CATANZARO È una struttura all’avanguardia la nuova sede delle Procura di Catanzaro. Una struttura che rispetta il disegno originario del convento degli Osservanti del XV secolo e, allo stesso tempo, guarda al futuro per quanto riguarda la scelta di materiali e tecnologie nel rispetto dei criteri ambientali ed ha una classe energetica globale in linea con le aspettative di abbattimento dei costi energetici. Uno dei nuovi edifici, il corpo B, è un edificio ultramoderno che richiama il chiosco della parte antica, dotato di tecnologie ecocompatibili con una copertura a prato.
Un lavoro che ha avuto un costo totale di circa 8 milioni e 800mila euro e che permetterà, da oggi in poi, di risparmiare oltre un milione di euro all’anno di fitti.
Eppure, cotanto lavoro –partito con una delibera di giugno 2016 del Comune di Catanzaro che assegnava al ministero della Giustizia una porzione del compendio perché fosse riqualificata e trasformata in sede degli Uffici Giudiziari di Catanzaro – viene macchiato da un brutto neo.
All’interno del perimetro dell’antico convento esiste una zona verde destinata agli usi civici ovvero alla fruibilità dei cittadini di Catanzaro. Dalle foto che vi mostriamo è evidente lo stato di abbandono di questa area. Un vero obbrobrio all’interno di un lavoro di grande pregio. Vi sono anche due magazzini inutilizzati, dimora di topi e serpi. Insomma, una macchia insalubre. Eppure, a quanto pare, in sede di commissione permanente presso la Corte d’Appello di Catanzaro era stato chiesto l’accorpamento di dell’area verde alla costruenda Procura per poterla tenere pulita e ordinata. Chi si è opposto alla richiesta di accorpamento?
Da quanto apprendiamo non si è opposto l’allora sindaco di Catanzaro Sergio Abramo. Allora chi? E perché? Qual è la ragione che spinge a quello che appare uno sconsiderato “dispetto”: non consentire che un’altra parte di Catanzaro, una piccola zona verde, possa tornare all’antico decoro, libera da erbacce e topi? (a.truzzolillo@corrierecal.it)
x
x