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Migranti, Meloni: «Una missione navale Ue per fermare gli arrivi»

In un video la premier interviene sull’emergenza sbarchi: «Pressione insostenibile per l’Italia»

Pubblicato il: 15/09/2023 – 21:44
Migranti, Meloni: «Una missione navale Ue per fermare gli arrivi»

ROMA Fermare gli arrivi dei migranti «si realizza» con «una missione europea anche navale se necessario, in accordo con le autorità del Nordafrica, per fermare la partenza dei barconi». Così in un video diffuso da Palazzo Chigi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sui migranti.
Bisogna poi «verificare in Africa chi ha diritto o meno all’asilo, accogliere in Ue solo chi ne ha effettivamente diritto secondo le convenzioni internazionali e parallelamente lavorando con investimenti seri allo sviluppo».
«Nell’immediato il governo italiano intende adottare misure straordinarie per fare fronte al numero di sbarchi che abbiamo visto sulle nostre coste», annuncia la premier.
«La pressione migratoria che l’Italia sta subendo dall’inizio di quest’anno è insostenibile, figlia di una congiuntura internazionale difficilissima che mette insieme problemi che già avevano i paesi africani a una situazione di instabilità crescente, particolarmente nella zona del Shael. Un quadro difficilissimo tra colpi di stato, calamità naturali, guerra del grano, jihadismo che potrebbe portare diverse decine di milioni di persone a voler lasciare la propria nazione per cercare un futuro migliore in Europa. E’ evidente però che l’Europa non può accogliere questa massa enorme di persone», afferma Meloni.

L’Europa apre a Roma

L’Unione europea apre alle richiesta di maggiore solidarietà di Roma e lo fa con un gesto ad alto valore simbolico, accettando l’invito arrivato dalla presidente del Consiglio alla presidente della Commissione Ue. La visita a Lampedusa, al momento, non ha una data ufficiale ma viene assicurato che avverrà «a breve». Ma sulla situazione di Lampedusa quella di Bruxelles non è stata l’unica apertura. La Francia, che aveva annunciato il rafforzamento delle frontiere a Ventimiglia, si è infatti detta pronta a dialogare con l’Italia chiedendo, proprio come il governo guidato da Meloni, una soluzione europea.
La stessa invocata dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha avuto una «lunga e positiva» conversazione con la sua collega transalpina Catherine Colonna. Ai passi avanti europeo e francese fa da contraltare la posizione tedesca: sulla chiusura ai migranti Berlino non molla e non lo farà finché non riterrà che l’Italia abbia rispettato il regolamento di Dublino. Bruxelles ha già inviato un team di 15 persone a Lampedusa a supporto delle autorità italiane.
E sulle chiusure all’accoglienza giunte da Berlino è stata chiara. «Necessitiamo di solidarietà e contiamo su tutti i Paesi membri. Dobbiamo cooperare a stretto contatto, serve una maggiore solidarietà», ha sottolineato una portavoce dell’esecutivo europeo. Un incontro meramente tecnico si è tenuto per fare il punto sul Meccanismo europeo di solidarietà, al quale hanno aderito 19 Paesi membri più Lichtenstein, Svizzera e Norvegia.
E nei prossimi giorni i contatti tra Bruxelles e i Paesi membri continueranno. Ma a muoversi non è stato solo l’esecutivo europeo. In un colloquio telefonico la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola ha assicurato a Meloni pieno sostegno. «Lampedusa è l’Europa», sono state le sue parole.
In Francia il governo ha presieduto una riunione ad hoc sul caso Lampedusa, al centro anche di un lungo colloquio telefonico tra il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il suo omologo transalpino Gerald Darmanin. «Abbiamo deciso di agire insieme nelle prossime ore presso l’Ue per rafforzare la prevenzione delle partenze dei migranti e la lotta ai trafficanti», ha spiegato Darmanin. «Con la Francia siamo in sintonia», ha confermato Piantedosi.
E a testimoniarlo è stato proprio Emmanuel Macron. «Su Lampedusa c’è un dovere di solidarietà europea, le decisioni verranno prese con l’Italia», ha sottolineato l’inquilino dell’Eliseo. A Berlino, sul dossier, si respira invece un’aria ben diversa. «L’Italia ha interrotto i rimpatri tramite le regole di Dublino e a ciò vanno aggiunti gli ingressi nel Paese dei migranti non registrati», ha spiegato il portavoce di Berlino, Steffen Hebestreit. Evocando una sorta di do ut des: la Germania aderirà alla solidarietà volontaria quando riterrà che Roma avrà rispettato le regole sui movimenti secondari.

Le altre posizioni del governo

Tajani ha annunciato anche che si recherà nei prossimi giorni a Berlino e Parigi. Ai suoi interlocutori ribadirà la necessità di un intervento europeo, rilanciando l’ipotesi di una nuova Operazione Sofia che pattugli il Mediterraneo. L’idea è da sempre cara alla premier Meloni e, parallelamente, sembra andare incontro alle parole di Matteo Salvini, che ha evocato l’intervento della Marina per fermare i flussi. In questo senso una nuova Operazione Sofia potrebbe mettere d’accordo una maggioranza che, sulla migrazione, continua a litigare. «C’è una regia su quest’invasione, con Salvini al Viminale non sarebbe accaduto», ha osservato il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli. La premier, tuttavia, può contare sulla ferrea sponda di von der Leyen. Entrambe, del resto, sono state fautrici di quel Memorandum d’intesa con la Tunisia che, in questi ultimi giorni, sembra fare acqua da tutte le parti. Ma che la Commissione continua a difendere, assicurando che la «sua attuazione» è in corso. I 105 milioni promessi a Kais Saied sulla gestione migranti e i 150 per i supporto al budget, tuttavia, non sono stati tuttavia ancora erogati.

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