«Rivolgo gli auguri più sinceri a tutte le donne calabresi. E sentimenti di solidarietà alle donne ucraine che vivono in Italia. A tutte le donne del popolo ucraino, che sta resistendo all’aggressione dell’esercito russo, e alle donne iraniane, la cui coraggiosa domanda di libertà è mortificata da norme oppressive». Afferma il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso: «L’anno scorso, il Consiglio regionale ha festeggiato l’8 marzo approvando una legge per fermare il divario di genere nel mondo del lavoro che colloca le regioni meridionali agli ultimi posti dell’Unione europea. Il combinato disposto di dati allarmanti sullo svantaggio delle donne calabresi – meno occupate, più esposte ai lavori precari, utilizzate senza adeguata valutazione di titoli di studio e professionalità e meno retribuite degli uomini – e della fragilità delle politiche sociali, richiede una pluralità di interventi verticali e orizzontali. Una terapia d’urto, in linea con l’articolo 37 della Costituzione che vieta ogni discriminazione». Aggiunge: «L’attuazione del Pnrr, che prevede un aumento del 4 per cento di donne occupate entro il 2026 per ridurre il distacco tra l’Italia e l’Europa (giunto a 15 punti nel 2022), va presa sul serio. Soprattutto nel Mezzogiorno, dove è netto (dati Svimez) col Centro-Nord il divario di occupazione femminile. Dove lavora una donna su tre e in cui ci sono 1 milione e 800mila donne che non vengono impiegate e solo la metà delle donne potenzialmente disponibili a lavorare trova occupazione». Ancora il presidente Mancuso: «Quest’anno, insieme alla Giunta regionale e su impulso della vicepresidente Giusi Princi, si è deciso di focalizzare l’attenzione (con una tavola rotonda nell’Aula del Consiglio regionale) sulle donne vittime di violenza fisica e psicologica. Una piaga che deve coinvolgere tutti, donne e uomini. L’auspicio è che, istituite la Commissione regionale per i diritti e le pari opportunità e l’Osservatorio sulla violenza di genere, si contribuisca – assieme alle associazioni che operano incessantemente per arginare un’emergenza che incide sulla qualità della democrazia – a contrastare efficacemente ogni atteggiamento prevaricatorio e violento nei confronti della donna».
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