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SETTE GIORNI DI CALABRESI PENSIERI

C’è un brutto clima nella Giustizia in Calabria. E rischia di schiacciare i cittadini

Lo scontro tra Camere penali e magistratura antimafia. Tra «esseri umani “ammassati”» e accuse di collusione agli avvocati. Sequestri di coca da record. Mare in chiaroscuro (e inaccessibile ai disa…

Pubblicato il: 22/07/2023 – 13:13
di Paride Leporace
C’è un brutto clima nella Giustizia in Calabria. E rischia di schiacciare i cittadini

Le Camere penali calabresi hanno deciso per l’astensione. È stato uno sciopero, in buona sostanza. Uno sciopero contro Gratteri e la magistratura antimafia. Uno scontro frontale in verità rimasto una questione tra corporazioni lontane dal dibattito pubblico. Su stampa e siti nei giorni precedenti all’agitazione sono piovuti macigni. Poi qualche avvocato ha tentato ai microfoni delle tv di motivare che l’astensione era stata avviata e indetta contro lo scarso numero di magistrati al Riesame, così esiguo da non riuscire a smaltire le numerose udienze a ruolo. Qualche avvocato con più coraggio ha detto che si è protestato contro operazioni giudiziarie che arrestano troppi innocenti, i quali poi non vogliono neanche presentare richieste per ingiusta detenzione.

SCONTRO | La manifestazione delle Camere penali a Catanzaro

Del resto il documento di convocazione della mobilitazione era stato molto esplicito là dove si è scritto: «È oramai quotidiana la concentrazione mediatica rivolta esclusivamente alle cosiddette maxi-operazioni distrettuali calabresi, veri e propri bastimenti in cui vengono “ammassati” esseri umani considerati e trattati come presunti colpevoli», rincarando la dose poi «sull’utilizzo di tale forma di mediaticità della giustizia calabrese come una vera e propria arma di distrazione di massa in grado di impedire all’opinione pubblica di conoscere il reale stato della giustizia penale della nostra regione e, nello specifico, del distretto della Corte di Appello di Catanzaro, in cui, invero, si assiste alla concreta demolizione dei diritti dei cittadini indagati e imputati». Con burocratese eloquio i magistrati hanno scritto una difesa d’ufficio con un documento dell’Anm in cui si è letto: «L’avvocatura insinuando un uso distorto della funzione giurisdizionale, che sarebbe proprio della Calabria giudiziaria, crea l’effetto pregiudizievole di infondere sfiducia nella Magistratura che invece è chiamata, in questa regione in particolare, a garantire, con gli sforzi e i sacrifici che tutti possono immaginare, una tutela efficace dei diritti, all’interno di cornici processuali”. Una dose di prudenza sulla «tutela efficace dei diritti» sarebbe stata forse più adeguata. Basti guardare quello che è accaduto a magistrati come Emilio Sirianni, Vincenzo Luberto, Eugenio Facciolla.
Il principale bersaglio della protesta, Nicola Gratteri, dal suo personale road show itinerante organizzato a Falerna in concomitanza con l’anniversario di via D’Amelio, è andato dritto alla polemica senza alcun contraddittorio dicendo: «Oggi la scrivania si è notevolmente assottigliata tra l’avvocato e il cliente, anzi in alcuni casi non c’è proprio». Gratteri quindi sostiene che ci sarebbero avvocati calabresi che hanno con la criminalità organizzata un rapporto che va oltre quello professionale. Accusa pesante.
La vicenda investe anche la stampa calabrese che ha preferito non sporcarsi le mani con l’ingarbugliata vicenda. Chiamati in causa per come raccontiamo le operazioni antimafia non siamo stati in grado collettivamente di argomentare un pensiero critico. Una politica assente non ha proferito parola, preoccupata di non inimicarsi le parti in causa. Neanche chi si sente vittima predestinata di Gratteri ha scritto un tweet. L’avvocatura calabrese è in crisi di rappresentanza. Alcuni dei suoi più autorevoli esponenti sono imputati in processi di una certo gravità. Spesso nelle aule di giustizia i cronisti hanno sentito collaboratori di giustizia assumere toni minacciosi nei confronti di avvocati che tenevano il controesame. Come a far capire: «Guarda che posso presto dichiarare qualcosa sul tuo conto».
È un brutto clima quello della Giustizia calabrese. Uno scontro tra vasi di ferro che schiaccia il vaso di coccio del cittadino. Recita un celebre pensiero di Piero Calamandrei: «Bisognerebbe che ogni avvocato, per due mesi all’anno, facesse il giudice; e che ogni giudice, per due mesi all’anno, facesse l’avvocato. Imparerebbero così a comprendersi e a compatirsi e reciprocamente si stimerebbero di più». L’esperimento potrebbe essere utile in questo momento in Calabria ma non è possibile. Voto “zero” a tutti per come abbiamo prodotto una Giustizia ingiusta che tanto male produce alla nostra regione.

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La Guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato un carico di 5,3 tonnellate di cocaina che viaggiava su un peschereccio calabrese nel mare siciliano. La quantità di coca avrebbe fruttato all’organizzazione 850 milioni di euro. Cinque le persone arrestate: il capitano di Bagnara Calabria, due tunisini, un francese giovanissimo, un albanese. Si tratta del più importante sequestro di cocaina mai eseguito in Italia e uno dei più rilevanti a livello mondiale. Complimenti ai finanzieri e voto “zero” ai mercanti che si arricchiscono con manovalanza disposta a lauti guadagni. La sensazione comunque è quella che si cerca di svuotare con un secchiello un mare troppo grande.

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Mare sporco. Torno sulle bandiere blu assegnate a località che presentano inquinamento. Il riconoscimento non viene dato al paese che se ne fregia con promozione, ma a singole spiagge. Per esempio a Soverato, luogo da bandiera blu, ci sono almeno quattro condotte che scaricano a mare acque non depurate.
Attenzione alle alghe invece. Quando la presenza sgradevole è di colore verde non si tratta di presenza inquinante. Certo non un belvedere. Qui una vecchia spiegazione dell’Arpacal sempre valida.

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È stato molto bravo il sindaco di Rossano-Corigliano, Flavio Stasi, a smontare un’ondata di accuse e proteste sul mare sporco che aveva investita la città jonica e si era allargata da Cassano a Crosia. Sindaci, Arpacal e forze dell’ordine hanno insieme accertato che le schiume marroncine e torbide sono un fenomeno di carattere naturale che in questo periodo ha assunto dimensioni particolari per temperatura esagerata, le intense piogge e con la distribuzione delle acque del Crati. Non si tratta di mare inquinato. Nessun problema con depuratori e fogne. La situazione resta sotto monitoraggio e si cercherà di fronteggiare il fenomeno naturale. Conoscere per deliberare. Ripetiamo che chi specula politicamente sulla qualità del mare non rende una grande servizio alla sua comunità.

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Maglia nera alla Calabria invece per l’accesso ai disabili nelle spiagge. Siamo la regione che ha più barriere architettoniche, servizi limitati dedicati (qui una felice eccezione, ndr) e poco conoscenza dell’offerta esistente. Abbiamo 18 bandiere blu, ma neanche una lilla. Vessillo che viene consegnato a chi dimostra attenzione alta per il turismo accessibile ai disabili. Nel 2022 l’unica concessa era quella di Rocca Imperiale. Abbiamo perso anche quella. Eppure ci sono anche finanziamenti regionali per chi si attrezza. (redazione@corrierecal.it)

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