Loredana Scalone, aveva 51 anni ed era originaria di Girifalco. Si era trasferita a Stalettì in provincia di Catanzaro. Un matrimonio alle spalle, mamma, amava l’uomo sbagliato. Più giovane di lei, sposato, Sergio Giana, 37 anni, di Badolato.
Un femminicidio, reato cui si parla molto, ma non tutte le storie sono uguali. E pensare che fu uccisa a ridosso del 25 novembre, la Giornata dedicata alla violenza sulle donne. Neanche questo dato è servito ad accendere attenzione mediatica nazionale su questa triste vicenda. Forse perché era il 2020 e tutti eravamo “distratti” dal Covid e soprattutto della morte coeva di Diego Armando Maradona che in quelle ore campeggiava nei telegiornali di tutto il mondo. Anche questo ti fa diventare vittima di serie B, anche se muori per mano di un uomo. Efferato il delitto secondo le modalità di queste tragedie. Sergio chiede un appuntamento a Loredana. Lei commette l’errore fatale, va all’appuntamento da evitare. L’uomo accompagna Loredana a Caminia a casa di una coppia in cui si occupa delle pulizie domestiche. Lui aspetta. Rimugina l’uomo abbandonato da chi non vuole stare con chi è già sposato.
Vanno davanti al mare d’inverno di Caminia.
Lei non tornerà più a casa. Su quella scogliera è accaduto l’irreparabile. La grande menzogna non reggerà per molto. Ha inferto 28 coltellate alla povera donna e poi l’ha buttata sotto la scogliera di una discoteca. Sergio stretto dai carabinieri confessa ma non dice forse tutto.
Le immagini delle telecamere mostrano che la coppia entra in quello spazio di morte. Lui uscirà da solo quel maledetto lunedì. Il giorno dopo ritorna e cerca di ripulire la scena del crimine.
Lunedì si è svolta a Catanzaro una nuova udienza del processo in Corte d’Assise a circa tre anni dei fatti. La difesa punta sull’infermità mentale del reo confesso. Il perito del Tribunale, professore Pietro Ricci, ha relazionato ai giudici che Giana era «pienamente capace di intendere e volere al momento dell’omicidio e avrebbe anche manifestato una capacità organizzativa ai fini della premeditazione». Negli atti del processo è depositata una perizia del criminologo Giuseppe Truglia che ha scritto della presenza di: «gravi indizi sul coinvolgimento di almeno altri due soggetti che avrebbero aiutato l’imputato Giana Sergio nell’organizzazione dell’omicidio e nell’occultamento del cadavere di Scalone Loredana». I giudici decideranno, e tutti speriamo che decidano con la giusta punizione accertando ogni circostanza ed eventuali altre responsabilità.
Al processo presenziano le sorelle e il fratello di Loredana. Famiglia numerose, persone dignitose che non urlano e non strepitano. Ho visto al Tgr le interviste a Ida e Francesco Scalone. Parole come pietre nel dare un monito dignitoso nel «fermare la strage» che si compie di giorno in giorno in Italia. A loro va il mio “dieci” per la responsabilità è la civiltà. Non lasciamoli soli. Al processo non presenziano associazioni contro la violenza o donne impegnate in politica. Non dimentichiamo Loredana Scalone. Il suo sacrificio non lo merita. Dopo una morte ingiusta istituzioni e cittadini non le consegnino la triste targhetta di un numero anonimo della strage femminicida.
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Il Senato statunitense ha ascoltato 22 magnati della tecnologia per capire come regolare l’intelligenza artificiale. Tema molto attuale che in Calabria vive momenti strepitosi con l’arrivo all’Università della Calabria del professor George Gottlob, uno dei più grandi esperti della materia che ha deciso di abbandonare la sua cattedra ad Oxford per venire ad insegnare ad Arcavacata. Il professore austriaco ha dichiarato a Repubblica che vivrà a Paola e sarà felice delle passeggiate che con la moglie potrà compiere sul Lungomare calabrese. Chapeau e voto “dieci” al rettore Nicola Leone che ha raggiunto questo risultato grazie ai suoi rapporti di collaborazione con il luminare in ricerche e pubblicazioni di alto livello. In questo modo si costruisce la Calabria eccellente del presente.
