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Tirocinanti, Persico (Cisal): «Che fine ha fatto il bando di concorso?»

Il sindacalista punta i riflettori sull’iter del bando e chiama in causa governatore e dipartimento della Funzione Pubblica

Pubblicato il: 29/11/2022 – 14:48
Tirocinanti, Persico (Cisal): «Che fine ha fatto il bando di concorso?»

CATANZARO «Chiediamo al dipartimento Funzione Pubblica di intervenire pesantemente su Formez affinché faccia chiarezza su quando intende calendarizzare le prove che mirano a completare l’iter del bando teso a valorizzare la professionalità acquisita dai tirocinanti regionali». È quanto chiede in una nota Gianluca Persico della segreteria regionale della Cisal. «Parliamo di 1956 posti messi a concorso, di cui al momento non si hanno più notizie, in cui si prevedeva l’assunzione di personale non   dirigenziale a tempo determinato e a tempo parziale di diciotto ore settimanali, della durata di diciotto mesi, così suddivisi:  271 unità di area III – F1, 84 unità area II – F2 e 288 unità di area II – F1 nel ministero della cultura: – 1000 unità di area II – F1 nel ministero della giustizia; – 393 unità di collaboratore scolastico di categoria A-1 nel ministero dell’istruzione. Il dramma vero – sottolinea Persico – è dettato dalla condizione attuale degli aspiranti concorrenti al bando, la maggior parte dei quali ha terminato il tirocinio da quasi 36 mesi e, per tale ragione, senza alcuna forma di sostegno al reddito e notizie su quando si svolgeranno le fatidiche prove selettive di cui si sono perse le tracce. Al presidente Occhiuto e all’assessore al lavoro – rimarca il sindacalista Cisal – chiediamo di fare chiarezza su una condizione che sta danneggiando lavoratori formati, con tanti sacrifici, dalla Regione.  Inoltre – aggiunge Persico – chiediamo che venga aperto nel più breve tempo possibile un ragionamento sull’intera platea dei tirocinanti con il Governo centrale e la Conferenza Stato-Regioni soprattutto per i soggetti impegnati nei Tis che con grande senso di responsabilità sono stati oggetto di proroga al fine di scongiurare un dramma sociale, per i quali, tuttavia, alla scadenza della proroga, si riproporrà e sulla quale la Regione, per ovvi motivi, non può assolutamente provvedere senza l’aiuto del Governo centrale».
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