RENDE «Se vince queste elezioni quello per noi è una rovina». Quella della Procura di Cosenza nell’inchiesta che ha terremotato il settore dei Lavori pubblici a Rende è una camera con vista privilegiata sulle elezioni amministrative del 2019. La sfida è quella della sfortunata frase cult pronunciata da Sandro Principe in tv durante un confronto con Marcello Manna, sindaco poi rieletto. A Rende le elezioni sono sempre tesissime: lo scontro finale si consuma in un ballottaggio che, alla vigilia, appare molto incerto (alla fine lo scarto a favore di Manna – al 57,1% – sarà di oltre 2mila voti).
Nei giorni più caldi della competizione c’è un’intercettazione nella quale Aceto – secondo la Procura – si riferisce all’eventuale elezione di Principe (ex sottosegretario, parlamentare e consigliere regionale socialista) al ballottaggio del 2019 come a una «sciagura». In un’altra conversazione con Manna – il 2 maggio 2019 – Aceto «disquisisce di strategie per acquisire voti, sollecitando il sindaco uscente ad acquisire pacchetti di voti», secondo la sintesi degli inquirenti, che sottolineano la frase «ma ora, se riesci a darglieli (…) gli dai 10 o 12mila euro per ognuno… così ce li tiriamo dalla parte nostra». Con il sindaco che risponde «certo, certo».
Il 22 maggio è ancora l’imprenditore a ribadire «le necessarie strategie elettorali da porre in essere per “dare in testa al corsone (serpente, ndr) (ossia Sandro Principe) e per tutelarsi dal possibile doppio gioco elettorale di Franchino De Rango; chiedendo, poi, a Manna di intervenire per assicurargli l’indebita maggiore liquidazione per i lavori eseguiti dalla Redimix lungo le sponde del fiume Surdo, con immediata e pronta messa a disposizione del sindaco».
Le intercettazioni, ipotesi che l’accusa è ovviamente chiamata a provare, dimostrerebbero che «l’appoggio offerto» dall’imprenditore al politico integrerebbe «uno degli elementi strutturali del prospettato accordo corruttivo, se si considera che Aceto è con evidenza interlocutore privilegiato di Manna nelle strategie finalizzate ad assicurarsi un numero sufficiente di voti e che Manna si dimostra del tutto consapevole della spregiudicatezza di Aceto nel porre in essere ogni genere di azione al fine di procacciargli i voti, tant’è che quando l’imprenditore gli propone di “acquistare”, con pagamento di somme di denaro, pacchetti di voti, il sindaco annuisce convintamente». Insomma, «l’appoggio elettorale di Aceto a Manna non è certo originato da meri rapporti d’amicizia o di natura ideologica, ma strettamente connesso alla finalità dell’imprenditore di continuare a ottenere lavori pubblici dall’amministrazione comunale, conscio di contare sull’appoggio dell’amico e socio d’affari Manna». (ppp)
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