CROTONE Cresce il debito di Akrea, la società in house del Comune di Crotone che si occupa dello spazzamento, della raccolta e del conferimento dei rifiuti negli impianti di trattamento. Il 2022 si era chiuso con un passivo di circa 700.000 euro a cui si aggiungono circa 350.000 euro certificati al 30 giugno 2023. I debiti complessivi per la gestione dell’Azienda ammontano ad oltre un milione di euro, che vanno sommati ad un altro milione di euro per l’acquisto di 23 mezzi adibiti alla raccolta e trasporto dei rifiuti. Al momento c’è, quindi, un buco di oltre due milioni di euro. I debiti prodotti nel 2022 dovrebbero essere ripianati dal consiglio comunale convocato per il prossimo 8 agosto. C’è uno specifico punto all’ordine del giorno (debiti fuori bilancio). Sulla proposta di variazione di bilancio (acquisizione del debito al bilancio del Comune pitagorico) si è espresso favorevolmente il dirigente del settore economico, che ha tenuto conto della “proposta di deliberazione in ordine alla regolarità tecnica, che attesta la regolarità e la correttezza amministrativa”. Qualche perplessità sulle procedure, invece, è stata espressa dal Collegio dei revisori dei conti che, lo scorso 27 luglio, con una nota indirizzata dal dirigente del settore Ambiente, a quello finanziario, al sindaco e all’assessore al Bilancio ha denunciato «la carenza di documentazione» e, quindi, la difficoltà a rilasciare il proprio parere positivo. La documentazione incompleta, quindi, non ha consentito all’organo di controllo di esprimersi favorevolmente. Sono stati pertanto chiesti chiarimenti ai soggetti destinatari della nota ed è stata chiesta «una dettagliata relazione da parte degli uffici preposti». Prima di esprimere il parere i revisori dei conti vogliono le carte che attestino «la regolarità dei servizi forniti e la compatibilità con i costi da sostenere da parte dell’amministrazione comunale e per i quali devono essere precisate le motivazioni per le quali non si è proceduto nell’anno di competenza (2022, ndr)». «Inoltre dovrà essere allegata tutta la documentazione ritenuta utile per poter esprimere il relativo parere (corrispondenza, eventuali atti deliberativi e/o determine dirigenziali, contratto con Akrea e altro)». Questa è la situazione che sono chiamati a valutare anche i consiglieri comunali nel dare il via libera al riconoscimento del debito prodotto nel 2022. Una volta approvata la proposta, per legge, la documentazione della delibera dovrà essere inviata alla valutazione della Corte dei conti a cui spetta pronunciarsi sulla regolarità degli atti prodotti dalla pubblica amministrazione. Se mai dovessero essere individuate delle responsabilità soggettive, la Corte dei conti potrebbe chiedere ai responsabili della procedura di fare fronte ai danni economici causati all’ente comune. Non ci sono notizie sull’eventuale carteggio di chiarimento richiesto dal Collegio dei revisori dei conti. Non si sa se sono stati forniti i chiarimenti richiesti. Nel caso in cui, però, il consiglio comunale non dovesse approvare questo debito fuori bilancio, si aprirebbe la strada maestra per dare il colpo di grazia ad una azienda che è stata l’orgoglio della città dal secondo dopoguerra ad oggi. Sono più di cento i lavoratori che rischiano di trovarsi in mezzo ad una strada. Trovata la soluzione per i primi 700.000 ero, si dovrà allestire un nuovo ordine del giorno per dare il via libera anche ai 350.000 euro di debiti prodotti nei prime sei mesi dell’anno in corso. Questa volta l’amministrazione comunale non potrà rinviare al 2024 il riconoscimento del debito, considerato l’appunto del Collegio dei revisori dei conti (la situazione va sanata nell’anno in corso). Nelle more di risolvere la questione debitoria l’amministrazione deve fare i conti anche con le attività legali messe in campo o che saranno messi in campo dagli ultimi due presidenti dell’Akrea: Gianluca Giglio e Antonio Bevilacqua. Giglio si è rivolto alla sezione del Tribunale del lavoro, perché sostiene di avere svolto, oltre alla carica di presidente, anche quella di direttore dell’Akrea e, quindi, chiede di essere pagato per questa seconda attività. Bevilacqua, annuncia ricorso legale, contesta la rescissione del contratto “per giusta causa” e rinvia al mittente (sindaco) le accuse di avere responsabilità nella produzione dei debiti.
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