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«Le ultime fantasie dei pentiti»

Nel 1993 in un cinepanettone Massimo Boldi, interpretando un pubblico ministero, manda un avviso di garanzia al Papa in persona confondendo le dichiarazioni di un pentito. È possibile che quell’assur…

Pubblicato il: 25/11/2022 – 15:00
di Mario Campanella*
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«Le ultime fantasie dei pentiti»

Nel 1993 in un cinepanettone Massimo Boldi, interpretando un pubblico ministero, manda un avviso di garanzia al Papa in persona confondendo le dichiarazioni di un pentito.
È possibile che quell’assurda metafora diventi prima o poi realtà vista l’escalation di alcuni collaboratori di giustizia.
L’ultimo, tale Bruzzese, ha chiamato di recente in causa di nuovo Berlusconi e Bettino Craxi che sarebbero andati di persona, il 1978, direttamente a casa della ‘ndrangheta, in Calabria, per concordare movimenti dopo l’omicidio Moro.
Un altro pentito dice che Craxi avrebbe fatto una riunione con i fratelli Tonino e Pino Gentile per annunciare che Berlusconi doveva essere il nuovo premier, e accusa i Gentile e Saverio Zavettieri di avere fatto parte di una loggia socialista in cui era infiltrata la stessa ‘ndrangheta.
Tutte queste affermazioni sono assurde e facilmente smentibili.
Il 1978 il Psi non era ancora un grande partito e Berlusconi non aveva acquistato Canale 5. Immaginare che si recassero in Calabria a incontrare capi bastoni è semplicemente assurdo.
Craxi non ha mai avuto un buon rapporto con i Gentile. Sia nel 1987 che cinque anni dopo negò la candidatura alle elezioni politiche a Tonino. Quando, poi, avrebbe fatto questa riunione per indicare Berlusconi come futuro leader? Almeno il 1993, quando i Gentile erano già usciti dal partito. E se ci fosse stato questo accordo perché fu negato l’accesso a Forza Italia ai due esponenti politici fino al 1997?
Ancora più ridicola l’accusa della loggia condita da una presunta dichiarazione di Claudio Martelli che, il 1987, si sarebbe lamentato dello scarso risultato del Psi in Calabria. Ebbene, quell’anno il garofano prese il 30% nella nostra regione, prima percentuale d’Italia.
Che questi pentiti, capaci di infangare il buon nome di Giacomo Mancini, Cecchino e Sandro Principe, Salvatore Frasca, Riccardo Misasi accusandoli dì connivenza con la ‘ndrangheta, abbiano superato il limite è cosa risaputa.
È giusto ricordare che si tratta di ex criminali che vivono a spese nostre con la scorta e hanno evitato le angherie del 41 bis, mentre alcuni testimoni di giustizia, incensurati, hanno perso la protezione.
Falcone e Borsellino sapevano utilizzarli con grande intelligenza e rispetto delle garanzie giuridiche.
Cercavano riscontri, innanzitutto, senza considerarli oracoli.
È tempo che si metta mano alla legge sui collaboratori, prevedendo sanzioni dure in caso di calunnie oltre a quelle già contemplate dal codice penale.
Altrimenti tra qualche anno potrà avverarsi anche la profezia di Boldi. Anche se il confine del ridicolo è stato già superato.

*giornalista

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