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Morta perché sperava nelle cure per il figlio disabile. Il sogno di Shahida Raza è finito a Cutro

I familiari dell’atleta pakistana della nazionale di hockey raccontano all’Associated Press. «Era una donna forte, orgogliosi di lei»

Pubblicato il: 04/03/2023 – 20:47
Morta perché sperava nelle cure per il figlio disabile. Il sogno di Shahida Raza è finito a Cutro

QUETTA (PAKISTAN) Era partita nella speranza di trovare cure mediche per il figlio disabile di 3 anni Shahida Raza, la giocatrice della nazionale di calcio e di hockey del Pakistan morta nel naufragio al largo di Cutro. Lo hanno raccontato ad Associated Press la sorella e un’amica. Raza era originaria di Quetta, in Pakistan, città della provincia sudoccidentale del Belucistan. Gli ospedali – raccontano la sorella e l’amica – le avevano detto che l’aiuto oltreoceano era la sua unica opzione. Il bambino, Hassan, non era sulla barca ed è rimasto in Pakistan; ha riportato danni cerebrali da piccolo e ha un lato del corpo paralizzato, dalla testa ai piedi. «Voleva solo che suo figlio disabile di 3 anni si muovesse, ridesse e piangesse come gli altri bambini», ha riferito ad AP la sorella di Shahida Raza, Sadia. «L’unico sogno di Shahida era la cura del suo bambino disabile. Ha rischiato la sua stessa vita dopo che gli ospedali in Pakistan le hanno detto che l’assistenza medica all’estero poteva essere l’unica opzione», ha aggiunto. «Era una donna coraggiosa, forte come un uomo», ha proseguito. E ancora: «Mia sorella ha fatto curare suo figlio all’ospedale Aga Khan di Karachi. Le era stato detto che se fosse stato portato all’estero, avrebbe potuto ricevere buone cure».
I responsabili dell’ospedale Aga Khan non hanno commentato il caso. Secondo Sadia, la sorella si è rivolta anche al Combined Military Hospital di Quetta, che però ha detto di non poter fare nulla per suo figlio. «Quello che una madre fa per i suoi figli, nessun altro può farlo. Shahida ha sempre voluto gestire le cose da sola. Siamo orgogliosi di nostra sorella», ha detto.
Anche un’amica di Shahida, Sumiya Mushtaq, conferma quanto raccontato dalla sorella: ha riferito che l’atleta 29enne ha spesso espresso la sua preoccupazione per la salute del figlio. «L’impossibilità di essere curato dalla malattia negli ospedali locali l’ha costretta a trovare un futuro migliore per suo figlio all’estero», ha dichiarato. La famiglia in Pakistan è ancora in attesa del rimpatrio della salma. I pakistani hanno reso omaggio a Shahida in tutto il Paese e nel suo villaggio. Fotografie di lei che indossa i colori nazionali e i riconoscimenti sportivi sono apparse in tv e sui social network, anche se è stato riferito che la maggior parte delle persone è venuta a conoscenza di lei dopo la sua morte, poiché gli sport femminili non sono molto trasmessi in Pakistan.
I media locali hanno anche citato la sua famiglia, che ha sottolineato che in passato Reza aveva parlato della mancanza di riconoscimenti per i suoi successi. Il presidente pakistano, Arif Alvi, ha dichiarato venerdì che la tragedia di Raza lo ha «profondamente commosso» perché il Paese non è riuscito a fornire a suo figlio le strutture mediche. Intervenuto a una conferenza internazionale sulla paralisi cerebrale, Alvi ha affermato che la formazione professionale degli esperti sanitari e un approccio inclusivo da parte della società sono fondamentali per accogliere le persone con disabilità.

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