COSENZA «Molti episodi di spaccio, una diffusione a macchia d’olio su tutto il territorio del circondario cosentino dello spaccio di sostanze stupefacenti. Non ci sono le grandi centrali di spaccio ma c’è una diffusione al minuto fatta da soggetti, molti dei quali già noti alle forze dell’ordine, intenti a spacciare pur essendo agli arresti domiciliari». A parlare al Corriere della Calabria è il procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo. Che ha commentato l’operazione “Pressing” coordinata dalla procura ed eseguita all’alba dalla Squadra Mobile di Cosenza (qui la notizia) Molti gli episodi di spaccio di stupefacenti compiuti nei pressi di alcuni istituti scolastici della città di Cosenza. «Ecco, è un fenomeno estremamente complesso, che difficilmente si riuscirà a risolvere ricorrendo soltanto allo strumento repressivo. Occorre un’attività di prevenzione, occorre probabilmente anche un ripensamento delle politiche proibizioniste da parte del nostro legislatore, che si è affidato allo strumento repressivo per affrontare e risolvere un problema che non è stato risolto. Perché anche le grandi indagini, i numerosi risultati, a livello giudiziario non hanno scalfito assolutamente il fenomeno».
Dall’operazione “Pressing” emerge un quadro allarmante che riguarda i familiari degli assuntori, spesso vittime di minacce da parte di pusher intenti a riscuotere il credito vantato per la cessione della droga. «E’ un dramma nel dramma – dice Spagnuolo – noi abbiamo riscontrato non solo in questa indagine, ma anche in altre indagini che portiamo avanti, il dramma vissuto da quei nuclei familiari all’interno dei quali il giovane tossicodipendente creava problemi di instabilità, problemi di vivibilità, creava dei rischi per la incolumità dei suoi familiari. Noi possiamo e dobbiamo sanzionare l’illecito la cornice, invece che sta intorno, purtroppo resta». (f. b.)
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