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«Le Comunali 2019 a Rende condizionate dalla ‘ndrangheta. E Manna offrì posti in cambio di voti»

Le contestazioni della Dda al sindaco sospeso. Le mire dei clan sul Palazzetto. E la mediazione «promessa a Briguori con l’Unical»

Pubblicato il: 14/03/2023 – 16:31
«Le Comunali 2019 a Rende condizionate dalla ‘ndrangheta. E Manna offrì posti in cambio di voti»

RENDE Marcello Manna, sindaco sospeso di Rende, avrebbe accettato «la promessa di Adolfo e Massimo D’Ambrosio di procacciare voti in suo favore». I due fratelli D’Ambrosio, considerati dalla Dda di Catanzaro, «vertici e promotori del sodalizio criminale» orbitante nella galassia dei clan bruzi. Il gruppo D’Ambrosio avrebbe rappresentato il braccio rendese della ‘ndrangheta confederata dell’area urbana. «Avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della consequenziale condizione di assoggettamento e di omertà», la gang – «con il concorso morale e materiale di Orlando Scarlato ed Eugenio Filice», gravitanti attorno al gruppo D’Ambrosio – avrebbe condizionato «il libero esercizio del voto nella città di Rende per la competizione elettorale amministrativa del 26 maggio 2019, procurando (e in ogni caso promettendo di procurare) voti utili alla candidatura di Marcello Manna che, infatti, risulterà – all’esito del turno di ballottaggio del 9 giugno 2019 – eletto nuovamente sindaco di Rende». Secondo la Dda di Catanzaro, poi, Manna, «in forza del suo consolidato ruolo di amministratore pubblico», avrebbe promesso ai D’Ambrosio «l’utilità consistente nell’affidamento del Palazzetto dello Sport di Rend, da intendersi quale “affare” in cui ricomprendere, cumulativamente o alternativamente, l’assegnazione dei lavori di completamento della struttura a imprese edili riconducibili di fatto ai D’Ambrosio nonché l’apertura e la concessione a soggetti prestanome degli stessi D’Ambrosio di attività commerciali all’interno del Palazzetto ovvero – eventualmente – nell’adiacente area mercatale». 

«L’assunzione nelle cooperative del comune in cambio del sostegno elettorale»

C’è, per Manna, anche un’altra contestazione legata alle elezioni comunali del 2019 che lo vede indagato assieme all’imprenditore Agostino Briguori (ritenuto il braccio economico dei clan) e ad Antonio Manzo. Il sindaco uscente avrebbe promesso, «attraverso la mediazione» dei due, «ai singoli elettori procacciati da questi ultimi, l’assunzione presso cooperative sociali partecipate del Comune di Rende, nella misura di un posto di lavoro per ciascun nucleo familiare votante». A fronte di questo intervento, Manna avrebbe promesso altre utilità ai co-indagati. A Briguori «una sua intermediazione presso l’amministrazione dell’Unica al fine di contrastare un procedimento di recupero di locali di proprietà dell’Università della Calabria e utilizzati da Briguori per lo svolgimento di attività commerciali». A Manzo, invece, Manna avrebbe promesso «la remunerazione in denaro e l’affidamento della gestione di fatto di una cooperativa del Comune di Rende». (ppp)

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