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Il mercato del lavoro in Calabria ai raggi X: una dinamica positiva che si proietta anche nel futuro

Il rapporto della Banca d’Italia fotografa un andamento che segnala una ripresa. Anche se restano alcune storiche criticità

Pubblicato il: 26/06/2023 – 7:15
Il mercato del lavoro in Calabria ai raggi X: una dinamica positiva che si proietta anche nel futuro

CATANZARO Una dinamica positiva, non solo lo scorso anno ma anche nei primi mesi del 2023, anche se resta inferiore al trend nazionale e “resistono” ancora alcune criticità tipiche del territorio, come il divario di genere che penalizza le donne. È questa la “fotografia” del mercato del lavoro che la Banca d’Italia ha scattato nell’ultimo report sull’economia della Calabria redatto dalla filiale di Catanzaro dell’istituto.

L’analisi

Secondo Bankitalia «nel corso del 2022 è proseguita la ripresa del mercato del lavoro calabrese, dopo il forte deterioramento registrato durante la fase più acuta della pandemia. Secondo i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, il numero di occupati è aumentato dell’1,5 per cento rispetto all’anno precedente; a differenza di quanto rilevato nel 2021, l’incremento è stato però inferiore a quello medio registrato nel Mezzogiorno e in Italia (rispettivamente 2,5 e 2,4 per cento). In termini assoluti, il numero di occupati non ha ancora recuperato i livelli pre-pandemici (sono stati circa 529.000 nel 2022, contro i quasi 539.000 nel 2019), mentre il tasso di occupazione nella fascia 15-64 anni è salito al 43,5 per cento, superando sensibilmente il dato del 2019. Su tale aumento ha inciso la dinamica demografica caratterizzata dalla progressiva riduzione della popolazione in età da lavoro. Il divario negativo nel tasso di occupazione rispetto alla media nazionale è rimasto comunque ampio (16,7 punti percentuali; era 17,1 nel 2019). Distinguendo per genere, l’incremento dell’occupazione nel 2022 ha riguardato sia gli uomini sia le donne; il divario di genere nei tassi di occupazione continua a rimanere costante ed elevato (23,5 punti percentuali in Calabria, 18,1 nella media nazionale). Rispetto alla posizione professionale, l’aumento nel numero di occupati ha interessato anche i lavoratori autonomi che, dopo la sensibile diminuzione nel biennio 2020-21 nel 2022 sono cresciuti del 3,7 per cento rispetto all’anno precedente, più che nella media nazionale (1,1 per cento). Tuttavia l’occupazione autonoma, a differenza di quella dipendente, non ha ancora recuperato i livelli del 2019, rimanendo più bassa di circa 8 punti percentuali».

I settori

Nel report Bankitalia specifica poi che «con riferimento ai settori la crescita dei livelli occupazionali registrata nel 2022 è stata alimentata dai servizi e soprattutto dalle costruzioni, favorite dai bonus fiscali per la riqualificazione energetica degli immobili. In quest’ultimo comparto, la realizzazione degli interventi previsti nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) potrebbe generare un ulteriore impulso occupazionale nei prossimi anni. Per quanto riguarda il solo lavoro subordinato, secondo i dati delle comunicazioni obbligatorie forniti dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali per il settore privato non agricolo, le nuove posizioni create in Calabria (assunzioni al netto delle cessazioni) nel 2022 sono state quasi 5.500, un valore nettamente inferiore a quello fatto registrare l’anno precedente: la creazione netta di posti di lavoro ha risentito della ripresa delle cessazioni ma nel complesso si è attestata sui livelli del 2019). Le attivazioni nette del 2022 hanno riguardato quasi esclusivamente contratti a tempo indeterminato, in linea con quanto registrato anche a livello nazionale; in particolare, sono stati creati oltre 5.600 nuovi posti di lavoro stabili, a fronte di una sostanziale stazionarietà degli impieghi a termine e di una lieve diminuzione dei contratti di apprendistato. Mentre nella prima fase successiva alla pandemia, in un contesto di elevata incertezza, il recupero dell’occupazione era stato sospinto dalle posizioni a tempo determinato, già dalla seconda metà del 2021, quando la ripresa si è consolidata, le imprese sono tornate ad assumere con contratti permanenti e a trasformare le posizioni temporanee attivate nei mesi precedenti. Nel 2022 le trasformazioni di contratti a termine hanno rappresentato circa un terzo delle attivazioni a tempo indeterminato (38 per cento in Italia). Tale risultato non è riconducibile solo al maggior numero di contratti temporanei potenzialmente trasformabili, ma anche all’aumento della propensione delle imprese a stabilizzare i rapporti di lavoro registrato dal 2021. Secondo nostre analisi – prosegue il rapporto della Banca d’Italia –  la probabilità di trasformazione è inoltre più alta per le professioni caratterizzate da una maggiore difficoltà di reperimento».

L’andamento nel 2023

Prospettive confortanti per il futuro infine, per Bankitalia: «La ripresa del mercato del lavoro è proseguita anche nei primi mesi del 2023. Secondo le comunicazioni obbligatorie nel lavoro alle dipendenze, tra gennaio e aprile il saldo tra assunzioni e cessazioni è stato positivo e superiore a quello del 2022: la crescita è stata ancora alimentata dai contratti a tempo indeterminato, anche se le assunzioni a termine hanno registrato una lieve ripresa. A livello settoriale si è attenuato l’apporto delle costruzioni; la creazione di posizioni lavorative èattribuibile soprattutto ai servizi e in particolare al turismo, mentre è rimasto negativo il contributo del commercio che potrebbe aver ancora risentito degli effetti dell’inflazione sugli acquisti delle famiglie. Nel contempo, il ricorso agli strumenti di integrazione salariale ha continuato a ridursi: nel primo quadrimestre del 2023 sono state complessivamente autorizzate circa 1,6 milioni di ore, un valore inferiore a quello del corrispondente periodo dell’anno precedente (2,1 milioni di ore). Dalle previsioni per l’intero anno formulate tra aprile e maggio dalle imprese partecipanti all’indagine condotta dalla Banca d’Italia non emergono tensioni sui livelli occupazionali previsti nel 2023, che dovrebbero rimanere stabili o in aumento per circa tre quarti delle imprese intervistate». (c. a.)

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