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Ombre e nebbia sul Pnrr in Calabria. Dubbi e revoche in agguato. Wanda Ferro fa la pompiera e assicura che il governo Meloni finanzierà tutte le opere escluse dal Piano. Vedremo. Per il momento al Festival delle Parole sott’olio di Castiglione Cosentino (un 9 alla storicizzata iniziativa) abbiamo ascoltato Pietro Manna, non certo di simpatie sinistre, raccontare che il Piano offre 975.000 euro al Comune di Casali del Manco per l’acquisto di mastelli ed ecocompattatori. Peccato che l’acquisto sia stato già effettuato l’anno scorso. Il Comune ha scritto chiedendo in cambio solo 75.000 euro per acquistare una spazzatrice utile a rimuovere la neve invernale delle contrade. Da Roma nessuna risposta. Per fortuna, invece, apprendiamo che le tre università calabresi, capofila l’Unical, hanno ottenuto un cospicuo finanziamento dal Pnrr per tre anni di ricerca e sperimentazione di alto livelli per i beni culturali. Sito pilota sarà la Villa romana di Casignana nella Locride. Un plauso a tutti, ma in particolare a Giacomo e Antonio Crinò (voto dieci) che da anni promuovono e curano questo sito archeologico di affascinante attrazione.
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Il 24 settembre la Regione Calabria ha finanziato per 90.000 euro un concerto gratuito di Al Bano a Reggio Calabria chiamato a celebrare i 50 anni del ritrovamento dei Bronzi di Riace. All’entusiasmo della vicepresidente Princi mi sia consentito rispondere con un “mah” per questa felicità da molto populista. Si poteva regalare Al Bano ai reggini senza il pennacchio dei Bronzi. Segnalo, e non per vanagloria, la mia intervista sul Corriere della Calabria a Ermanna Carci Greco sulla storia delle statue strappate a Pertini, evidenziando anche che la Regione per tutte le celebrazioni ha ignorato il ruolo dell’ex assessore regionale alla Cultura. Ha rimediato, su questo e altro, il bel documentario “Semidei” presentato di recente alla Mostra di Venezia con il finanziamento della Regione Calabria e della Fondazione Calabria film commission. Ho avuto la fortuna di vedere questo lavoro del regista calabrese Fabio Mollo e Alessandra Cataleta, che si avvale di una competente sceneggiatura di Giuseppe Smorto (altro calabrese) e Massimo Razzi. Non solo una “storia” dei Bronzi ma un allargarsi alle vicende della Calabria moderna tra immagini della Rivolta di Reggio e il documentario di De Seta sui dimenticati di Alessandria del Carretto. La produzione Palomar, la stessa di Montalbano, spero distribuirà nel modo migliore un documentario di elevata qualità artistica e politica. A chi ha sostenuto il progetto tutto il plauso di chi è stanco di una Calabria da strapaese.
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E’ morto il celebre sociologo Domenico De Masi. Gustoso episodio rivelato su Fb dal giornalista Francesco Sorgiovanni. Il professore venne in visita a Stilo nel 2019 per i 450 anni della nascita di Tommaso Campanella. Portato alla presunta casa del filosofo, il padre dell’ozio creativo, constatando la presenza di un orribile balconcino moderno, tuona fulmini e fiamme sul sacrilegio. I proprietari furono costretti a demolire il balcone della vergogna. A De Masi nessuno mai disse che la targa e la scritta sul palazzo di Stilo erano un falso. Nessuno conosce la casa di Campanella. “Dieci” a Sorgiovanni per il gustoso retroscena.
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Un plauso e un “nove” al producer cosentino Marco Cozza per aver prodotto per il Festival delle serre di Cerisano un magnifico concerto del trio di Paola Dattis che ha omaggiato le canzoni di Mia Martini. Voto “dieci” a Mimì. Sul palco anche Franco Caccuri, “dieci” anche a lui, non solo bravo musicista ma organizzatore di un celebre concerto di Mia Martini a Cosenza, quando la cantante calabrese era bandita da ogni manifestazione per la terribile “patente” che il mondo dello spettacolo le aveva attribuito con ferocia. (redazione@corrierecal.it)
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