delle spese di mantenimento». Sarà sempre la Cittadella a farsi carico dei costi di viaggio Italia-Cuba (due andata/ritorno all’anno) e delle spese di alloggio, nonché dei costi sia per la formazione integrativa che della visita medica effettuata dal medico competente individuato dalla Regione Calabria sulla base delle disposizioni vigenti in materia nel territorio della Repubblica Italiana». Per ciascun medico, dunque, la Regione prevede un budget di 4.700 euro al netto delle spese di alloggio. Se si dovesse arrivare a utilizzare effettivamente 497 medici cubani l’esborso sarebbe di oltre 2,3 milioni di euro al mese (e, in teoria, circa 28 milioni all’anno, sempre nell’ipotesi di un utilizzo a pieno organico).
Nell’accordo si dispone che i medici cubani contrattualizzati opereranno «in termini funzionali alle direttive dei responsabili delle strutture degli Enti sanitari ospitanti, impegnandosi a svolgere le loro attività sulla base degli standard, protocolli e regolamenti applicabili sul territorio della Repubblica Italiana». La Csmc si impegna a «garantire che gli operatori sanitari cubani abbiano le capacità professionali e l’esperienza adeguata
e necessaria per l’esercizio delle attività sanitarie per le quali risultano titolari di apposita
specializzazione». A sua volta la Regione si impegna a «informare gli operatori sanitari cubani dei protocolli degli standard terapeutici utilizzati presso la Regione Calabria e le Aziende del Servizio Sanitario Regionale di assegnazione e impartire loro un corso di perfezionamento linguistico, medicina legale e organizzazione». (redazione@corrierecal.it)
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