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«La ‘ndrangheta nelle vesti di avvocato». Penalisti cosentini in agitazione per il post di Morra

Piena solidarietà della Camera Penale di Cosenza agli avvocati Manna e Pisani coinvolti nel blitz della Dda. Il senatore aveva “attaccato” le toghe

Pubblicato il: 03/09/2022 – 8:03
«La ‘ndrangheta nelle vesti di avvocato». Penalisti cosentini in agitazione per il post di Morra

COSENZA Dura presa di posizione della Camera Penale di Cosenza contro il presidente della commissione nazionale antimafia, senatore Nicola Morra per le parole espresse all’indomani dell’operazione Reset che ha visto, tra l’altro coinvolti, Marcello Manna e Paolo Pisani due avvocati del Foro di Cosenza.
Il Consiglio direttivo della Camera Penale di Cosenza all’unanimità ha dichiarato lo stato di agitazione dei penalisti riservandosi di fissare d’urgenza l’Assemblea degli iscritti.
A mandare su tutte le furie gli avvocati cosentini il post di Morra pubblicato sul profilo facebook: «Qui (a Cosenza) è pieno di ‘ndrangheta; però è una ndrangheta con il colletto abbottonato, con la cravatta, che si presenta nelle vesti di un avvocato, nelle vesti di un imprenditore, nelle vesti di un amministratore pubblico…», relegando, ad un mero inciso, la precisazione secondo cui “in attesa” (e non in assenza) «di sentenza definitiva nessuno è condannato quindi si tratta pur sempre di soggetti su cui bisogna lavorare con la presunzione di innocenza».
Secondo i penalisti cosentini, «il contenuto perentorio delle suddette affermazioni – che rendono l’inciso “garantista” di sola forma» che «si traduce in un vero e proprio “verdetto” di condanna nel merito delle ipotesi di reato, emesso da un Rappresentante delle Istituzioni, ancor prima che gli indagati abbiano potuto esercitare compiutamente, correttamente e tempestivamente il diritto di difesa dinanzi agli Organi di giurisdizione preposti al controllo di merito e legittimità del provvedimento coercitivo».
Per la Camera Penale di Cosenza , «tale fatto costituisce un vero e proprio “corto circuito Istituzionale-Giudiziario” poiché in grado di depotenziare o – peggio – fare detonare la regola di civiltà giuridica della “presunzione di non colpevolezza”, tesa alla tutela dei diritti delle persone coinvolte nel procedimento penale e – ancor più – rivolta alla salvaguardia della funzione giurisdizionale, onde rendere effettivamente libero il convincimento della Magistratura giudicante da ogni forma di interferenza e suggestione, anche e soprattutto di rango istituzionale come nel caso di specie, che sono e devono restare estranee al “giusto processo”».
Ancor più grave, secondo i penalisti cosentini, «l’espressione “è una ‘ndrangheta … che si presenta nelle vesti di un avvocato” intacca, mediante l’inaccettabile accostamento “’ndrangheta-avvocato”, l’effettività del diritto di difesa degli avvocati indagati nel detto procedimento e ne dileggia la funzione costituzionale».
Da qui la scelta dei penalisti di voler rivendicare «con forza e determinazione, la funzione di “sentinella delle garanzie dei diritti” da parte dei penalisti cosentini, nei termini impressi nello Statuto della Camera penale “Avvocato Fausto Gullo” per la più efficace attuazione della giustizia penale, che deve essere tenuta al riparo dal pensiero “illiberale che imperversa nel nostro Paese, sempre più proclive ad assimilare l’indagato al reo”».
Da tutti questi aspetti il Consiglio direttivo della Camera penale di Cosenza, ha espresso «ferma e incondizionata solidarietà agli avvocati penalisti del foro cosentino, Marcello Manna e Paolo Pisani, che da decenni difendono con probità, decoro, diligenza e competenza “i diritti degli ultimi” e le cui Toghe sono intrise dei valori dell’Avvocatura come vocazione ancor prima che professione, certi che i preposti Organi di giustizia ne accerteranno la estraneità da qualsiasi condotta loro ascritta».
E deliberato lo stato di agitazione per «la correlata preoccupazione che il contenuto dello stesso possa costituire una interferenza “istituzionale” idonea a condizionare l’attività giurispudenziale»

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