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«Mai più stragi di migranti». Da Cutro il grido di aiuto all’Italia e all’Europa

Una marea umana composta da donne e uomini nel luogo della tragedia. Una manifestazione civile e silenziosa per chiedere di «fermare le stragi subito»

Pubblicato il: 11/03/2023 – 19:50
di Gaetano Megna
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«Mai più stragi di migranti». Da Cutro il grido di aiuto all’Italia e all’Europa

CUTRO Nella provincia di Crotone non si era mai vista una manifestazione così partecipata. Una marea umana, composta da donne e uomini, che non si era vista nemmeno quando scendevano in piazza gli operai delle fabbriche storiche della città pitagorica, con i loro tamburi ricavati da bidoni di latta, il cui suono faceva tremare le case. A Steccato di Cutro, oggi pomeriggio, c’era la rappresentanza dell’intero Paese che, con una manifestazione civile e silenziosa, ha voluto lanciare il messaggio di «fermare le stragi subito». Sul luogo della manifestazione sono arrivati con ogni mezzo: auto private, pullman e persino camper. Non ci sono stati comizi o schiamazzi, ha prevalso la compostezza e la consapevolezza che l’iniziativa aveva un grande valore umano, perché portatore di una richiesta di aiuto all’Italia e all’Europa per mettere in campo le giuste politiche, per evitare le stragi di chi fugge dai paesi dove l’umanità non esiste.

Il corteo sulla spiaggia della tragedia

Ci sono bandiere e striscioni di ogni colore e appartenenza. Soprattutto c’è una marea di persone che chiede un cambio sostanziale nelle procedure che regolano le attività di soccorso a mare. Il cordone umano è partito intorno alle 14,30 dall’imbocco della strada che consente agli abitanti di Steccato di Cutro di immettersi sulla 106. Il percorso è lungo, tanto è vero che la testa del corteo arriva sulla spiaggia della morte, dopo più di un’ora e mezza, mentre ancora c’è tanta gente dietro. Alla testa del corteo ci sono Mimmo Lucano, tre volte sindaco Riace, che solleva la croce, costruita con i resti del caicco partito dalla Turchia e tragicamente affondato a 100 metri dalla spiaggia della morte. Lucano definisce quella croce «simbolo della sofferenza». Il sindaco dell’accoglienza è visibilmente emozionato. A trasportare la croce, insieme a lui, ci sono donne e uomini di Steccato di Cutro. Quella croce, su disposizione del vescovo di Crotone, Angelo Panzetta, farà il giro delle chiese della diocesi. Questo si racconta. Un altro gruppo di persone trasporta una corona di fiori, che sarà gettata nel mare della tragedia, insieme a tanti fiori che hanno portato i partecipanti. Ci sono sindaci (San Nicola dell’Alto, Acri, Calopezzati, Mesoraca e tanti altri) e amministratori di ogni provincia calabrese, ma mancano i rappresentanti della Regione. Alla testa del corteo c’è anche Filippo Sestito, che è uno dei promotori dell’iniziativa. Sestito è soddisfatto della presenza e della buona riuscita della manifestazione. Sottolinea che l’obiettivo era quello di «fare partecipare tutte le organizzazioni laiche e cattoliche». Ricorda pure che la decisione di fare una manifestazione silenziosa, nasce dalla necessità di «manifestare il cordoglio e il dolore di una strage, che giorno dopo giorno si configura di più come una strage di stato». «Siamo qui – ha aggiunto Sestito – anche per chiedere al governo di modificare le politiche migratorie, abolire il decreto approvato a Cutro, che è solo fuffa, pattugliare il nostro mare e salvare chi è in mare».

Persone da tutta Italia per omaggiare le vittime del naufragio. «E’ giusto essere presenti»

Nelle retrovie c’è lo striscione di Mediterranea, l’unica Ong Italiana. Il sindaco di Polistena, Michele Tripodi, partecipa «per esprimere la solidarietà verso i morti innocenti che, ancora una volta, cadono nel nostro mare». Ma c’è anche una motivazione legata «alla rabbia che dovrebbe essere di tutti che si ha soprattutto quando muoiono bambini e non si fa nulla per salvarli». C’è una delegazione dell’amministrazione comunale di Crotone guidata dal sindaco Vicenzo Voce. Insieme a Voce ci sono gli assessori Rossella Parise e Filly Pollinzi. Parise e Pollinzi chiedono politiche diverse per fare in modo che tragedie come quella di Steccato di Cutro «non debbano mai più accadere». Voce non è stato invitato alla riunione del Consiglio dei ministri, tenutasi a Cutro, ma è presente all’iniziativa di oggi «con la gente semplice e sensibile che vuole manifestare la propria umanità e dire basta a queste stragi del mare. Questa notte – aggiunge Voce – abbiamo visto che possono essere salvati anche quando sono a 70 miglia dalla costa». Voce ricorda che le bare rimaste all’interno del PalaMilone sono 34 a cui si sono aggiunte le «due bare bianche dei bambini recuperati tra ieri e questa mattina». Ancora non è stato informato dell’ultimo ritrovamento, del corpicino del bambino recuperato dai vigili del fuoco, mentre era in atto la manifestazione, a poca distanza dal luogo dell’iniziativa. L’altra notizia che riferisce Voce riguarda il riconoscimento delle salme: «Restano solo due corpi senza identificazione».

Tutte le vittime avranno un nome e un luogo dove i  familiari potranno pregare. Gran parte delle presenze, comunque, è composta da gente comune, che arriva da ogni angolo dell’Italia: ci sono le insegnanti iscritte alla Cgil scuola che vengono dalla Sicilia: Enna, Messina e Ragusa. «Non potevamo mancare», commenta un’insegnate che tiene in mano la bandiera della Cgil. Da Vibo Valentia sono arrivati una sessantina di persone aderenti alla “Rete 26 febbraio”. Da Trani sono arrivati una trentina, dopo cinque ore e mezzo di viaggio, con un pullman e fanno parte della “Cooperativa Oasi 2”. Ma sono arrivati anche in tanti da Alessandria: undici ore di viaggio. Il pullman partito da Alessandria si è fermato anche a Bologna per fare salire altre persone. E’ arrivata da Roma e fa parte di Emergency, una giovane donna che ha mano un mazzo di fiori che non ha pagato: il fioraio dove era andata ad acquistarlo non ha voluto soldi. Da Napoli e Salerno sono arrivati una cinquantina di persone e da Avellino altri 9. C’è una folta rappresentanza della Calabria e della provincia di Crotone e soprattutto c’è una rappresentanza di familiari che nella tragedia di Steccato di Cutro hanno perso una parte del loro cuore. Non è facile riuscire a capire la provenienza di tutti. Ci sono dialetti che si mischiano, ma la cosa che viene detta è una sola: «E’ giusto essere presenti».

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