ROMA Quasi due terzi delle pensioni erogate in Italia, ad esclusione di quelle dei dipendenti pubblici, sono inferiori a 1.000 euro: il dato arriva dall’Osservatorio sulle pensioni dell’Inps che precisa comunque come il dato riguardi le prestazioni singole e non il reddito da pensione dei percettori che spesso godono di più trattamenti.
Nel complesso le pensioni vigenti a inizio 2023 per dipendenti privati, autonomi e le prestazioni assistenziali sono oltre 17,7 milioni, per 231 miliardi di spesa.
Il 77,2% è di natura previdenziale (206,6 miliardi) e il 22,8% di natura assistenziale (24,4 miliardi di spesa). Le pensioni inferiori a 1.000 euro al mese nel complesso sono 11,5 milioni, mentre sono 9,88 milioni quelle inferiori a 750 euro (il 55,8%).
Nel 2022 sono state liquidate 1.350.222 nuove pensioni, il 46,5% delle quali di natura assistenziale. L’età media alla decorrenza complessiva è aumentata di oltre quattro anni tra il 2003 e il 2022 passando da 62,3 a 66,9. Se si guarda all’età di vecchiaia l’uscita è passata da 59,8 a 64,4 anni (era 64,3 nel 2021), mentre quella dei superstiti è passata da 70,4 a 74,7. Per l’invalidità previdenziale l’età alla decorrenza è passata da 51,2 a 55,2 anni.
Analizzando la distribuzione per classi di importo mensile delle pensioni – si legge nell’Osservatorio – «si osserva una forte concentrazione nelle classi basse. Il 55,8% delle pensioni ha un importo inferiore a 750,00 euro. Questa percentuale costituisce solo una misura indicativa della povertà, per il fatto che molti pensionati sono titolari di più prestazioni pensionistiche o comunque di altri redditi».
Il divario tra i due sessi – spiega l’Inps – è accentuato: per gli uomini la percentuale di prestazioni con importo inferiore a 750 euro è al 40,9% contro il 67,7% per le donne. E se si analizza la situazione della categoria vecchiaia, si osserva che questa percentuale per gli uomini scende al 18,4%. Sempre per i maschi, si osserva che il 44,8% delle pensioni di vecchiaia è di importo compreso fra 1.500 e 3.000 euro. Per le donne sono minori i numeri delle pensioni di vecchiaia (3,9 milioni contro 5,3) mentre sono superiori rispetto agli uomini le pensioni erogate ai superstiti (3,02 milioni contro 437mila), quelle agli invalidi civili (quasi 1,88 milioni contro 1,34) e le pensioni sociali, quelle che in generale hanno importi più bassi.
L’Inps segnala infine la maggiore incidenza delle pensioni previdenziali al Nord e di quelle assistenziali al Sud. In Italia vengono erogate 68 pensioni assistenziali ogni 1.000 abitanti, ma se l’incidenza è di 45 ogni mille abitanti in Emilia-Romagna, in Calabria è di 115, più del doppio.
Il coefficiente standardizzato per distribuzione di età della popolazione è di 118 ogni 1.000 abitanti in Calabria e di 43 in Emilia-Romagna. Se si guarda invece alla prestazioni previdenziali la graduatoria tra Regioni del Nord e del Sud si inverte con la Campania che ha solo 146 pensioni previdenziali ogni 1.000 abitanti e il Piemonte 286 (226 la media in Italia). Se si guarda al coefficiente standardizzato la Regione che fa peggio è la Sicilia (167) mentre l’Emilia-Romagna segna 268 pensioni previdenziali ogni mille residenti.
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