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Festa del lavoro (che non c’è) in Calabria, ecco i numeri della debacle

Basso tasso di occupati ed altissimo numero di persone in cerca di lavoro. Penalizzati giovani e donne. I record negativi che compromettono il futuro

Pubblicato il: 01/05/2023 – 14:40
di Roberto De Santo
Festa del lavoro (che non c’è) in Calabria, ecco i numeri della debacle

LAMEZIA TERME È una regione che rappresenta la metafora del lavoro che non c’è. Un diritto che, nonostante sia costituzionalmente garantito, è costantemente calpestato da politiche incapaci di creare le condizioni necessarie a generare occupazione vera e soprattutto sana. Nonostante risorse sempre più ingenti provenienti dall’Europa con l’obiettivo principale di far recuperare quel gap infrastrutturale, economico e sociale con il resto del Paese che sono le pre-condizioni per far nascere posti di lavoro. Così per la Calabria, il giorno in cui si celebra la festa del lavoro, risuona come una beffa. Un giorno da ricordare per un diritto negato e che obbliga i più a cercare occasioni per costruirsi un futuro altrove, lontano da una terra che sembra sempre più cancellare anche le speranze di poter contare su qualche ipotesi di riscatto.

La Calabria è tra le regioni in Europa con il maggior tasso di disoccupazione (Fonte: Eurostat)


I dati diffusi da vari osservatori economici, disegnano plasticamente come questa tesi in realtà sia un assioma dello sviluppo negato e che relega la Calabria in quel sud del sud in cui il diritto al lavoro è stigmate di chi nasce in un territorio lontano dagli standard europei, per qualità della vita e del benessere di chi ci vive. Elevando nel tempo a normalità quel tasso di disparità che rende la Calabria così fragile nei confronti anche di aree del Vecchio Continente che, non molti anni addietro, erano ritenute in ritardo di sviluppo.
Una normalità che ha fatto diffondere quel senso di rassegnazione che rende conseguenziale la scelta individuata da tanti, troppi come unica, di ricercare il lavoro fuori dai confini regionali. Con una costante e ineluttabile conseguenza di impoverire sempre più il territorio.
Da qui, soprattutto, la ragione di una celebrazione di una festa come quella del lavoro per la Calabria che diviene amaramente sinonimo di sconfitta.

I numeri della debacle

Fonte: Istat

E la disamina dei numeri, dimostra questa debacle nelle politiche di occupazione sul territorio calabrese. Dal tasso di occupati, passando a quanti un lavoro non lo hanno e, attraversando la lettura dei dati, su chi neppure lo cerca perché scoraggiato e quanti sono rappresentati da posti a tempo determinato, emerge uno spaccato con molte più ombre (per usare un eufemismo) che luci. A cui si aggiunge quel sottobosco oscuro costituito dagli irregolari, dai forzati a part-time farlocchi e dai possessori di partite iva altrettanto false come le promesse di ottenere un diritto.
Scendendo nel dettaglio delle ultime rilevazioni sull’occupazione in Calabria, censite dall’Istat, si nota che la Calabria occupa diverse caselle da ultima della classe.
Ad iniziare dal numero delle persone occupate. Molto meno della metà dei calabresi nella fascia compresa tra i 20 e 64 anni, risulta che lavora. Esattamente il tasso di occupazione risulta pari al 43,5%. Lo 0,9% sopra all’ultima regione per tasso di persone con un lavoro: la Sicilia (42,6%).
Mentre è al terzo posto per percentuale di disoccupati: 15,6%. In questa triste classifica primeggiano la Campania (17,4%) e subito dopo la Sicilia (16,9%). Percentuali distantissime dalla media nazionale (8,2%) ed ancora di più dalle regioni del Nord, aree in cui coloro i quali un lavoro non ce l’hanno o l’hanno perduto si ferma ad appena il 5,1%.

Giovani senza lavoro, anche se laureati

In Calabria il 31,1% dei giovanissimi non lavora. La regione detiene il record di laureati disoccupati

Facce distorte di un Paese in cui i diritti non sono uguali per tutti.
Soprattutto se si è più giovani. In Calabria oltre tre ragazzi su dieci della fascia di età tra i 15 e i 29 anni sono disoccupati, in Italia il tasso scende al 18% e al Nord all’ 11,4%. Ed il divario sussiste anche se i giovani hanno titoli. Secondo l’Eurispes, il 36% dei laureati calabresi trova lavoro dopo 3 anni dal conseguimento del titolo contro il 51% del resto del Paese e l’81% dei loro coetanei europei.
D’altronde la Calabria, stando agli ultimi dati dell’Istat, detiene il triste record in Italia di aver il tasso più alto di laureati disoccupati: quasi uno su dieci è a spasso. Più del doppio della media nazionale (4,2%) è lontano anni luce dalle regioni più ricche dove quel tasso scende al 2,8%. Certo il titolo consente di avere maggiori chance di trovare lavoro, ma sempre meno che del resto del Paese. 

