CATANZARO «La Calabria deve puntare, attraverso una programmazione unitarie e cogliendo le opportunità del Pnrr, sul suo polmone ambientale di 612 mila ettari di superficie forestale che ne fanno una tra le regioni con più alto indice di boscosità e la collocano ai primi posti della graduatoria italiana per percentuale di territorio protetto. Occorre, in tal senso, incrementare l’adozione dei Piani di gestione forestale e riconoscere ai nostri silvicoltori, anche attraverso sostegni adeguati, il ruolo di presidio democratico e della bellezza dei nostri boschi. E deve puntare sulle risorse naturali, non solo per corrispondere alle sollecitazioni del Piano ambientale dell’Unione Europea (Green New Deal), ma per salvaguardare e far fruttare un potenziale formidabile di acqua, foreste e biodiversità e di tradizioni che Vittorio De Seta ha raccontato nei suoi splendidi documentari come Olmi ha raccontato la Brianza». Lo afferma Francesco Pitaro, candidaro del Pd al collegio Catanzaro-Vibo Valentia-Reggio Calabria per il senato. «L’obiettivo – aggiunge Pitaro – è trasformare la marginalità sociale dell’entroterra in lievito per lo sviluppo. Si può così incrementare l’offerta turistica delle aree interne e montane ferite dallo spopolamento, che se non fermato lascia spazio alla speculazione e all’invasività criminale, e da povertà diffuse. Ma al contempo deve attuare la transizione ecologica e ridurre le emissioni di CO2 attraverso l’uso intelligente e sostenibile delle risorse (vento, sole, biomasse…) che non devono però avere effetti negativi sui territori, ma avere come protagoniste proprio le comunità locali a cui assicurare in cambio benefici. Un esempio positivo sono le comunità energetiche, che aiutano a superare la crisi di approvvigionamento di energia e sono positive per ridurre l’impatto climatico che riguarda tutti e tutto. La Calabria – conclude Pitaro – ha tanti territori fragili, a causa del rischio idrogeologico e sismico, ma possiede risorse uniche che devono essere meglio apprezzate, a partire dalla rete dei quattro Parchi (uno dei quali è il più esteso e più antropizzato d’Europa), a cui richiedere, coinvolgendo i nostri giovani, un’azione più calibrata, affinché l’effetto-Parco, visibile al Centro e al Nord, generi sviluppo anche nell’entroterra calabrese. Le aree protette sono una realtà che deve essere consolidata e potenziata, incrementandole, come chiede Legambiente, del 30 per cento entro il 2030 e prevedendo una strategia e azioni di adattamento e di mitigazione al cambiamento climatico per la biodiversità a rischio».
x
x