REGGIO CALABRIA Due ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal gip di Reggio Calabria Tommasina Cotroneo nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Antonio Morelli, il ragazzo rom di 29 anni ferito gravemente l’11 maggio scorso nel rione Marconi di Reggio Calabria e morto poco dopo al pronto soccorso dell’ospedale. Su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e del sostituto Stefano Musolino, il gip ha disposto l’arresto per il cognato della vittima Damiano Bevilacqua, di 31 anni, catturato già qualche giorno dopo il delitto a Catanzaro, a casa di un parente.
Nei confronti dell’indagato era stata già emessa un’ordinanza da parte del gip di Catanzaro che, dopo aver convalidato il fermo eseguito dalla Squadra mobile, aveva trasmesso gli atti al Tribunale di Reggio Calabria per competenza territoriale sull’omicidio Morelli. Il gip Cotroneo ha quindi emesso un altro provvedimento che è stato notificato in carcere a Bevilacqua accusato di aver esploso «almeno sei colpi di pistola calibro 7.65, – si legge nel capo di imputazione – all’indirizzo di Nino Morelli, cagionandone la morte». Nell’inchiesta è indagato anche Saverio Bevilacqua, di 30 anni, già arrestato nei giorni scorsi per aver guidato l’auto con la quale l’assassino si è allontanato dal luogo del delitto. Per detenzione abusiva di armi, inoltre, è stata disposta la misura cautelare del carcere anche per il fratello della vittima, Vito Morelli, di 37 anni, che risponde pure di evasione. Nonostante fosse ai domiciliari dove stava scontando una pena a 10 anni e 8 mesi di reclusione rimediata in appello per tentato omicidio, infatti, Vito Morelli, poco prima della sparatoria in cui è morto il fratello, «usciva armato dalla sua abitazione, – scrivono i magistrati – incappucciato e indossando dei guanti, aggirandosi per oltre 30 minuti, per le vie adiacenti».
Assieme a Vito Morelli è indagata anche la moglie, Letizia Bevilacqua di 35 anni. Entrambi sono accusati di favoreggiamento perché con l’aiuto di un figlio minorenne, non imputabile, hanno ripulito il tratto stradale sporco di sangue dove si è consumata la sparatoria. In questo modo avrebbero ostacolato le indagini condotte dalla Squadra mobile diretta da Alfonso Iadevaia.
L’inchiesta sta andando avanti e rischia di allargarsi. La lite familiare nell’ambito della quale è maturato l’omicidio Morelli, «pare essere il riflesso – si legge nell’ordinanza – di un conflitto tra gruppi riferibili alla comunità rom, coinvolti in traffici delittuosi e contrapposti tra loro». Il gip Cotroneo, infatti, parla di «allarmante litigiosità» tra il gruppo rom «radicatosi nel rione Marconi» e quello «nel quartiere Ciccarello». (Ansa)
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