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l’indagine

False prescrizioni, come «il gruppo criminale» truffava il sistema sanitario nazionale sullo Ionio

Il dominus, il dottor Cantafio, comparirà davanti ai giudici per l’interrogatorio di garanzia martedì prossimo. Il ruolo dei «sodali»

Pubblicato il: 13/11/2022 – 19:21
False prescrizioni, come «il gruppo criminale» truffava il sistema sanitario nazionale sullo Ionio

CORIGLIANO ROSSANO Sarà ascoltato dai giudici per l’interrogatorio di garanzia martedì prossimo, Sergio Cantafio, medico 69enne considerato il dominus dell’inchiesta sulle ricette false messa a segno dai Nas, su richiesta della procura della Repubblica di Castrovillari.
Medico di medicina generale, residente a Corigliano Rossano, nato a Rosarno, dovrà rispondere di truffa ai danni dello stato, associazione a delinquere e falso ideologico.
Cantafio è una delle tre persone finite in carcere nell’ambito dell’inchiesta riportata in un’ordinanza di oltre 1100 pagine in cui vengono descritti, anche con intercettazioni telefoniche ed ambientali, i modus operandi di un sistema truffaldino che ha coinvolto complessivamente diciannove persone in un arco temporale che si estende dal 2019 ai giorni scorsi.

Il sistema

Nell’inchiesta Sergio Cantafio è considerato «promotore, organizzatore e partecipe».
Il medico, «in qualità di medico di base del Sistema sanitario nazionale promuoveva e coordinava l’attività del gruppo criminale nonché reperiva i mezzi necessari alla realizzazione del programma criminoso».
In particolare, d’intesa «con i sodali Calabrò ed Aiello, stabiliva la tipologia e la quantità di farmaci da porre a fondamento delle false ricette mediche redatte da lui e dalla coniuge, Blanariu». Con «Calabrò ed Aiello, decideva la tipologia e la quantità di farmaci da far ordinare allo farmacie associate» e «si adoperava nel reclutare nuove farmacie da introdurre nel gruppo criminale».
Il medico «riceveva dai farmacisti associati o da Calabrò gli elenchi del farmaci, tra quelli commercializzati della Duopharma, da porre a fondamento delle false ricette mediche: anche con la fattiva collaborazione della coniuge, compilava le false ricette mediche, poi condivise presso le farmacie associate, intestandole ai suoi ignari pazienti». Ed ancora «consegnava le false ricette mediche ai farmacisti associati oppure ai loro dipendenti, n tal modo consentendo loro di spesarle presso il Ssn ed ottenere, così l’indebito pagamento dei farmaci; si attivava per garantire la tempestiva evasione degli ordini fatti dalle farmacie associate attraverso la Duopharma; ritirava nelle farmacie associate oppure riceveva direttamente dai farmacisti associati o dai loro le scatole di medicinali precedentemente acquistati con le false ricette».
Il dottor Cantafio insieme a Calabrò e Aiello, «smaltiva illecitamente i medicinali oggetto delle false ricette gettandoli nella spazzatura» o in scarpate lungo la strada che conduce a Scala Coeli. E sarebbe stata proprio la denuncia di un movimento civico locale a far partire l’inchiesta.
Secondo gli inquirenti, quindi, lo schema era «consolidato».
«I farmacisti ordinavano esclusivamente le specialità medicinali commercializzate dalla Duopharma di Calabrò e Aiello, redigevano una lista degli stessi (la famosa “posta” o “lettera d’amore”) che veniva consegnata in farmacia o nell’abitazione di Cantafio o della moglie Blanariu, anche con l’ausilio dei dipendenti, così da permettere al medico (ma talora anche alla moglie o ai farmacisti e dipendenti in autonomia, che accedevano al portalo informatico con le credenziali di Cantafio) di effettuare la copertura, a carico del Sistema sanitario nazionale a discapito di ignari pazienti».
«I farmaci ormai defustellati, per non destare sospetti nel caso di eventuali controlli, venivano quindi smaltiti (soprattutto attraverso grandi sacchi neri della spazzatura, dopo che il rinvenimento di alcun farmaci abbandonati aveva destato preoccupazione tra i sodali), a cura di Cantafio, Aiello e Calabrò, e a volte in autonomia da parte degli stessi farmacisti. Sempre per non dare nell’occhio, gli associati avevano previsto che i farmaci oggetto delle false ricette venissero “spalmati” nel tempo da parte dei farmacisti, così da rendere meno evidenti le iper-prescrizioni».
Del meccanismo, gli indagati ne hanno «anche apertamente discusso nelle conversazioni intercettate».
Per gli inquirenti «tale era la dedizione alla truffa del medico che questi operava anche su un altro filone particolarmente redditizio, costituito dalla dispensazione per conto del Ssn di farmaci a base di ormone della crescita, rapportandosi con la sola farmacia di Donato, in primo luogo con i dipendenti Toteda e Veltri, ma anche con la stessa titolare».
La struttura organizzativa dell’associazione risulta «evidente dalla precisa distribuzione dei compiti in capo ai sodali. Ogni soggetto, a partire dagli informatori scientifici, sino al medico c ai farmacisti, aveva un preciso ruolo, al fine di frodare in maniera stabile e continua il Ssn».

Gli indagati

In carcere sono finiti, come accennato, Sergio Cantafio (medico di base, promuoveva e coordinava l’attività del gruppo «criminale»), Vincenzo Calabrò e Eduardo Aiello (informatori scientifici, amministratori della Duopharma); ai domiciliari Petronela Blanariu. Applicata, invece, la misura interdittiva del divieto di esercizio della professione di titolare, gestore, collaboratore di farmacia, magazziniere, o qualsiasi attività inerente al settore farmaceutico per un anno, Serenella Adami (farmacista della Farmacia San Francesco di Mirto), Silvana Di Donato (farmacista titolare dell’omonima farmacia di Rossano), Leonardo Fazio (farmacista ed amministratore della farmacia Maiorano di Scala Coeli), Salvatore Fino (dipendente della farmacia Romio di Calopezzati), Emanauela Fino (dipendente della farmacia Romio di Calopezzati), Mario Fonsi (farmacista, socio e gestore della farmacia Fonsi di Terravecchia), Rosa Gabriele (farmacista e titolare dell’omonima farmacia di Mirto), Massimo Leporace (farmacista impiegato e di fatto preposto alla gestione della farmacia San Francesco di Mirto), Santo Menga (farmacista e gestore dell’omonima farmacia di Cariati), Vito Menga (padre di Santo), Mariagrazia Pedace (farmacista titolare insieme ad altra socia della farmacia Padre Pio di Rossano), Marilena Romio (moglie di Salvatore Fino, madre di Emanuela Fino, titolare della omonima farmacia di Calopezzati), Mario Veltri (dipendente prima della farmacia Di Donato fino a giugno 2021 e poi della farmacia Gabriele di Mirto da ottobre 2021), Gianpiero Garofalo (gestore di fatto della farmacia Padre Pio di Rossano e marito della sodale e farmacista titolare, Mariagrazia Pedace) e Giuseppe Toteda (dipendente della farmacia Di Donato). (redazione@corrierecal.it)

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