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«Se vince quello per noi è una rovina». Le strategie elettorali per “superare” Principe

Per l’accusa Aceto avrebbe spinto Manna ad «acquisire pacchetti di voti in cambio di denaro». «Dobbiamo dare in testa al serpente»

Pubblicato il: 10/11/2022 – 16:04
«Se vince quello per noi è una rovina». Le strategie elettorali per “superare” Principe

RENDE «Se vince queste elezioni quello per noi è una rovina». Quella della Procura di Cosenza nell’inchiesta che ha terremotato il settore dei Lavori pubblici a Rende è una camera con vista privilegiata sulle elezioni amministrative del 2019. La sfida è quella della sfortunata frase cult pronunciata da Sandro Principe in tv durante un confronto con Marcello Manna, sindaco poi rieletto. A Rende le elezioni sono sempre tesissime: lo scontro finale si consuma in un ballottaggio che, alla vigilia, appare molto incerto (alla fine lo scarto a favore di Manna – al 57,1% – sarà di oltre 2mila voti). 

Gli inquirenti: «Aceto sollecita il sindaco ad acquisire pacchetti di voti»

Nei giorni più caldi della competizione c’è un’intercettazione nella quale Aceto – secondo la Procura – si riferisce all’eventuale elezione di Principe (ex sottosegretario, parlamentare e consigliere regionale socialista) al ballottaggio del 2019 come a una «sciagura». In un’altra conversazione con Manna – il 2 maggio 2019 – Aceto «disquisisce di strategie per acquisire voti, sollecitando il sindaco uscente ad acquisire pacchetti di voti», secondo la sintesi degli inquirenti, che sottolineano la frase «ma ora, se riesci a darglieli (…) gli dai 10 o 12mila euro per ognuno… così ce li tiriamo dalla parte nostra». Con il sindaco che risponde «certo, certo». 

Le strategie per «dare in testa al serpente»

Il 22 maggio è ancora l’imprenditore a ribadire «le necessarie strategie elettorali da porre in essere per “dare in testa al corsone (serpente, ndr) (ossia Sandro Principe) e per tutelarsi dal possibile doppio gioco elettorale di Franchino De Rango; chiedendo, poi, a Manna di intervenire per assicurargli l’indebita maggiore liquidazione per i lavori eseguiti dalla Redimix lungo le sponde del fiume Surdo, con immediata e pronta messa a disposizione del sindaco». 

«Appoggio elettorale in cambio di lavori pubblici»

Le intercettazioni, ipotesi che l’accusa è ovviamente chiamata a provare, dimostrerebbero che «l’appoggio offerto» dall’imprenditore al politico integrerebbe «uno degli elementi strutturali del prospettato accordo corruttivo, se si considera che Aceto è con evidenza interlocutore privilegiato di Manna nelle strategie finalizzate ad assicurarsi un numero sufficiente di voti e che Manna si dimostra del tutto consapevole della spregiudicatezza di Aceto nel porre in essere ogni genere di azione al fine di procacciargli i voti, tant’è che quando l’imprenditore gli propone di “acquistare”, con pagamento di somme di denaro, pacchetti di voti, il sindaco annuisce convintamente». Insomma, «l’appoggio elettorale di Aceto a Manna non è certo originato da meri rapporti d’amicizia o di natura ideologica, ma strettamente connesso alla finalità dell’imprenditore di continuare a ottenere lavori pubblici dall’amministrazione comunale, conscio di contare sull’appoggio dell’amico e socio d’affari Manna». (ppp)

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