Donne ancor meno fortunate

Il tasso di disoccupazione femminile in Calabria è al 17% ed il 37,1% delle ragazze non lavora (Fonte: Istat)

E nell’elenco dei diritti negati in tema di occupazione pesa anche il sesso con cui si nasce. Così una donna calabrese ancor più se giovane, vede sfumare le sue possibilità di ottenere un’occupazione rispetto ad un suo coetaneo. E come in una sorta di guerra tra poveri, così il tasso di disoccupazione tra le donne in Calabria è pari al 17% contro 13,8% degli uomini. In Italia quelle percentuali scendono rispettivamente al 9,5% e al 7,3%. Senza contare quel che accade al Nord dove le donne disoccupate sono 6,3% e gli uomini il 4,2%.
Numeri che dimostrano ancor di più la stortura di un mercato del lavoro che non c’è, se si passano a setaccio i dati sul tasso di disoccupati giovanissimi. In Calabria sono in cerca di lavoro il 37,1% delle ragazze. Dieci punti percentuali in più dei loro coetanei maschi.
Diversamente quella media nazionale passa al 19,6% per le ragazze e al 16,8 % per i ragazzi. Nascere donne in Calabria dunque rappresenta uno svantaggio in più.

Scoraggiati nella ricerca del lavoro

Aspetti che forse sono alla base dell’elevatissimo numero di persone in Calabria che il lavoro neppure lo cercano più. Una sorta di scoramento collettivo che spinge la Calabria a detenere il primato di inattivi, cioè di persone che sono fuori dal mercato del lavoro: non lo cercano neppure. Passando in rassegna gli ultimi dati dell’Istat, circa la metà della popolazione risulta inattiva. Esattamente il 48,9% in crescita e per questo in controtendenza nazionale rispetto all’anno precedente. In vetta alla classifica italiana per inattivi e di cui la media nazionale si ferma al 34,4%. Anche in questo caso a brillare in negativo sono le donne (ben oltre sei su dieci neppure lo cercano un lavoro) ed i giovanissimi: qui il tasso sfora il 70%.
Ma c’è anche un altro dato da considerare sui i giovani calabresi. Il dato sui NEET, i giovani tra 15 ed i 24 anni che non lavorano e non sono nemmeno inseriti in percorsi di istruzione o formazione. In Calabria rappresentano il 28,2% della popolazione contro il 19% della percentuale nazionale. Un dramma per l’intera regione che rischia in questo caso di perdere la scommessa con il futuro, prima di iniziarla.

Le fragilità degli occupati

L’ispettorato del lavoro ha segnalato che il 99% delle imprese turistiche controllate in Calabria presenta irregolarità

E per chi lavora deve fare i conti con diverse anomalie che non sono un unicum della regione, ma che per ampiezza ne delineano la fragilità. Ad iniziare dalla zona oscura dell’occupazione irregolare. Ebbene il tasso è record: il 20,9%. Ed è degli ultimi giorni, sotto questo aspetto, la denuncia dell’Ispettorato del lavoro che segnala nel settore del Turismo un dato drammatico: il 99% delle aziende ispezionate presenta irregolarità rispetto alla posizione dei lavoratori.
Praticamente nel segmento che dovrebbe essere strategico per la regione, stando a questi dati, si lavora in nero o con contratti che fanno acqua su diversi fronti. Un dato che fa il paio con altri elementi emersi dalle rilevazioni dell’Istat. Ad esempio quello inerente i lavoratori che svolgono lavoro part time ma involontariamente, perché non hanno trovato di meglio o sono costretti ad accettare queste condizioni: ben il 13,3% di tutti i dipendenti calabresi.
Senza contare che la Calabria registra il record per tasso di lavoratori che percepiscono una bassa paga: il 19%. Quasi il doppio della media nazionale e decisamente lontano da quanto si riscontra al Nord dove quel tasso scende al 7,8%. Alla Calabria spetta un altro record negativo, ha la percentuale più alta in Italia di occupati in lavori a termine da almeno 5 anni: 27,6% contro la media nazionale, inferiore di oltre dieci punti percentuali.

La nuova emigrazione

In un anno sono stati 22.421 calabresi di cui 5.123 con destinazione estera che hanno lasciato la regione

Senza potenzialità di trovare lavoro o di averne uno “menomato” cresce così in Calabria il rischio di spoliazione della parte più produttiva della regione. In migliaia ogni anno, infatti, decidono di andar via in altri contesti che offrono maggiori possibilità di creare un futuro. I dati anche in questo caso arrivano dall’Istat. In un anno hanno lasciato la regione 22.421 calabresi di cui 5.123 con destinazione estera. È la regione che assieme alla Basilicata nel 2022 ha registrato un saldo negativo maggiore pari a 5,5‰. E se con questo si somma il calo delle nascite, altro elemento che è effetto dell’impoverimento del territorio dettato anche dalla mancanza di lavoro per chi resta, il futuro prossimo che si delinea è decisamente a tinte nere. Tutti aspetti che, dunque, non possono portare a rallegrarsi per un giorno che dovrebbe essere di festa, come quello dedicato al lavoro, ma che per la Calabria rimane ancora terreno di speranza. (r.desanto@corrierecal.it)

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