CATANZARO Il welfare che in Calabria non c’è. La spesa sociale dei Comuni nella nostra regione è la più bassa in tutt’Italia. A certificarlo è l’ultimo rapporto sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti, che ha elaborato i dati congiunti di Istat e Ragioneria dello Stato-Mef nell’ultima versione a consuntivo, quella relativa al 2020. In linea generale – scrivono i giudici contabili – «si evidenzia la continua crescita della spesa dei comuni nel solco di una tendenza al recupero che si registra ormai dal 2012, nel complesso si è passati dai 7,5 ai 7,8 miliardi con un incremento del 4,3 per cento» ma questo trend non sembra riguardare la Calabria. Il rapporto infatti rimarca come «i dati hanno confermato la marcata variabilità della spesa pro capite nelle diverse Regioni (e Province autonome): si registrano, infatti, valori massimi di 584 euro (553 euro nel 2019) nella Provincia autonoma di Trento e minimi di 54 euro in Calabria, importo in lieve diminuzione rispetto alla spesa pro capite dell’anno 2019 (57 euro)». La media nazionale calcolata dalla Corte dei Conti è di 283 euro di spesa pro-capite, quasi sei volti di più del dato della Calabria. Anche nella composizione della spesa sociale pro capite dei Comuni per area di utenza – si considerano famiglia e minori, disabilità, dipendenze, anzianità, immigrazione e nomadi, povertà e disagio di adulti senza fissa dimora, altri interventi di natura miscellanea – risalta il record negativo dei Comuni calabresi, in un contesto comunque anche qui caratterizzato dalla forte disomogeneità territoriale. Nelle elaborazioni della Corte dei Conti la Calabria è ultima nella spesa sociale dei Comuni pro capite per famiglie e minori (61 euro, media nazionale è 309), anziani (18 euro, media nazionale è 90), e povertà e disagio adulti (11 euro, la media nazionale è 27), penultima per la voce disabili (218 euro, media nazionale è oltre 1700 euro) e quint’ultima per immigrazione e nomadi (41 euro, media nazionale è 66). (redazione@corrierecal.it)
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