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Il medico dell’Asp di Vibo che minacciò i colleghi mostrando una pistola. «Vi distruggo»

Le nuove accuse della Dda a Cesare Pasqua. La reazione del manager dopo la pubblicazione di un articolo sul “Corriere della Calabria”

Pubblicato il: 15/10/2023 – 9:20
di Pablo Petrasso
Il medico dell’Asp di Vibo che minacciò i colleghi mostrando una pistola. «Vi distruggo»

VIBO VALENTIA L’ex manager dell’Asp di Vibo Valentia Cesare Pasqua è accusato di aver rivolto «minacce di morte all’indirizzo di Francesco Tiburzio Massara e, per il suo tramite, all’indirizzo di Francesco Talarico», che dell’Azienda sanitaria provinciale è stato dirigente dal dicembre 2005 all’agosto 2007. Sono due episodi segnalati nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari notificato nelle scorse ore a 285 persone e che ha ha visto la riunione delle tre inchieste Olimpo e Maestrale-Carthago e Imperium.
Il primo risale addirittura al 2014, quando Pasqua avrebbe detto al proprio collega Massara: «Parlerò con i miei amici potenti di Vibo e qualche sera di queste ti faccio sparire per sempre a te e a Talarico».
Il secondo è più recente (se confermato all’esito dell’eventuale processo sarebbe anche più inquietante) e viene anch’esso riassunto nell’atto firmato dai pm della Dda di Catanzaro. Nel luglio 2020, il medico «portando al proprio seguito una pistola revolver legalmente detenuta» l’avrebbe mostrata a Massara aprendo la giacca, accompagnando il gesto con parole minacciose: «A te e a Talarico vi distruggo». Il fatto sarebbe accaduto, per i magistrati antimafia, dopo la pubblicazione di un articolo sul “Corriere della Calabria” «in cui venivano commentati, in relazione al procedimento “Rinascita Scott” elementi investigativi raccolti da Talarico e dallo stesso Massara, riguardanti l’intervento di Luigi Mancuso su Cesare Pasqua per far dissequestrare una tonnellata di insaccati posti sotto sequestro dai carabinieri del Nas di Catanzaro alla “Latteria del sole” di Vibo Valentia». Attività che, secondo quanto si legge nel provvedimento, sarebbe «formalmente amministrata a Michael Joseph Pugliese».
Il fatto sarebbe «aggravato dall’essere stato commesso con l’uso delle armi» e «con metodologia mafiosa». È una delle novità contenute nell’avviso recapitato agli indagati.
Il servizio del “Corriere della Calabria”, pubblicato in effetti nel luglio 2020, riporta il contenuto di alcuni atti confluiti all’epoca nella maxi inchiesta sui clan del Vibonese. Si tratta di testimonianze sul presunto rapporto di Pasqua con Luigi Mancuso e Pugliese, a sua volta considerato in stretti rapporti con il boss di Limbadi.

Il maxi sequestro di insaccati e l’interessamento del clan Mancuso

Il sequestro risale alla fine del 2013. E provoca fibrillazioni per alcuni indagati che l’antimafia di Catanzaro considera contigui alle cosche. In particolare, per gli inquirenti, “La latteria del sole” sarebbe una ditta vicina al clan Mancuso. La priorità è recuperare gli alimenti sequestrati. E, secondo l’interpretazione data dai militari ai colloqui captati, per farlo si muove il “capo” in persona. «Lo zio sta facendo di tutto», spiega una delle persone interessate. Circa un anno dopo, il 3 e il 4 novembre 2014, due medici – Francesco Talarico e Francesco Massara – si presentano spontaneamente in Procura a Catanzaro «per rendere dichiarazioni su Cesare Pasqua, responsabile del dipartimento Prevenzione dell’Asp di Vibo Valentia». Questi racconti evocano «un intervento del boss Luigi Mancuso direttamente sul dottore Pasqua in modo da restituire ai proprietari dell’esercizio l’ingente quantitativo di insaccati sottoposto a sequestro». Una storia, quella del maxi sequestro di salumi, che si mescola, nelle conversazioni intercettate, anche con le elezioni regionali del 2014. La pubblicazione dell’articolo avrebbe, stando alla ricostruzione dell’accusa, provocato la reazione di Pasqua, a cui viene contestato nell’inchiesta il concorso esterno in associazione mafiosa per la presunta vicinanza ai clan Mancuso e Fiarè.

Le accuse a Massara: minacce a una collega assieme al boss Accorinti

Anche il suo accusatore Massara compare tra i 285 indagati nella nuova maxi inchiesta. Assieme al boss Giuseppe Antonio Accorinti e a Nazzareno Cichello avrebbe minacciato una collega veterinaria dell’Asp di Vibo affinché ritirasse «le querele sporte da quest’ultima» nei suoi confronti per “stalking”. Sarebbe stato Accorinti a intimare alla donna «il ritiro delle querele sporte nei confronti di Massara». Cichello, da parte sua, le avrebbe rivolto «frasi dal tenore larvatamente minaccioso» come «A dottoressa… la pace è bella per tutti… dottoressa vi regolate voi… non è che qualcuno vi sta comandando niente… però la pace è bella». Il medico però si sarebbe rifiutata di sottostare alla richiesta: «Non mi impressiona nessuno… sono pronta anche a morire», avrebbe risposto, «pur percependo il significato e la pericolosità dell’intervento del boss». Non erano esattamente sereni i rapporti di lavoro negli uffici della sanità vibonese. (p.petrasso@corrierecal.it)

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