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la sentenza

Omicidio Pagliuso, in appello condannato un solo mandante

Secondo la Corte a commissionare il delitto è stato Luciano Scalise. Sconto di pena per il padre Pino, colpevole di violenza privata e sequestro di persona

Pubblicato il: 05/06/2023 – 18:20
di Alessia Truzzolillo
Omicidio Pagliuso, in appello condannato un solo mandante

CATANZARO Sull’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, avvenuto la notte del 9 agosto 2016, il cerchio non è ancora chiuso.
La Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro – Caterina Capitò presidente – ha emesso una sentenza che modifica il racconto della vicenda come ricostruito fino a oggi.
Se in primo grado erano stati condannati all’ergastolo, quali mandanti del delitto, Pino e Luciano Scalise, padre e figlio, esponenti di vertice dell’omonima cosca, in secondo grado il padre Pino è stato assolto da tre reati, tra i quali l’omicidio dell’avvocato.
Pino Scalise è stato condannato a 20 anni perché riconosciuto promotore dell’associazione mafiosa che porta il suo cognome e a 3 anni, 10 mesi e 20 giorni per i reati di sequestro di persona e violenza privata aggravata ai danni dell’avvocato Pagliuso.
Dunque Pino Scalise sarebbe protagonista del terribile episodio “del bosco”, ossia di avere condotto l’avvocato Pagliuso, incappucciato, da Lamezia Terme in un bosco del monte Reventino e qui di averlo legato e costretto ad ascoltare lamentele e rimostranze davanti a una buca scavata con un mezzo meccanico. In più l’imputato sarebbe colpevole di avere imposto a Francesco Pagliuso, con violenza e minaccia di morte a mano armata, di seguire la linea difensiva prospettata da lui e dai suoi sodali, prospettando una sorta di scarso impegno professionale nella difesa del figlio Daniele Scalise (deceduto in un agguato mafioso) in un processo per truffa e avanzando l’accusa di non avere dato le carte procedurali al co-difensore Antonio Larussa.
In compenso, secondo la Corte, Pino Scalise sarebbe stato all’oscuro dell’organizzazione dell’omicidio e innocente anche per l’accusa di avere fornito al killer l’arma del delitto. Reati per i quali è stato condannato all’ergastolo il solo figlio Luciano (che, per inciso, non viene coinvolto né nell’episodio del bosco, né nella violenza privata).
A commettere materialmente il delitto sarebbe stato un sodale della cosca, Marco Gallo, condannato all’ergastolo in primo grado, la cui posizione è giudicata separatamente e verrà discussa il prossimo 29 giugno davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro.

La sentenza

Dunque la Corte ha condannato Pino Scalise a 23 anni, 10 mesi e 20 giorni; ha confermato l’ergastolo per il figlio Luciano Scalise; ha rideterminato la pena a sette anni per il sodale Andrea Scalzo e ha confermato la condanna per associazione mafiosa di Angelo Rotella (a 8 anni e 4 mesi di reclusione) e Domanico Mario Vincenzo (a 6 anni e 8 mesi di reclusione).

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