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Un po’ di Cosenza al Meeting di Rimini. Brunori canta “contro la paura”

Applausi per lui in Auditorium: quattro brani e una lunga conversazione con il parroco di Laurignano (ed esperto di rock) Massimo Granieri

Pubblicato il: 25/08/2022 – 15:35
Un po’ di Cosenza al Meeting di Rimini. Brunori canta “contro la paura”

RIMINI Nella giornata conclusiva del Meeting di Rimini si è tenuto un incontro che ha preso il titolo da una canzone di Dario Brunori, intervenuto suonando quattro dei suoi pezzi più belli e che è stato acclamato come una star. L’incontro è stato un dialogo tra Brunori e il religioso Massimo Granieri, parroco in Calabria, a Laurignano, Cosenza, che scrive di musica per L’Osservatore Romano, ed è autore di libri dedicati al rock, un genere musicale che è stato determinante per la sua vocazione. «La musica chiama – ha spiegato Franco Nembrini, insegnante e scrittore, introducendo l’incontro “Canzoni contro la paura” – e se chiama deve esserci una risposta». Un dialogo inframmezzato dalle canzoni di Brunori, interpretate live a tastiera e chitarra, o meglio, «un concerto dal vivo di Dario, e gratis», come lo ha definito Granieri. La prima canzone, “Arrivederci tristezza”, ha raccolto l’ennesimo e interminabile applauso dei giovani in Sala Neri.
Granieri ha raccontato della propria esperienza: «Quando sono diventato sacerdote mio padre smise di chiamarmi per nome, non mi voleva riconoscere. Si riavvicinò a me quando lo colpì il cancro, ma – ha aggiunto con il coraggio della verità – a quel punto non mi interessava. In quel periodo lessi l’Inferno di Dante commentato da Franco Nembrini, e ascoltai la canzone di Dario, “Capita così”. Se non vi avessi avuto – dichiarato rivolgendosi agli altri due protagonisti sul palco – ha non sarei qui, avrei perso la vocazione e forse addirittura la fede, siete stati veramente i miei amici».
«Quella canzone è molto aderente alla realtà – ha spiegato Brunori, prima di prendere la chitarra e interpretarla – il nostro lavoro è quello di dirci le domande che non si fanno mai e la vera tragedia è quando non vogliamo andare al fondo di noi stessi. Quello che ha appena detto Max è utile per chi si accorge di aver provato o di provare lo stesso sentimento e si scandalizza di sé».
«Ogni venerdì mi ritrovo, da anni, con due amici nei pub di Cosenza – ha aggiunto Granieri – e ci raccontiamo la ferita dell’abbandono del padre. Vengono in convento, ascoltiamo musica, uno di loro ha letto l’Inferno di Nembrini, ha voluto conoscerlo». Oggi nel gruppo sono una ventina e ci si può entrare solo a patto di essere orfani. «Sono dei senzadio – li ha descritti il religioso – ma è anche accaduta una conversione», soprattutto tengono desta la propria inquietudine, senza censurarla, insomma senza paura. Ed è proprio “Canzone senza la paura” che Brunori ha eseguito con intensità, alla chitarra. In un’intervista precedente Brunori aveva dichiarato che vorrebbe fare delle proprie canzoni un “Cavallo di Troia” capace di entrare ma in chi le ascolta: è quello che è accaduto, mentre cantava. Al contrario «l’inferno è chi uccide la speranza e crocifigge l’uomo al suo peccato» come ha fatto notare Nembrini. «Dario è autore di canzoni vere, in contrasto a quelle di plastica di cui siamo riempiti – ha giudicato Granieri – L’incontro di oggi è straordinario, dice di un’apertura della Chiesa verso la musica contemporanea. La Chiesa in passato ha perso la possibilità di ascolto e dialogo con i cantautori. Per anni la Chiesa non ha parlato con De Andrè, Gaber, Jannacci, Guccini, che invece sono da accogliere perché riaprono la domanda».
«Un autore che ascolto è Giovanni Truppi – ha svelato Brunori – anche lui si occupa di chi si deve rialzare», e su questo ha cantato “Il mondo si divide”, commentata così da Nembrini: «C’è chi usa la ragione fino in fondo, tra chi osserva la realtà e ne riceve l’urto e chi pensa che la realtà sia quello che ha in testa». Con il brano “La vita va pensata” è sembrato che l’incontro si concludesse. Nembrini, invece, ha raccontato la storia della volontaria Rose che in Uganda da anni accompagna le donne ammalate di Aids. Da allora è nata un’amicizia che ha portato alla realizzazione di una scuola, «dove si vuole educare con questa tensione: guardare non il limite dell’alunno, ma il suo desiderio d’infinito», invitando Granieri e Brunori ad andare insieme fin là. Fin dove porta la musica, quando è vera.

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