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la fine di un’era

Dalle riunioni clandestine targate Publitalia ai boom elettorali: così Berlusconi ha creato e plasmato Forza Italia in Calabria

Il Cavaliere è stato un “faro” per numerosi esponenti politici. Il racconto degli “albori” nelle parole di Caligiuri. E c’è chi lo “candidò” al Nobel

Pubblicato il: 13/06/2023 – 7:00
Dalle riunioni clandestine targate Publitalia ai boom elettorali: così Berlusconi ha creato e plasmato Forza Italia in Calabria

LAMEZIA TERME Le riunioni clandestine per costruire dal nulla, anche in Calabria, un impero politico sulle macerie della Prima Repubblica e i tanti politici di corso più o meno lungo che a lui devono fortune e carriere, lunghe e prestigiose salve alcune eccezioni. La parabola di Forza Italia in Calabria si racchiude nella figura centrale di Silvio Berlusconi, il “padre padrone” del partito azzurro che come un demiurgo ha creato anche nella nostra regione un partito destinato a dettare, spesso, legge negli ultimi 30 anni, come e più che altrove in Italia, e a produrre anche figure politiche di spicco che sono diventati anche big nazionali: Jole Santelli e Roberto Occhiuto in primis. Ma tutto nasce nei mesi turbolenti e drammatici che seguono l’esplosione di Tangentopoli e che preparano il terreno per la storica discesa in campo di Berlusconi, pronto a terremotare la scena politica alla testa di un manipolo di “fedelissimi” forgiati nella sua “Publitalia”, che lo seguono nella più pazza sfida che la Repubblica italiana ricordi. C’è Marcello Dell’Utri, ma c’è anche – per la Calabria – Giovambattista Gegè Caligiuri, tra i fondatori – uno dei cosiddetti magnifici 27 – di Forza Italia, sotto la cui bandiera sarà presidente della Giunta regionale, presidente del Consiglio regionale e più volte parlamentare.

Berlusconi con Roberto Occhiuto

Il racconto di Caligiuri

Così racconterà quegli anni ruggenti Caligiuri un giorno a Panorama.it: «In politica – diceva Berlusconi  nel racconto di Caligiuri – dovete parlare un linguaggio semplice, in un paese dove la maggioranza ha la seconda media, quanti possono capire le convergenze parallele o altre astrusità  che i politici usano solo per capirsi tra loro?». Caligiuri vicino a Berlusconi nella buona e nella cattiva sorte: «Ci riunivamo clandestinamente, per dire. Oltre a noi di Publitalia, venivano Giuliano Urbani e Gianni Baget Bozzo. Ognuno di noi aveva il compito di radicare il partito nel territorio, regione per regione». La rivoluzione azzurra era dietro l’angolo ma  la vecchia classe politica non lo capì e infatti Caligiuri riferisce ancora a Panorama.it un aneddoto davvero curioso: «Un lunedì Berlusconi venne e ci disse “Mino Martinazzoli (ultimo segretario della Dc, ndr) non ha davvero capito di che si tratta”. Perché? Chiedemmo. E il Cavaliere : “Mi ha detto che se voglio lui può offrirmi un seggio al Senato!”. Risata generale».

Da queste riunioni clandestine Berlusconi con il suo gruppo di fedelissimi costruirà praticamente da zero Forza Italia e di fatto l’intero centrodestra, che la leadership berlusconiana porterà spesso e volentieri a sbaragliare il centrosinistra nelle varie tornate elettorali ai diversi livelli. A Caligiuri in tanti, e anche velocemente, inizieranno ad affiancarsi, politici in cerca di rigenerazione e con la necessità di riciclarsi e rifarsi una verginità politica dopo la fine dei partiti tradizionali, soprattutto post Dc e post Psi. Ma la “sirena” di Berlusconi sarà irresistibile anche per tanti imprenditori ed esponenti della cosiddetta società civile che grazie al Cav coltivano la passione per la politica, al punto che uno dei primi a candidarsi con Forza Italia, nel 1994, alla Camera con Forza Italia sarà Floriano Noto, capitano d’industria catanzarese.

Occhiuto a Crotone nel maggio del 2011

 In tanti sul “carro” del Cavaliere

Tra i tanti politici che si agganciano al vincente e comunque, anche quando non vincente, sempre prodigo “carro” berlusconiano ci saranno i fratelli Pino e Tonino Gentile, che nel 2014 arriverà a proporre il Cavaliere per il premio Nobel per la Pace, e ancora il professore universitario e farmacologo di fama internazionale Pino Nisticò, l’armatore Amedeo Matacena che poi avrà mille grane giudiziarie, un altro capitano d’industria quale Vincenzo Speziali, che era legatissimo a Dell’Utri, e, in tempi più recenti, l’avvocato Giancarlo Pittelli anche lui poi finito nel gorgo di varie inchieste giudiziarie, il magistrato Peppino Chiaravalloti, la senatrice Ida D’Ippolito,  il senatore Piero Aiello, Antonio Mangialavori papà del Giuseppe oggi leader calabrese di Forza Italia. Sotto l’ampio ombrello azzurro, anche nella versione più estesa del Popolo della libertà, troveranno poi accoglienza (e incarichi di prestigio) altri big del centrodestra calabrese come Peppe Scopelliti, Wanda Ferro, Pino Galati, Dorina Bianchi, Mimmo Tallini, Gianpaolo Chiappetta, Michele Traversa,  troveranno spazio e riconoscimenti sindaci come Sergio Abramo a Catanzaro e Mario Occhiuto a Cosenza, entrambi molto apprezzati dalle parti di Arcore. E poi le “operazioni” politiche che probabilmente sono state l’acme della leadership di Berlusconi  anche in Calabria, non a caso regione sempre benigna, anche e soprattutto nelle urne, con Forza Italia: Jole Santelli e Roberto Occhiuto. Nelle sue (poche per la verità) incursioni nella regione Berlusconi comunque lascerà il segno, come fece 12 anni fa, quando il primo comizio di Silvio Berlusconi a Crotone, per sostenere Dorina Bianchi candidata sindaco, è passato agli annali per la frase sui leader della sinistra che “non si lavano tanto”. Ma ancor più per il putiferio suscitato dall’affermazione secondo cui all’allora maggioranza di centrodestra avesse giovato la perdita dei vecchi alleati dell’Udc Pierferdinando Casini e di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini. Ad attorniarlo lo “stato maggiore” dell’allora centrodestra calabrese, volti noti e meno noti, “fedelissimi” che resteranno tali per sempre ma anche qualcuno che successivamente avrebbero rinnegato il Cav scegliendo altre strade (in genere sbagliate…). Scene che oggi, con la scomparsa del Cavaliere, sembrano lontane secoli ma che sono ben presenti nella mente degli analisti politici calabresi. Che hanno inoltre ben presente un altro dato: negli ultimi 30 anni, sotto l’egida di Berlusconi sono passati in tanti, con sorti più o meno fortunate, ma era sempre lui, il Cavaliere, il “deus ex machina” di tutto e di tutti, il “faro” che ha illuminato a giorno diverse generazioni di talenti ma anche di mediocri, politicamente parlando, offrendo a tutti, in ogni caso, un’opportunità. In tanti sono spariti dalla scena mentre Berlusconi la scena l’ha comandata sempre. E per questo oggi il futuro ha in Calabria, per tanti, il gusto amaro della fine di un’era. (a. c.)

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