MILANO Alessandro Impagnatiello condivide con un’altra persona la cella nel carcere di San Vittore in cui si trova per aver ucciso Giulia Tramontano, la 29enne incinta di 7 mesi, la sera di sabato 27 maggio a Senago. Probabilmente la persona con cui divide gli spazi nel quinto raggio è accusata di un reato della stessa “tipologia” del suo. Il barman è osservato con particolare attenzione anche per il rischio che si suicidi dopo aver detto che «l’unico pentimento che abbia un senso è togliermi la vita».
Sono le 3.14 di domenica notte 28 maggio quando Alessandro Impagnatiello rientra a casa. Poche ore prima ha ucciso – come da lui stesso confessato solo 72 ore dopo – la compagna Giulia Tramontano, incinta di 7 mesi. Otto minuti dopo, alle 3.22, esce brevemente in strada. Sotto il braccio ha un involucro, “verosimilmente un lenzuolo bianco o plastica delle dimensioni di 50 centimetri circa”. A riprenderlo entrambe le volte è una telecamere di sorveglianza privata, i cui filmati sono stati acquisiti dai carabinieri della squadra omicidi del nucleo investigativo di Milano nell’inchiesta in cui è accusato di omicidio pluriaggravato, soppressione di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale.
Il giovane si dirige verso la sua autovettura parcheggiata – annotano ancora gli investigatori – vi entra per pochi secondi per poi entrarvi, per poi non riuscirne e rincasare sempre custodendo l’involucro descritto”. La stessa telecamere lo riprende il mattino successivo, uscire di casa alle 7.01 con uno zaino marrone in spalla. Dopo averlo lasciato nel bagagliaio. Poi ritorna al cancello carraio, e ne esce sette minuti dopo, alle 7.08, “tenendo con la mano sinistra due involucri, verosimilmente di plastica, all’interno dei quali si può notare un agglomerato di materiale compatibile con un mucchio di vestiti”.
A quel punto Impagnatiello metto in moto la sua Volkswagen T-Roc e si allontana per andare al fermata della linea gialla Comasina della metropolitana dove poi raggiungerà l’Armani Hotel.
L’avvocato Sebastiano Sartori ha rinunciato all’incarico di difendere Alessandro Impagnatiello, il 30enne reo confesso dell’omicidio di Giulia Tramontano, incinta di 7 mesi. L’atto di rinuncia è stato depositato alla pm Alessia Menegazzo, titolare dell’inchiesta. Stamane il legale ha incontrato in carcere San Vittore il barman. Dal primo colloquio all’ultimo Impagnatiello «sta acquisendo sempre maggior consapevolezza», ha riferito il legale lasciando l’ufficio di procura.
«Alessandro Impagnatiello ha detto di aver fatto tutto da solo». ha ribadito il suo legale, Sebastiano Sartori, che lo ha incontrato nel carcere di San Vittore. Una delle cose che devono accertare gli investigatori è se sia stato aiutato a nascondere il corpo. «Lui lo esclude – ha detto Sartori alla Rai -. I dubbi degli investigatori dovete chiederli a loro». Il coltello usato per uccidere Giulia «non l’ha buttato. Ha detto specificatamente dove sia», ha aggiunto il legale.
«Ho rinunciato al mandato per motivi connessi al rapporto fiduciario e dunque coperti da segreto professionale, null’altro». Lo dice all’AGI l’avvocato Sebastiano Sartori interrogato sul perché abbia lasciato l’incarico difensivo di Alessandro Impagnatiello, l’omicida reo confesso di Giulia Tramontano. Alla domanda se abbia subito delle minacce, risponde: «Ripeto: il motivo è connesso al rapporto fiduciario».
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