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‘Ndrangheta, narcos legati ai clan di Siderno nei traffici al porto di Trieste

Maxi sequestro di cocaina, tolti ai criminali 80 milioni di introiti. Quattro i gruppi individuati in Italia dagli investigatori

Pubblicato il: 27/09/2023 – 15:54
‘Ndrangheta, narcos legati ai clan di Siderno nei traffici al porto di Trieste

TRIESTE Sono pari a circa 70-80 milioni di euro gli introiti sottratti alla rete criminale dedita al narcotraffico internazionale, smantellata oggi dalla Gdf di Trieste, diretta dalla locale Direzione distrettuale antimafia con il pm Federico Frezza. Una cifra che i trafficanti avrebbero potuto ottenere una volta che i 717 chili di cocaina pura, provenienti dalla Colombia e sequestrati dalle forze dell’ordine, sarebbero stati tagliati. E’ uno dei dettagli che emerge dall’operazione Cultro 23, i cui risultati sono stati presentati oggi durante una conferenza stampa in Procura.

Il gruppo calabrese legato alle ‘ndrine di Siderno

Le misure cautelari, 14 eseguite oggi, riguardano, tra gli altri, 4 persone già in carcere e 5 cittadini colombiani, per i quali è stato disposto un mandato di arresto europeo; verranno inoltre attivate le procedure di estradizione. Quattro i gruppi di criminali individuati in Italia: «Un gruppo francese con doppio passaporto franco-marocchino – ha spiegato il colonnello Leonardo Erre, comandante del nucleo Pef della Gdf di Trieste – un gruppo campano, con un soggetto che dovrebbe essere contiguo al clan Mazzarella; un gruppo calabrese, persone che già da evidenze processuali sono state condannate per associazione a delinquere perché componenti di ‘ndrine del clan di Siderno; un gruppo svizzero, di cui per ora è stato solo individuato il mediatore colombiano».

Il ruolo degli agenti sotto copertura

Nell’ambito dell’operazione, cominciata lo scorso dicembre con il sequestro della droga in Colombia, sono state documentate consegne dello stupefacente per tre mesi. Agenti sotto copertura svolgevano un ruolo di logistica: custodivano la droga e lo consegnavano. Per il “disturbo” si facevano dare del denaro, pari a circa al 10% del valore della merce. Da qui i 700mila euro sequestrati e messi a disposizione dello Stato. Ruolo chiave in questa operazione lo ha svolto il porto di Trieste, usato come «uno specchietto per le allodole – ha spiegato il procuratore capo, Antonio De Nicolo – per convincere i venditori colombiani a usare questa sede di destinazione». Poi però la droga è arrivata in aereo e posta sotto sequestro. In generale, ha aggiunto De Nicolo, il porto di Trieste attrae tanti traffici leciti, ma «anche illeciti e va attenzionato». (Ansa)

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