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La vertenza

I lavoratori del Consorzio di Bonifica dello Jonio cosentino si incatenano: protesta ad oltranza

Le maestranze lamentano sette mesi di arretrati e sono pronte ad occupare nuovamente la ss106. «Proseguiremo la protesta a Cosenza e Roma»

Pubblicato il: 19/10/2022 – 12:00
di Luca Latella
I lavoratori del Consorzio di Bonifica dello Jonio cosentino si incatenano: protesta ad oltranza

TREBISACCE «Siamo qui per manifestare ad oltranza, avevano già annunciato che non ci saremmo arresi. Stiamo protestando per un diritto e il 25 ottobre torneremo ad occupare la statale 106, poi andremo a manifestare a Cosenza ed a Roma se necessario. Questa non è più una battaglia per le sette mensilità arretrate ma di dignità. Ognuno si assuma le responsabilità perché qui tutti sanno e nessuno parla. E non accettiamo l’elemosina di una mensilità (su sette, ndr) che ci hanno promesso in queste ore. Siamo padri di famiglia che lavorano. Agli agricoltori diciamo che fino a mezzogiorno di oggi copriremo il servizio irriguo ma da domani non lo garantiremo più. Non abbiamo più un euro per fare rifornimento di gasolio, la storia si chiude qui». È il grido di dolore di uno dei lavoratori, circa una cinquantina, che hanno inscenato, questa mattina, l’ennesima protesta davanti alla sede del Consorzio di Bonifica dello Jonio cosentino a Trebisacce.
Le maestranze, sul piede di guerra ormai da mesi, lamentano sette mensilità arretrate e condizioni di vita ormai inumane. Tutti hanno una famiglia da mantenere, molti dei quali con figli piccoli, costretti ad indebitarsi per sbarcare il lunario.
«Tutta questa faccenda – aggiungono Giuseppe Guido, segretario territoriale della Cgil Sibaritide-Pollino-Tirreno e la segretaria della Flai Cgil Federica Pietramala – è ormai diventata una vergogna. Non si può risolvere il problema erogando una mensilità su sette dopo aver lavorato tutta l’estate sotto il sole cocente per garantire la campagna irrigua che ha consentito agli agricoltori della Piana di Sibari di poter coltivare i loro terreni. Hanno lavorato e adesso sono finiti nelle mani di finanziarie e strozzini e sono pieni di debiti. Bisogna risolvere, ed in fretta, la vicenda».
«A parte la riforma già avviata con la Regione – concludono Pietramala e Guido – l’emergenza assoluta è quella dei salari. Da qui si smobiliterà la protesta solo quando riceveremo le risposte che attendiamo, altrimenti andremo avanti ad oltranza».
Per il sindacalista della Cisl, Antonio Pisani, «si è varcato il punto di non ritorno. Abbiamo fatto il possibile per dare voce ai lavoratori del consorzio ed il loro disagio. La mensilità promessa non serve a nulla. Le maestranze svolgono un servizio essenziale e come tali devono essere retribuiti. Rimarremo qui fin quando chi deve assumere le decisioni non risolverà i problemi». (l.latella@corrierecal.it)

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