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Italia diseguale, in Calabria lavoratori più penalizzati

La regione è penultima per salari. Quasi settemila euro all’anno in meno di un dipendente lombardo. Nel Crotonese le paghe più basse

Pubblicato il: 24/09/2023 – 15:44
di Roberto De Santo
Italia diseguale, in Calabria lavoratori più penalizzati

CATANZARO Se c’è un motivo per “fuggire” dalla Calabria è da rintracciarlo anche nei bassi salari che i lavoratori sono costretti ad accettare pur di restare sul territorio. Una condizione mortificante per i lavoratori, denunciata anche nell’ultimo monito rivolto agli imprenditori del capo dello Stato Sergio Mattarella, che contraddistingue chi ha la “fortuna” di avere un posto di lavoro a queste latitudini.
Così avviene che tutte e cinque le province – con qualche lieve differenza – si ritrovino in fondo alla classifica italiana in tema di stipendi. Facendo precipitare in basso l’intera regione.
L’ultima cristallina prova della povertà delle retribuzioni che si ottengono in Calabria proviene dal rapporto di Geography Index di JobPricing, società specializzata in analisi degli stipendi medi.

Il dato calabrese


Ponendo con valore 100 le retribuzioni medie dei dipendenti che lavorano in Italia, la società ha stilato la graduatoria italiana dove si guadagna di più.
Ebbene quell’indice scende tristemente in Calabria a 86,4 punti in linea con quello che era la stima effettuata anche nel 2022. Ponendo – anche quest’anno – la regione al penultimo posto, superata solo per povertà di salari dalla vicina Basilicata (84,5).
Ma decisamente lontana dalle ricche retribuzioni del Centro Nord italiano, dove a svettare in testa c’è l’opulenta Lombardia con un indice pari a 108,5.
Se trasformati in soldoni queste differenze si sostanziano in migliaia di euro in meno che un lavoratore calabrese percepisce rispetto al collega delle regioni più ricche.
Così se un lombardo mediamente incassa stipendi da 33.452 euro l’anno, il suo omologo calabrese ne ottiene 26.631.

Province calabresi: tre, ultime per salari


E le province calabresi conseguentemente sono tra quelle in cui un lavoratore è peggio pagato.
In particolare nel Crotonese, la media degli stipendi scivola a 25.455 euro. Un po’ meglio va al dipendente cosentino che si porta a casa mediamente una retribuzione annua di 26.320 euro. Ma inferiore a quanto percepisce un suo collega reggino (26.980 euro). Nel Vibonese e nel Catanzarese gli stipendi medi migliori della Calabria che superano i 27mila euro annui.
Quel che va analizzato inoltre è che alcune regioni hanno visto migliorare la propria performance di retribuzioni, mentre la Calabria è rimasta al palo nell’ultimo anno.
In un contesto economico particolarmente difficile per le famiglie a basso reddito, questo rischia di trasformarsi in una trappola sociale per il territorio.
Stando ai dati dell’Istat, il tasso di inflazione è arrivato a sfondare gli 8 punti percentuali, annichilendo la capacità di spesa soprattutto di chi ha minore capacità reddituale. Tra cui appunto i calabresi. Una manovra a tenaglia che rischia di indebolire ancor di più chi è in stato di bisogno facendolo scivolare sotto la soglia della povertà.
Un rischio che in una regione, come la Calabria, che detiene il non invidiabile record italiano per il reddito disponibile lordo pro capite più basso del Paese (14.108 euro) ed in cui due lavoratori su dieci hanno un reddito inferiore a novemila euro, diventa quasi una certezza. (r.desanto@corrierecal.it)


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