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inchiesta “eureka”

I criptofonini per eludere le intercettazioni. Così la ‘ndrangheta controllava il traffico di droga

Dispositivi considerati «inviolabili» e che utilizzavano comunicando tramite nickname. Nei messaggi «una vera e propria contabilità»

Pubblicato il: 03/05/2023 – 15:28
di Mariateresa Ripolo
I criptofonini per eludere le intercettazioni. Così la ‘ndrangheta controllava il traffico di droga

REGGIO CALABRIA Utilizzavano sistematicamente “criptofonini” di ultima generazione, considerati unico mezzo sicuro per garantire la riservatezza delle loro comunicazioni. Dispositivi considerati «inattaccabili» che gli indagati coinvolti nell’operazione “Eureka”, hanno trasformato in uno strumento fondamentale per l’attività di narcotraffico da parte della ‘ndrangheta, ma dei quali, grazie alla collaborazione internazionale e sulla base di formali Ordini Europei di Indagine, gli investigatori sono riusciti ad acquisire i testi riuscendo così a ricostruire la fitta rete associativa transnazionale sviluppata tra Italia, Germania, Belgio, Portogallo. L’operazione Eureka – che ha colpito in particolare le cosche Nirta-Strangio di San Luca e Morabito di Africo – ha visto la collaborazione delle Procure di Reggio Calabria, Milano e Genova, e degli investigatori dei paesi coinvolti. L’indagine – si legge nelle carte dell’inchiesta – si fonda principalmente sull’analisi delle chat generate da sofisticati sistemi di comunicazione criptati (quali “Encrochat”, “SkyEcc” e “Anom”), associati a Sim Card estere, utilizzati dagli indagati per organizzare a distanza e in modo sicuro i traffici di droga.

Strumenti considerati «inviolabili»

Dotati di sistemi di cifratura avanzata sia dei dati memorizzati, sia del canale di comunicazione, i “criptofonini” sono smartphone – rilevano gli investigatori – opportunamente modificati nel software da operatori clandestini, con l’unico scopo di garantirne l’inviolabilità delle comunicazioni. «L’utilizzatore, infatti, non può apportare modifiche al “device” e il relativo sistema operativo è caratterizzato da particolari requisiti di sicurezza, tra cui la disabilitazione della localizzazione Gps, dei servizi Google, del Bluetooth, della fotocamera, della porta Usb (che rimane in funzione solo per la carica della batteria), l’oscuramento delle notifiche “push” e il blocco di ogni altro servizio che possa generare un rischio di intercettazione o localizzazione. Anche l’uso di “schede SD esterne” (memorie suppletive a quella già in dotazione al telefono) viene interdetto. Rimangono attive le chiamate, ma solo in modalità VoIP, quindi senza l’uso della rete GSM e la messaggistica, ma con applicazioni proprietarie e crittografate». Caratteristiche tecniche particolarmente utili ai componenti dell’associazione criminale, che riforniva i propri componenti dei dispositivi provvedendo anche a sostituirli periodicamente.

L’uso di telefoni criptati per il traffico di droga

L’utilizzo dei criptofonini da parte dei componenti dell’organizzazione per comunicare tra loro e con i fornitori caratterizza in modo penetrante il modus operandi dell’associazione dedita al traffico di droga. I dispositivi, come emerge dalle carte dell’inchiesta, si sono rivelati strumenti indispensabili per garantire le interlocuzioni rapide e riservate tra i sodali finalizzate alla definizione delle strategie e delle trattative funzionali ai traffici di droga. Il tipo di piattaforma più utilizzata è quella “SkyEcc”, ma sottolineano gli investigatori, «risultano in uso agli indagati ulteriori sistemi di cifratura, quali “CIPHR”, “CITY’, “SECURE SHADOW”, “SECURE GROUP” e “SIGNAU”, al costo di circa 6.000 euro mensili». Al fine di evitare maggiormente il rischio di essere intercettati gli indagati non scrivevano i loro reali nomi, ma comunicavano tra loro chiamandosi esclusivamente tramite nickname. All’interno dei messaggi erano riportati anche conteggi di denaro investito e guadagnato nonché di panetti di stupefacenti, descrivendo nel dettaglio l’intera attività di narcotraffico. «In sostanza – scrivono gli investigatori – una vera e propria contabilità».
Significativo il ruolo di Francesco Giorgi che – scrivono qui inquirenti – «oltre all’attivismo dimostrato nelle attività di narcotraffico, si occupava di un altro aspetto nevralgico per l’operatività dell’organizzazione, coordinando e gestendo la compravendita di “criptofonini”, l’attivazione dei relativi user identifier della piattaforma SkyEcc, nonché le ricariche degli stessi profili di volta in volta necessarie». Giorgi «aveva una vera e propria contabilità relativa alla vendita e gestione dei “criptofonini”, oltre ad essere contattato dai sodali in più occasioni anche per la risoluzione di problematiche tecniche sull’attivazione o sul funzionamento di tali apparati».
«Compa ma sentite a me non perché vendo Sky figuratevi però noi il la voro con quale tel l’abbiamo fatto? I spostamenti della roba fino a stamattina come li abbiamo fatti? Tutti quelli che sono venuti a caricare li fa voi ? Tutti con Sky compa quindi che significa? Io dico che Sky e collaudato e sappiamo altri tel vedo solo bussiness», si legge in una conversazione tra Giorgi e Filippo Leuzzi, in cui il primo mette in risalto l’attività di compravendita dei “criptofonini” nella gestione dell’attività di narcotraffico. (redazione@corrierecal.it)

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