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Intimidazioni con teste di maiale e capretto, i metodi arcaici del clan a Milano

Nell’inchiesta sul ritorno della ‘ndrangheta a Rho la storia delle minacce. Dalla prenotazione in macelleria al recapito

Pubblicato il: 22/11/2022 – 16:12
Intimidazioni con teste di maiale e capretto, i metodi arcaici del clan a Milano

MILANO Intimidazioni con teste di maiale e capretto. È una ‘Ndrangheta che contro i suoi nemici usa metodi arcaici quella raccontata dall’ordinanza del gip Stefania Donadeo che ha firmato 47 arresti legati al “locale” di Rho. Gaetano Bandiera, Cristian Leonardo Bandiera, Luigi Capitanio e Antonio Mazza scelgono di minacciare con la testa di suino M.G. «per farlo desistere da richieste di sostegno economico e da un’eventuale collaborazione con la magistratura». L’operazione richiede una capillare suddivisione dei ruoli. A ciascuno un compito: i due Bandiera sono «gli organizzatori»; Mazza è «il custode della testa nel suo box»; Capitanio e Procopio sono «gli esecutori materiali». Le intercettazioni rimandano alla febbrile attività che precede la minaccia. Il 17 maggio 2021 “Procopio 72” viene contattato dalla dipendente di una salumeria della zona («È lei che ha chiesto la testa?») che gli comunica che il giorno successivo avrebbe potuto ritirarla. Le immagini riportate nell’ordinanza mostrano Procopio alla cassa alle prese con un ingombrante scatolone bianco che contiene il pezzo di maiale.

La strategia del clan per recapitare alla vittima la testa di maiale

Alle sette di sera del 18 maggio Procopio e Mazza «depositano» il pacco nel box di Mazza perché vicino a casa Procopio «c’è una pattuglia dei carabinieri». «La modalità dell’ordine (Giuliano Diamante, nome di fantasia) e il particolare articolo ordinato – annota la giudice – hanno fatto presupporre l’imminente commissione di un atto intimidatorio, considerato che la testa di maiale mozzata è un chiaro messaggio mafioso, un macabro avvertimento, anche di morte». E in una conversazione registrata i due confermano che è proprio così… Inoltre, discutono «sulla necessità di eliminare qualsiasi segno distintivo (timbro) del luogo dove la testa di maiale è stata acquistata poiché evidentemente avrebbe potuto facilitare l’individuazione di colui che l’aveva prenotata e poi ritirata avendo lasciato il recapito telefonico; ancora e sempre per evitare di essere identificati, entrambi convengono sulla necessità di rimandare di qualche tempo il compimento dell’azione intimidatoria al fine di evitare che nell’immediatezza accertamenti sui rivenditori di carni che avrebbero consentito di individuarli agilmente visto che la sola testa di maiale mozzata è notoriamente, un “taglio” considerato tra le parti meno pregiate e conseguentemente venduto molto meno frequentemente». Dopo il buon esito della missione, da una conversazione emerge che «per rendere più efficace il “messaggio mafioso” gli indagati hanno mozzato un orecchio alla testa di maiale». Un avvertimento simile, questa volta con una testa di capretto a cui mettere in bocca un biglietto con minaccia di morte, viene ideato per spaventare C.B.

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