BRA Anche a Bra, città del barocco in provincia di Cuneo, c’era un locale di ‘ndrangheta. Lo hanno sancito i giudici di primo grado, comminando pene pesanti ai suoi capi: rispettivamente 17 anni e 16 anni per i due più rilevanti esponenti di un gruppo mafioso che era insediato in quest’area del Nord Ovest da decenni. Lo riporta oggi La Stampa, che sottolinea l’età dei giudici del Tribunale di Asti che hanno deciso le condanne: hanno tutti e tre meno di 35 anni, si chiamano Roberta Dematteis, Matteo Bertelli Motta ed Elio Sparacino.
La sentenza del processo istruito dalla Dda di Torino è storica, perché è la prima a punire una struttura mafiosa in questo territorio, divenuto enclave criminale dei Luppino, originari di Sant’Eufemia D’Aspromonte: 17 anni a Salvatore, detto “Turi”, 16 a Vincenzo. Assolto, invece, il terzo fratello Carmelo. Si erano insediati a Bra da decenni ma per la prima volta vengono riconosciuti come dei boss, grazie all’inchiesta condotta sul campo dalla Squadra mobile di Torino sotto la direzione dei magistrati Anna Maria Lo- reto, Dionigi Tibone e Paolo Cappelli. I Luppino dovranno risarcire il Comune di Bra con 8 mila euro e la Regione Piemonte con 5 mila euro. Riguardo a Luppino, La Stampa ricorda le dichiarazioni del pentito Domenico Agresta e una intercettazione che si potrebbe definire un ritratto: «Vedi che è quarant’anni che è qua, è arrivato che aveva 15 anni. E quando è arrivato, ha incominciato a sparare a tutti, a quei tempi lì gambizzava a destra e sinistra e li teneva tutti sotto. Tremavano tutti Oggi fa le cose pulite perché è stato in galera, mica è stupido». Condannati anche due carabinieri “infedeli”: Gerardo Infante (un anno e sei mesi) e Vincenzo Gatto (4 mesi).
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