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Chi sono i buoni mentre Cospito muore

Tragedie enormi sono successe le volte che una parte maggioritaria si sia sentita migliore. Piccole ecatombi nascono se qualcuno si sente più buono di qualcun altro. Nazismi, fascismi, razzismi, s…

Pubblicato il: 28/01/2023 – 13:39
di Gioacchino Criaco*
Chi sono i buoni mentre Cospito muore

Tragedie enormi sono successe le volte che una parte maggioritaria si sia sentita migliore. Piccole ecatombi nascono se qualcuno si sente più buono di qualcun altro. Nazismi, fascismi, razzismi, sorgono così. Il buio avvolge le epoche in cui l’umanità, anziché tollerante, è stata terribile verso gli errori, le fragilità, le differenze. Fare il bene non significa una, se pur piccola, impossibilità all’errore. E, aver fatto uno o tanti sbagli non rende impossibile un bene futuro. L’umanità è così: delicata, fragile, debole. Lode ai giusti, sempre. Ma attenti a pensare che un altare sia per l’eternità. Neppure i diamanti lo sono. Di solito i moralizzatori cadono in peccato: passano la vita a indicare i vizi altrui, di colpo qualcuno ne scopre di loro. Gli italiani, per vizio, si assolvono impiccando qualcuno più cattivo di tutti. I politici che più hanno gridato all’onestà sono finiti nella polvere dell’imbroglio. Gli occhielli metallici hanno brillato fra i polsi dei manettari più solerti. L’indice puntato non porta bene a nessuno. Nemmeno sedersi sulla riva del fiume ad aspettare è sintomo di bontà.

È la pietà per sé stessa che porta scatti in avanti a un’umanità per sua natura caduca. È la tolleranza il passo per uscire dall’antro.

Merito! merito, ai buoni assoluti, che non stanno mai fra i buoni autoproclamati. Che sono pochi, per quanto vasta sia la possibilità dell’errore. E pietà per i cattivi, che non lo sono mai in modo assoluto. Pietà per noi stessi, che per quanto ci innalziamo, proveniamo pur sempre dal fango primordiale. Solo per paradosso, ma è meglio la coerenza dei criminali puri che l’ipocrisia dei sepolcri imbiancati.

Figuriamoci che delusione, al circo da bambini, quando alla gioia per la fantasmagoria dei numeri si succede la tristezza di una scoperta orripilante: gli animali ci stanno costretti, e le belve viaggiano in gabbia che i cattivi veri sono i domatori e non loro. Poi, all’alba, quando si chiudono gli stand e i tendoni colorati spariscono, le luci si spengono e la carovana leva le ancore per andare in un altro paese, la tristezza è una morsa che stringe le viscere, perché l’allegria è stata una menzogna che ora passerà a ingannare il paese vicino.

Questa è l’aria che soffia in Italia, un’aria da gioco finito: su questo sta morendo un anarchico, sulla fine delle ipocrisie, sul sigillo di Paese cinico, all’Italia, che non è un Belpaese con riguardo alla propria anima. Non bastano più i Presidenti anziani, dall’aria bonaria, a farci sentire buoni. E non basteranno i torti, di criminali, veri o presunti, a giustificare la disumanità di un popolo e di chi lo rappresenta. Con Alfredo Cospito moriamo tutti, per come ci siamo dipinti fino a oggi.

*Scrittore (tratto da facebook)

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