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la confessione

Parla il pentito Francesco Greco. «Con le armi in possesso, Porcaro poteva fare una guerra»

Depositati i verbali del collaboratore. Che accusa l’ex reggente degli “Italiani”. «Ho trafficato armi. Patitucci camminava sempre armato»

Pubblicato il: 29/09/2023 – 13:59
di Fabio Benincasa
Parla il pentito Francesco Greco. «Con le armi in possesso, Porcaro poteva fare una guerra»

COSENZA Il pm della Dda di Catanzaro, Vito Valerio, ha depositato e richiesto l’acquisizione di tre verbali del nuovo collaboratore di giustizia cosentino Francesco Greco. La decisione dell’ex «luogotenente di Roberto Porcaro» di saltare il fosso era stata annunciata dallo stesso imputato, nell’inchiesta “Reset“, nel corso della prima udienza preliminare del processo in corso nell’aula bunker di Catanzaro.

Porcaro «poteva fare una guerra»

«Ho iniziato a collaborare con Roberto Porcaro dedicandomi al compimento di attività illecite di diversa natura: spaccio di droga, usura, danneggiamenti ed estorsioni. Con riferimento alle estorsioni mi occupavo del posizionamento delle bottigliette incendiarie nei vari esercizi commerciali destinatari delle richieste estorsive». Inizia così il primo racconto di Greco reso lo scorso 1 agosto ai magistrati della Dda. Il pentito continua il suo racconto. «Porcaro mi ripeteva spesso di avere ampia disponibilità di armi al punto da poter “fare una guerra”. Preciso che all’interno dell’associazione ciascun gruppo e ciascun referente gestiva il proprio arsenale. Così, ad esempio, l’arsenale che fu rinvenuto nel 2018 nel quartiere degli “Zingari” era, appunto, riconducibile agli Abbruzzese, per come mi fu direttamente confermato, tanto da Roberto Porcaro, tanto da Antonio Marotta».

Il traffico di armi

Il collaboratore di giustizia era considerato braccio armato dell’ex reggente degli “Italiani” tanto da avere «trafficato armi almeno in tre occasioni, tra il 2015 e il 2016. In un’occasione ho consegnato un Kalashnikov e le relative cartucce a due soggetti. La consegna è avvenuta in Via Panebianco dove mi aspettavano: il fucile è stato consegnato da Porcaro a Danilo Turboli che, a bordo di uno scooter, me lo ha portato a Via Panebianco, dove poi io l’ho consegnato ai fratelli sopraggiunti a bordo di una Golf di colore nero». Quanto sono costate le armi? «Il prezzo che so essere stato corrisposto dai a Porcaro era di 1.500 euro. Preciso che, al momento della consegna, ho materialmente visto il fucile e i proiettili che erano in ottime condizioni. In una seconda occasione, per come ho già riferito, ho consegnato sempre un kalashnikov e le relative cartucce nei pressi dello svincolo autostradale di Cosenza Sud, nel Parco dell’Amore. Non solo il traffico di armi, Greco si autoaccusa di aver detenuto pistole per conto di altri. «Ho anche detenuto 5-6 pistole (due calibro 38 a tamburo e le altre semi-automatiche di più piccole dimensioni) per conto di mio cugino, riconducibili a Francesco Patitucci». Su quest’ultimo, il pentito precisa: «Francesco Patitucci camminava sempre armato e le pistole piccole gli servivano per nasconderle meglio».

L’esplosivo che avrebbe potuto causare molti danni

Il neo collaboratore di giustizia continua la narrazione dei fatti, riporta alla mente episodi legati al traffico di armi e munizioni, sottolineando un particolare legato ad un carico esplosivo particolarmente pericoloso. «In una terza occasione, sono stato mandato da Roberto Porcaro a Santa Sofia di Epiro ad incontrare un tale – che non saprei meglio descrivere – il quale mi ha consegnato un consistente carico di esplosivo, contenuto in un involucro sigillato rispetto al quale Porcaro disse che avrebbe potuto causare molti danni». In cambio dell’ordigno, Porcaro avrebbe concesso una «partita di stupefacente, ovvero 1 kg di marijuana».

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