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l’inchiesta

Prefetti rimossi, clan invisibili e ‘ndranghetisti “poveri”. La linea della palma a Bordighera

La villa del clan confiscata e vandalizzata. I 9 milioni in partecipazioni societarie. Una storia di mafia nel paradiso al confine con la Francia

Pubblicato il: 27/04/2023 – 7:00
di Paride Leporace
Prefetti rimossi, clan invisibili e ‘ndranghetisti “poveri”. La linea della palma a Bordighera

Il 24 marzo 2023 sulla collina che sovrasta Bordighera, splendida località del turismo ligure, c’è l’aria delle grandi occasioni davanti alla villa fortino della famiglia Pellegrino. Dopo anni d’inchieste e battaglie locali, l’immobile costruito fuori da ogni regola edilizia in via Cornice dei due golfi è stato sequestrato dallo Stato per essere affidato alle associazioni Spes e Caritas Intemelia per installarvi attività di volontariato sociale. Insieme ai rappresentanti di chi deve ricevere il bene, ci sono gli attivisti di Libera, il sindaco in carica, Vittorio Ingenito, i rappresentanti delle forze dell’ordine e il prefetto di Imperia, Valerio Massimo Romeo.
Come si usa in tali circostanze, il rappresentante del Viminale prima di aprire la porta tiene un discorso a favore di telecamere e presenti: «C’è un bene confiscato alla criminalità organizzata e vogliamo oggi simbolicamente dare un segnale che lo Stato c’è, che gli enti locali ci sono nella lotta alla mafia. Oggi andiamo ad aprire questo immobile ed entriamo, portando a compimento le procedure per destinarlo a finalità sociali. Dobbiamo dire a tutti che lo Stato c’è, che la criminalità va battuta e che il frutto di attività illecite, lo Stato lo utilizzerà per attività non solo legittime ma anche a favore della società, soprattutto per esigenze di carattere sociale».
Applausi. Si apre l’immobile. Sorpresa. I muri sono stati abbattuti a colpi di piccone, scritte spray sui muri, mobili danneggiati, tutto all’aria. In bella mostra, raccontano le cronache locali, il libro di Mario Giordano “Sanguisughe”, un calendario con San Michele Arcangelo, icona delle affiliazioni. Forse si è sottratto anche qualcosa di nascosto in qualche intercapedine, un foro di un proiettile ad una finestra. Imbarazzo tra i presenti. Nel settembre del 2022 l’antimafia locale aveva esultato quando i carabinieri avevano sgomberato i familiari da caseggiati e terreni dei fratelli Pellegrino condannati in via definitiva nel gennaio del 2020, e invece ecco l’ultimo colpo di coda inatteso di una sfida infinita.

La ‘ndrangheta invisibile e il prefetto rimosso da Maroni

Bordighera è la città delle palme e simbolicamente luogo della linea della palma di sciasciana memoria, quella che è risalita lungo tutta la penisola posizionando la mafia anche in questo angolo di paradiso confinante con Ventimiglia, due comuni gemelli per penetrazione ‘ndranghetista, anche se con dinamiche differenti.
Fenomeno invisibile lo definì nel 2012 in una tesi di laurea Franca Murano, giovane allieva di Nando Dalla Chiesa a Milano, e oggi plasticamente visibile a tutti. L’anno precedente era stato sciolto il consiglio comunale per l’attività del clan Pellegrino-Barilaro, secondo comune del Nord Italia dopo quello di Bardonecchia in Piemonte.
Gli incendi di escavatori contro i concorrenti erano ripetuti. Titolare del Viminale è il ministro Roberto Maroni che è per la linea dura. Il prefetto di Imperia tentenna. Maroni lo rimuove e lo richiama a Roma. Libero titola “Rimosso il prefetto miope che non vede infiltrazioni”. Il ministro dell’Interno dichiara: «È l’ultima puntata di un cortocircuito istituzionale in una provincia che sembra essere sempre di più la Sicilia di Leonardo Sciascia». Ancora la linea della palma nella città delle palme. Ma non è l’ultima puntata.

Chi sono i Pellegrino, “poveri” con 9 milioni di partecipazioni societarie

Il Consiglio di Stato due anni dopo annulla lo scioglimento. I singoli reati non bastano, e i collegamenti tra amministratori e compari devono essere “concreti, univoci, rilevanti”. Solo nel 2018 la Cassazione accerta l’esistenza della ‘ndrangheta, ma il sindaco era stato assolto in primo grado.
Chi non si è mai arreso a denunciare è l’attivista blogger Christian Abbondanza della Casa della legalità che personalmente nel 2017 si è preso la briga di andare ai funerali del boss Giuseppe Marcianò, fotografando un consigliere di maggioranza e vigile urbano. Fece esplodere un caos politico pubblicando le foto sui suoi social dove nel corso del tempo sono apparsi nomi e contatti strani della politica locale.

