LAMEZIA TERME Un lungo tour calabrese che rappresenta l’occasione, a pochi giorni dal voto, non solo per stare accanto ai candidati in Calabria il prossimo 25 settembre, ma soprattutto per rafforzare una base elettorale fondata su ideali e convinzioni tanto circoscritte quanto solide. Come un treno in corsa irrompe anche a queste latitudini Gianluigi Paragone e il suo movimento, Italexit, che da due anni ormai raccoglie proseliti tra gli scontenti più convinti.
Una platea elettorale stanca degli ultimi quattro anni, da due governi Conte e l’ultimi “largo” tenuto in piedi da Mario Draghi, e soprattutto convinta di aver subìto – soprattutto in tempi di pandemia – ingerenze e ingiustizie: dalle vaccinazioni contro il Covid-19 alle restrizioni legate al green pass. Con un occhio però alla crisi internazionale scoppiata subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina e l’aumento spropositato delle bollette. È su queste basi che il leader Paragone ha raccolto, anche questa era a Lamezia Terme, il calore di poco più di 200 persone, l’occasione per fare il punto sulla campagna elettorale a poco meno di una settimana dal voto. «È una campagna elettorale un po’ strana – racconta Paragone ai microfoni del Corriere della Calabria – dove centrodestra e centrosinistra e Movimento 5 Stelle hanno finto di darsi battaglia quando poi fino a ieri erano nel CdM tutti assieme. Raccontano delle pseudo verità agli italiani, dicono che chi vuole una cosa, chi ne vuole un’altra poi però si trovano a governare anche oggi insieme».
A proposito del caro bollette secondo Paragone «la colpa è di un governo che ancora oggi è sostenuto da tutte le forze politiche che compongono centrodestra e centrosinistra, oltre al M5S, e nessuno si può sfilare. La verità vera è che gli italiani però non hanno i soldi per pagare delle bollette che non sono care, erano care prima: adesso sono proibitive».
L’idea di fondo, come è emerso in questa campagna elettorale, è che il sistema politico nazionale non riesca ad allestire un’offerta politica per i cittadini, con una percentuale di astensionismo molto alta: «Il problema vero – spiega Paragone – è che questi partiti non riescono più a fornire una risposta ai cittadini perché stanno governando per le multinazionali e per il sistema finanziario e i cittadini rimangono sullo sfondo con i loro problemi legati al lavoro. Al Movimento 5 Stelle non resta soltanto che parlare di reddito di cittadinanza che è però una misura emergenziale che certo serve però non si può pensare che il lavoro verta tutto attorno al Rdc». Secondo il leader di Italexit, infatti, il lavoro «è dato dalle imprese, è dato dagli imprenditori e quando non ci sono loro ci deve essere lo Stato che assume. Per esempio, lo Stato deve assumere sulla scuola, sulla sanità, anche qui in Calabria sappiamo cosa vuol dire avere una sanità in perenne commissariamento e allora lo Stato deve investire nella sanità».
Un programma definito, dunque, quello di Italexit che, in Calabria, si declina «con gli investimenti, perché non possiamo sempre stare fermi. Girando per la Calabria, guardando a quelle strade che non ci sono, sono andato a Crotone e praticamente a un certo punto finisce l’autostrada e si entra in questa sfilza di paesi, non puoi pensare che questa sia l’arteria stradale di collegamento, anche perché poi è fortemente a rischio perché quando uno finisce di lavorare, azzarda una manovra e accadono le tragedie. Cioè, questo vuol dire che lo Stato non si rende conto delle esigenze dei cittadini con un volume di traffico che qui è importante». Secondo Paragone, quindi, «bisogna tornare a parlare di lavoro, bisogna parlare di infrastrutture e io non capisco come ancora oggi non ci sia una risposta dopo decenni di cui si parla dei soliti temi e dei soliti problemi». (redazione@corrierecal.it)
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