CATANZARO Il gip del Tribunale di Catanzaro ha disposto il dissequestro dell’impresa
“Destinazione Calabria” di cui è socio e amministratore l’imprenditore Vincenzo Calafati che era stata sottoposta a sequestro preventivo nell’ambito del procedimento denominato “Olimpo”.
La decisione del giudice della misura è avvenuta in accoglimento dell’istanza dei
difensori del Calafati (avvocati Giovanni Vecchio e Pasqualino Patanè), che
avevano chiesto la restituzione dell’impresa all’indagato a seguito del deposito
delle motivazioni della sentenza con cui la Corte di Cassazione aveva annullato
senza rinvio l’ordinanza di custodia cautelare (e quella confermativa del
Tribunale del riesame) emessa nei confronti del predetto dal gip catanzarese.
Proprio la circostanza che i giudici di legittimità avessero escluso la gravità
indiziaria per tutti i reati contestati al signor Calafati aveva giustificato la
richiesta di dissequestro, dal momento che, ad avviso dei difensori, era venuto meno
il presupposto che aveva giustificato il provvedimento ablativo.
Considerazioni, queste, condivise dal giudice procedente, che ha evidenziato come
la decisione della Suprema Corte nel procedimento sulla misura personale abbia
determinato anche il superamento delle ragioni di gravità indiziaria sottese alla
misura reale.
In considerazione di tale decisione, l’imprenditore Calafati, che era già stato
rimesso in completa libertà dalla Cassazione, ha riacquistato anche la
disponibilità della propria impresa turistica.
Vincenzo Calafati, 51 anni, è accusato dalla Dda di Catanzaro di concorso esterno in associazione mafiosa poiché avrebbe «favorito, nella sua qualità di imprenditore attivo nel settore dell‘”incoming”, l’infiltrazione delle cosche in iniziative e progetti nel settore turistico/alberghìero, assicurando che le forniture di merci e servizi fossero appannaggio degli imprenditori espressione del sodalizio e favorendo la consumazione di estorsioni in danno degli operatori turistici, secondo le indicazioni dei soggetti apicali dell’associazione ed anche ottenendo, con modalità illecite, contributi ed agevolazioni pubbliche, a tal fine sfruttando le proprie entrature nella politica e nella amministrazione regionale».
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