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«Il “Re” nascosto, l’ombra del “cecato”»

Sono oltre due anni che Carminati è libero, in attesa che si ridefinisca la pena per l’operazione Roma Capitale, che lo ha riproposto all’opinione pubblica come manovratore de “La terra di mezzo”, …

Pubblicato il: 25/08/2022 – 13:58
di Mario Campanella*
«Il “Re” nascosto, l’ombra del “cecato”»

Ci sono Re illuminati, fantasmagorici e virtuali, senza la monarchia, o tirannici e criminali.
Ancor di più a Roma, caput mundi, che di Re veri ne ha avuti sette e che ha trasformato l’immaginifico ottavo , nel tempo, passando da Andreotti a Totti fino a Massimo Carminati, il “cecato”, una vita vissuta sempre tra estremismo e criminalità , con il sentimento di una coerenza assai discutibile ma rivendicata come fosse un punto di nobiltà.
Sono oltre due anni che Carminati è libero, in attesa che si ridefinisca la pena per l’operazione Roma Capitale, che lo ha riproposto all’opinione pubblica come manovratore de “La terra di mezzo”, un sistema di convergenza e di cooperazione con il comunista Buzzi che fatturava milioni di euro e molte, preziose conoscenze.
Fascista sin dall’adolescenza, membro dei Nar, fiancheggiatore della Banda della Magliana (il Nero, del romanzo e del film è ispirato a lui) reso monoculo da una sparatoria con le forze dell’ordine, anche nel processo per l’operazione romana Carminati ha alzato il braccio destro, inneggiando al suo credo politico fatto di considerazioni del tutto personali.
Certo è che la sua vita, come criminale incallito, ha avuto momenti di assoluto stupore e di “capolavori” inquietanti, che chiamano in causa servizi segreti, convergenze, assurde debolezze istituzionali.
Come si puo’ definire la rapina al caveau della banca di Roma del Tribunale (!) che fruttò l’incredibile somma di 17 miliardi di lire e, più ancora, il contenuto di 147 cassette bancarie intestate a magistrati, notabili, faccendieri.
Per tutti, più che quella somma spaventosa, il vero colpo di Carminati furono le cassette , all’interno delle quali si sospetta ci fossero documenti riservati e scottanti.
E certo, anche la sentenza della Cassazione che ha eliminato l’aggravante mafiosa dalle accuse di Pignatone, sembra essere un’altra, ennesima fortunata coincidenza per un uomo che ha pagato poco per i suoi crimini.
Più di de Pedis e di Abatino, che lo fece arrestare nel 93, il collaterale membro della banda della Magliana ha dimostrato scaltrezza, intelligenza, attitudine spiccata al crimine.
Il sistema messo in piedi con Buzzi coinvolgeva tutti gli schieramenti politici e garantiva soldi e potere.
Il “cecato”, con un figlio che studia in Inghilterra e una furbizia mai nascosta, ha sempre negato di essere identificato con la mitologia della banda che comandava Roma.
Qualche rapporto forte, però, lo ha dovuto sempre conservare , immerso in quell’oblio svelato solo dall’inchiesta della Procura di Roma che fece saltare il banco.
Non male per uno che rapinava banca per autofinanziamento politico e che, secondo lo stesso Giusva Fioravanti, “non aveva limiti ed era disposto a tutto“.
Da due anni Carminati aspetta di conoscere il suo destino che, senza il 416 bis, prevede al massimo un residuo carcerario breve.
Ogni tanto emerge lo sborone di chi, comunque, è un personaggio, quando ( la si può trovare su you tube ) chiama a un call center chiedendo al povero operatore di andare a informarsi su google su chi fosse e su cosa era capace di fare per una semplice interruzione di energia.
La sua dimensione “reale” nella Roma dei mille  tentacoli sembra ormai svanita. A 64 anni il “cecato” vive in una lussuosa villa. Di quei milioni di euro rubati non si sa nulla. Di chi gli permise, disattivando l’allarme, di entrare nella banca del tribunale, ancora meno. È un Re senza corona e senza scorta, certo, ma pur sempre un Re, seduto sulle sue fortune, indomito guerriero del crimine di un’Italia troppo carica di misteri.

*giornalista

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