LAMEZIA TERME È stata una discussione esplorativa quella condotta oggi dall’avvocato Salvatore Staiano nel corso del maxi processo Rinascita Scott, istruito dalla Dda di Catanzaro contro la ‘ndrangheta della provincia di Vibo Valentia e i suoi sodali. Il legale, nel corso di un’ora, ha trattato questioni preliminari senza entrare nel merito delle singole posizioni dei propri assistiti. Tra questi solo pochi cenni sono fatti nei confronti dell’avvocato Giancarlo Pittelli, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, e Mario Lo Riggio imprenditore accusato di associazione mafiosa.
Il grosso della discussione di Salvatore Staiano è previsto per sabato. Il legale ha già anticipato che tratterà le singole posizioni dei propri assistiti e che avrà bisogno di uno spazio temporale di circa sei ore.
Tra le questioni toccate nel corso dell’arringa di oggi, l’avvocato ha parlato dell’individuazione degli elementi di struttura della ‘ndrangheta e del fenomeno, a lungo trattato, della ‘ndrangheta unitaria. Si fa riferimento alla sentenza Crimine. «È un discorso vero ma è un discorso che abusa di quella sentenza» dice Staiano, poiché in Crimine di sostiene che il fenomeno riguarda le tre province «nelle quali non mi pare fosse direttamente coinvolta la provincia di Vibo».
Secondo il legale c’è un elemento psicologico che caratterizza coloro che appartengono all’associazione mafiosa, una cifra psicologica indispensabile da individuare
«C’è troppa facilità a condannare per i fatti di mafia, mafiosi che non sono mafiosi – ha detto Staiano –. Io dico che questo è il peggiore reato che esista. Non c’è reato peggiore della mafia. Perché mentre difronte a una violenza carnale una donna può sempre parlare, dove c’è ‘ndrangheta e c’è mafia c’è una regola generale: c’è un’omertà assoluta. Perché se io vengo minacciato e mio figlio viene ammazzato, io non parlo più. Se mia figlia è violentata io dico “vai a denunciare”. Ecco perché la ‘ndrangheta è l’animale più feroce che possa esistere: perché ci toglie la parola». «Ma questo deve valere anche rispetto ad altre argomentazioni – afferma Staiano – perché quando si dice “Tizio sa le cose” perché c’è una regola esperienziale secondo la quale certe notizie fanno parte del circuito di un locale di ‘ndrangheta, si sta dicendo una bestialità senza limiti». «Un omicidio eccellente – è l’esempio – non circola in nessun locale di ‘ndrangheta. Circola in altezze assolutamente imperscrutabili». Questo perché vale la regola interna dell’omertà. «Il collaboratore di giustizia non fa paura perché dice “Staiano ha ammazzato tizio”, il collaboratore di giustizia fa paura perché ha infranto una regola determinante per la vita dell’associazione ‘ndranghetista, che è quella dell’omertà».
È stato trattato anche il tema delle intercettazioni. L’esempio è la vicenda Delfino che «è stata ricostruita come il momento precipuo» che ha fatto scattare il concorso esterno nei confronti dell’avvocato Pittelli. «Ma è possibile – chiede Staiano – che io discuta la posizione di un soggetto evocando due intercettazioni e a voi – riferendosi al Tribunale – dicendo “potete ancora prenderle, perché non le avete ancora prese”». Rivolto ai giudici l’avvocato esclama: «Avete la necessità di compiere un’attività di sterilizzazione, di igiene probatoria».
«La prima indicazione che mi sento di dare – continua Staiano – in termini perentori: sterilizzate la requisitoria, altrimenti vi troverete a condannare Tizio, Caio, Sempronio per cose che non avete».
Un nuovo esempio torna sulla «vicenda Delfino, quella dove sarebbe involto pure Petrini». Staiano dice che tale vicenda «è stata sviluppata attraverso due strumenti probatori, due intercettazioni che non sono state ammesse» e, su queste basi la presidente doveva intervenire per impedire che venissero discusse visto che non le aveva ammesse. «Questo, secondo me, era quello che doveva essere fatto», continua l’avvocato che accende i toni quando dice che «è stato utilizzato l’interrogatorio di garanzia di un altro processo, con violazione del diritto al silenzio». Diritto al silenzio che è «estrinsecazione del diritto alla difesa». Giancarlo Pittelli, coinvolto in un altro procedimento della Dda di Reggio Calabria, ha deciso di rispondere all’accusa che gli viene contestata, spiega Staiano, mentre non ha voluto rispondere alle contestazioni della Dda di Catanzaro, «o se ha risposto, ha risposto in maniera particolare». Perciò, dice il legale, l’interrogatorio di garanzia del procedimento di Reggio «è uno strumento probatorio assolutamente inutilizzabile».
L’avvocato fa poi presente che l’ufficio di Procura ha presentato una memoria «dove mi hanno detto che all’interno ci sono intercettazioni che non ci dovrebbero verosimilmente essere, brani di informativa. Questo mi è stato detto ma non ho motivo di dubitarne». Dunque sarebbe stato introdotto nel processo «ciò che rappresenta una violazione del principio del contraddittorio». (a.truzzolillo@corrierecal.it)
x
x