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Migranti, ipotesi Crotone tra i 13 futuri Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr)

E sul Cpa di Isola Capo Rizzuto il garante lancia l’allarme minori. Piantedosi sugli hotspot: riorganizzata la gestione anche in Calabria

Pubblicato il: 21/09/2023 – 16:34
Migranti, ipotesi Crotone tra i 13 futuri Centri di permanenza per i rimpatri  (Cpr)

C’è anche Crotone tra le 13 collocazioni dei futuri Cpr, i centri di permanenza per i rimpatri di cui si torna a parlare in questi giorni di emergenza sbarchi. Il Crotonese risponde ad alcuni criteri al vaglio del governo, non ultimo la vicinanza di un aeroporto per eventuali rimpatri veloci.
Allo studio – si legge in un approfondito report pubblicato dal Corriere della Sera – ci sono ex caserme e aree industriali e nel giro di due mesi si dovranno definire le scelte: c’è da immaginare che il tema entrerà di diritto nell’agenda politica di partiti e istituzioni sui territori, suscitando un dibattito che – come in passato – non è detto non sfocerà in proteste e polemiche (qui le ultime dichiarazioni del governatore calabrese, Occhiuto, sul tema rimpatri e migranti).
Le prefetture e i comandi militari regionali starebbero analizzando una serie di possibilità nell’immenso patrimonio immobiliare del ministero della Difesa: il primo sarà a Ventimiglia, poi la lista dovrà essere ultimata e consegnata «a fine novembre al Covi (Comando operativo di vertice interforze) che trasformerà complessi in disuso in Cpr da affiancare ai nove già esistenti (dieci con quello di Torino, quando sarà ristrutturato)», scrive il quotidiano di via Solferino, annotando che da gennaio sono sbarcate oltre 132mila persone e nei centri di accoglienza ce ne sono più di 141mila.
Si torna dunque allo scenario del 2017, quando l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti aveva previsto 20 strutture da 100 posti (una per regione). «Non si esclude – si legge nell’articolo – che alcune delle scelte dell’epoca possano essere riproposte, insieme ad altre compatibili con i requisiti stabiliti dal governo: lontane dai centri urbani, perimetrabili, facilmente controllabili. Meglio se vicine a un aeroporto per favorire i rimpatri rapidi».
Intanto il capo dello Stato invita a non sottovalutare il tema.

L’emergenza nell’emergenza: i minori

«Negli ultimi mesi ho incontrato alcuni minori ospitati nelle strutture gestite dai comuni di Amelia (Terni), Aradeo (Lecce), Bologna, Cremona, Pescara e Rieti e ascoltando le loro testimonianze è chiara l’urgenza di garantire i diritti primari, vale a dire la presunzione di minore età, la collocazione in strutture idonee e la nomina di un tutore volontario che li possa accompagnare nel percorso di integrazione. Non è più pensabile gestire l’intero sistema di accoglienza dei minori in maniera emergenziale, quando è evidente che si tratta di un fenomeno che va approcciato in un’ottica sistemica. Alla luce delle criticità emerse, che evidenziano la necessità di assicurare la piena attuazione delle disposizioni normative, ho previsto in calendario ulteriori incontri tra cui anche la visita al centro di prima accoglienza S. Anna di Isola di Capo Rizzuto, Crotone». Lo ha dichiarato l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti, a seguito del report che fotografa la situazione dei minori stranieri non accompagnati all’interno delle strutture di accoglienza SAI, a valle di un ciclo di visite che l’Autorità garante ha svolto presso sei diverse strutture di accoglienza. Nel report – redatto anche con il contributo di Anci, Unhcr e Unicef – si raccomanda di velocizzare le procedure amministrative per ottenere il permesso di soggiorno e rendere uniformi le prassi su tutto il territorio nazionale, dal momento che in più realtà territoriali si registra una scarsità di tutori volontari e le tutele vengono affidate ai sindaci o agli avvocati, come del resto era prassi prima della legge Zampa del 2017.

Piantedosi: colmato deficit che durava da anni

«Nel loro insieme le misure intraprese dal Governo in materia migratoria stanno colmando un deficit di pianificazione che si è protratto negli anni e stanno permettendo di adeguare rapidamente il sistema di accoglienza alle esigenze della eccezionale pressione migratoria»: lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nel corso del Question Time al Senato. Il ministro ha aggiunto che l’esecutivo ha «completamente riorganizzato la gestione dell’hotspot di Lampedusa e di altri hotspot in Sicilia e Calabria per assicurare la continuità e la rapidità dei massicci trasferimenti dei migranti giunti via mare alleggerendo la pressione soprattutto su Lampedusa ove, per garantire i migliori servizi di accoglienza, la gestione dell’hotspot è stata affidata alla Croce Rossa Italiana».
«Contemporaneamente, in pochi mesi – ha spiegato – abbiamo aumentato del 10 per cento i posti in accoglienza ed implementato la rete degli hotspot in Sicilia e in Calabria con oltre 3.000 nuovi posti, così da attenuare l’impatto dei massicci afflussi sul restante territorio nazionale. Attualmente il sistema di accoglienza nazionale ospita oltre 136.000 persone, di cui circa 35.000 nella rete Sai (Sistema di accoglienza e integrazione, ndr), oltre 95.000 nei Cas per adulti, quasi 1.400 nei Cas per minori e circa 4.800 nei Centri di prima accoglienza».
Il ministro ha poi affermato che «oltre a ciò, è stato dato nuovo impulso ai corridoi umanitari, oltre 1000 rifugiati accolti, più di qualsiasi altro anno in precedenza, e all’immigrazione legale dei lavoratori stranieri attraverso l’ampliamento delle quote di ingresso, portandole a oltre 136.000 per l’anno in corso. Abbiamo anche introdotto una programmazione triennale delle quote per meglio corrispondere alle esigenze del mercato del lavoro e favorire iniziative di collaborazione a più lungo termine con i Paesi di origine dei flussi, arrivando ad un totale di 452.000 unità. Anche questo non fatto negli anni precedenti». (redazione@corrierecal.it)

 

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