Roberto Pellegrino

I Pellegrino sono originari di Seminara, fedina penale non immacolata. Nel 2008 decidono di aprire un mini casinò di slot machine e presentano domanda in Comune. La Giunta si spacca e prevale il no. Due assessori al rientro a casa trovano i “bravi” del posto. Alla riunione successiva si cambia orientamento e si approva l’apertura. Una fonte informa i carabinieri che attivano indagini immediate. I due amministratori riferiscono nomi e contesti mafiosi, nei verbali c’è riferimento al voto espresso alle comunali. Il vicesindaco nel 2008 aveva presenziato all’inaugurazione di un wine bar della famiglia; i carabinieri segnalano che c’è odore di prostituzione straniera, al municipio nicchiano, deve intervenire il prefetto per sospendere la licenza. Ma sono l’edilizia pubblica, il ripascimento delle spiagge, gli appalti diretti, i mezzi del movimento terra, spesso affidati in modo diretto, che creano i presupposti dello scioglimento del Comune. Quando scattano i primi sequestri ai Pellegrino i sigilli vengono posti a diverse ville, 18 terreni, 11 automobili, autocarri, escavatori, il locale notturno, e partecipazioni societarie per un valore di 9 milioni di euro. Eppure i figli dei Pellegrino hanno l’esenzione alle mense scolastiche essendo associati a fasce ridotte di reddito.

L’integrazione difficile dei calabresi a Bordighera

La storia ci aiuta a comprendere il rapporto con l’immigrazione calabrese a Bordighera. Negli anni ’50 arrivano in massa braccianti disposti a lavorare nella floricultura locale. Si allocano in stalle e locali fatiscenti del centro storico, una volta installati reclamano l’abitabilità. Per sbrigare le pratiche opera “un sindaco dei calabresi”. Il Municipio assume un impiegato dedicato per normalizzare le procedure. Il Municipio subirà degli attentati. Nel 1961 i residenti da 8000 diventano 11252. Non esiste la sanità pubblica, il Comune destina oltre due terzi della spesa agli immigrati calabresi che una relazione annota «con esagerate richiesta di assistenza». I calabresi sono una colonia povera, parlano il dialetto, non sono scolarizzati, molti hanno piccoli precedenti per furto e reati contro la proprietà. Il sindaco Raul Zaccari, in carica dal 1946 al 1965, s’impegna per l’integrazione e ottiene dal presidente del tribunale di derubricare i reati. Zaccari, anche senatore democristiano, inventore della prima festa della mamma in Italia, ha permesso con le sue politiche sociali di creare una comunità integrata. La ‘ndrangheta in modo liquido ne ha contaminato con il successo economico il percorso diventando mafia imprenditrice e acquistando rilievo politico nel corso del tempo. I matrimoni hanno cementato alleanze. E così i Pellegrino-Barilaro sono, secondo la Dia, una proiezione dei Santaiti-Gioffrè di Seminara in Liguria.

Il delitto (senza ‘ndrangheta) nel bosco al confine con la Francia

Domenico Pellegrino

E la storia continua. All’antivigilia di Natale del 2020, l’incensurato Domenico Pellegrino, all’epoca 23 anni, figlio del condannato Giovanni, si presenta ai carabinieri reo confesso. Dichiara di aver ucciso Joseph Fedele, 60 anni, pregiudicato calabrese residente in Francia, freddato con un colpo alla testa in un bosco vicino al confine transalpino. Nelle tasche ha mille euro in contanti. Era scomparso da tre settimane da casa. Pellegrino si consegna insieme a Girolamo Condoluci, anche lui residente a Bordighera. I carabinieri erano sulle loro tracce avendo identificato i movimenti con cui i due hanno riportato a Mentone l’auto della vittima per depistare l’omicidio.
Pellegrino ai magistrati ha spiegato il delitto con un movente personale. Uno sgarro per soldi. Il processo d’Appello ha fatto cadere l’aggravante mafiosa, Domenico Pellegrino ha ucciso per motivi suoi e quindi si è vista ridotta la pena a 13 anni e 10 mesi. Manca la prova di appartenenza al clan di famiglia. La linea della Palma però si aggira ancora a Bordighera, il paese delle Palme. Nella Liguria contaminata con la Calabria più violenta. (redazione@corrierecal.it)

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