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Le “regole” del Viminale e la tragedia di Cutro. «Monitorare il natante senza intervenire»

Un documento dà priorità alle “operazioni di polizia”. I legali dei familiari: «Quale peso ha avuto la direttiva nella notte del naufragio?»

Pubblicato il: 13/03/2023 – 11:55
Le “regole” del Viminale e la tragedia di Cutro. «Monitorare il natante senza intervenire»

CROTONE Il documento è uno degli allegati alla memoria che il pool difensivo che rappresenta le famiglie delle vittime presenterà oggi in Procura a Crotone. Racconta l’evoluzione dell’approccio delle autorità italiane sui soccorsi in mare e il cambio di strategia avviato nel 2019. Repubblica spiega che, fino ad allora, le “regole d’ingaggio” consideravano ogni imbarcazione di migranti un evento Sar. Con la direttiva del marzo 2019, Matteo Salvini, allora al Viminale, chiede ai vertici delle forze dell’ordine di «attenersi scrupolosamente alle indicazioni operative al fine di prevenire l’ingresso illegale di immigrati sul territorio nazionale». Queste indicazioni, prima superate dai fatti (cioè dalla scelta di mettere al primo posto i soccorsi), sono contenute in un documento dal titolo “Accordo tecnico-operativo per gli interventi connessi con il fenomeno dell’immigrazione clandestina via mare”. L’atto è del 14 settembre 2005 e reca la firma di Giuseppe Pisanu (governo Berlusconi). È tuttora in vigore ma non è mai stato di fatto applicato: la Guardia costiera, fino al 2018, considerava evento Sar qualsiasi imbarcazione di migranti, operando salvataggi in piena autonomia. Dalla direttiva di Salvini, dunque, tutto sarebbe cambiato. Con questa priorità: «I mezzi in pattugliamento devono limitarsi ad assicurare il monitoraggio (possibilmente in forma occulta) dei movimenti del natante stesso».

L’avvocato: «Chiediamo di accertare quale peso abbiano avuto le direttive nella notte del naufragio»

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AVVOCATO | Francesco Verri

Spiega, sempre a Repubblica, l’avvocato Francesco Verri: «Abbiamo preparato una memoria per la procura basata sui fatti noti e sul diritto del mare. Stiamo chiedendo agli inquirenti di accertare se e in quale misura queste direttive su carta intestata del ministero dell’Interno abbiano ispirato le decisioni assunte nella tragica notte di domenica 26 febbraio. Perché queste indicazioni sono in contrasto con tutte le norme vigenti: convenzioni e consuetudini internazionali, leggi dell’Unione Europea, raccomandazioni del Consiglio d’Europa, disposizioni nazionali, diritto vivente».
«Stiamo lavorando sui precedenti per capire perché il 26 febbraio ci si è comportati in modo diverso», dice il legale all’Ansa. «Nel settembre del 2022, con mare forza 5 – sottolinea Verri – Guardia di finanza e Guardia Costiera uscirono insieme, scortarono e trassero in salvo una barca con 97 migranti a bordo. L’imbarcazione fu condotta al sicuro nel porto di Le Castella. Perché, d’inverno, con mare forza 4, non è accaduto?». Il legale si dice «certo che le indagini della magistratura risponderanno a questa e alle altre domande che suscita questa tragedia. “Monitorare” e attendere – conclude -, in mare, non si può».

Le “regole d’ingaggio” e le motovedette della Guardia costiera rimaste in porto

Si tratta, in sostanza, di verificare se nel caso Cutro, sia stata l’applicazione di quelle regole ad avviare l’operazione di polizia gestita dalla Guardia di finanza con le motovedette poi rientrate in porto per le proibitive condizioni del mare. Le regole d’ingaggio potrebbero aver “fermato” la Guardia costiera che è chiamata a intervenire solo se si apre un “evento Sar”. Come prescrive la cosiddetta “seconda situazione operativa”, che scatta quando «le condizioni meteomarine pongono in serio ed immediato pericolo di vita gli occupanti del natante». Il cortocircuito burocratico avrebbe dunque lasciato in porto le potenti motovedette della Guardia costiera di Crotone e Reggio Calabria perché, di fronte alla segnalazione di Frontex di un natante in «buone condizioni di navigabilità», le regole d’ingaggio prevedono che debba scattare un’operazione di polizia e che i mezzi interessati (quelli della Finanza) «devono limitarsi ad assicurare il monitoraggio del natante».

La catena di comando

La regia di qualsiasi operazione è affidata alla Direzione centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere, cui tutti i comandi delle forze dell’ordine coinvolti (Marina militare, Guardia di finanza, Capitanerie di porto, carabinieri e polizia) «dovranno inoltrare le acquisite informazioni relative all’immigrazione clandestina via mare». «Questa – scrive Repubblica –, dunque, la catena di comando che ha operato e che il ministro Matteo Piantedosi non ha voluto svelare neanche durante la sua informativa a Camera e Senato, ribadendo che «la segnalazione Frontex circa l’imbarcazione non rappresentava una situazione di pericolo, non c’erano state chiamate di soccorso di nessun genere, sullo scenario era presente un’unità navale della Guardia di finanza dedicata all’evento».

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