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«Il Porto di Gioia Tauro non si ferma». La Calabria si mobilita per salvare lo scalo – VIDEO

Presenza massiccia al flash mob per chiedere una modifica alla direttiva Ue. Occhiuto: «Combatteremo per ottenere una deroga»

Pubblicato il: 17/10/2023 – 19:00
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«Il Porto di Gioia Tauro non si ferma». La Calabria si mobilita per salvare lo scalo – VIDEO

GIOIA TAURO «Il Porto di Gioia Tauro non si ferma». Se sia certezza o auspicio lo diranno i prossimi mesi. Per ora la mobilitazione è scattata all’ingresso della struttura, come annunciato nei giorni scorsi da sindacati e politica. Lo striscione si schiera sotto una pioggia battente che non ha fermato i manifestanti: un’ora di flash mob con centinaia di presenze: lavoratori, istituzioni, politici sindacati. Al sit-in anche il governatore Roberto Occhiuto che ha parlato di «spiragli» per il porto. Non prima, però, di ricordare che «non è semplice perché come al solito l’Italia si accorge degli effetti delle decisioni europee nella fase discendente, e non partecipa invece nella fase ascendente a produrre decisioni che rispettino l’ambiente ma che siano economicamente sostenibili».

Occhiuto: «Combatteremo per ottenere eccezioni per Gioia Tauro e Malta»

«Dobbiamo combattere – ha detto Occhiuto durante il flash mob – affinché la direttiva venga applicata con un’eccezione per Gioia Tauro e Malta. Dobbiamo fare in modo che, nei prossimi anni, questo porto diventi fondamentale non solo per il transhipment, deve essere un porto dove le merci vengono anche scaricate e lavorate, creando ricchezza per il territorio. Il messaggio più importante lo danno le istituzioni con la loro presenza. Riscontro che mai, come negli ultimi anni, attorno al porto di Gioia Tauro, che si è sviluppato a volte aldilà degli interessi delle istituzioni locali e nazionali, oggi c’è un grande interesse da parte di tutti». Perché «il porto di Gioia Tauro è una ricchezza per l’intero territorio. Vedere i lavoratori e i sindaci schierati dalla stessa parte, tutti insieme, per difendere questa infrastruttura è per me motivo di grande soddisfazione».

Bruno Bossio: «Intervenga il governo Meloni»

«Non è una preoccupazione generica, il porto rischia di chiudere davvero». Enza Bruno Bossio, membro della direzione nazionale del Pd, si schiera a difesa del porto. «La direttiva non può essere applicata qui, la concorrenza non è con i porti europei, ma con quelli del Nord Africa. Mi auguro che il governo Meloni, che evidentemente in prima battuta aveva dato la disponibilità, dia una mano alla Calabria e all’Italia affinché venga modificata la norma».

Sposato: «Bisogna investire sul porto»

Per il segretario calabrese della Cgil, Angelo Sposato, la mobilitazione «deve andare avanti» ma serve soprattutto che «il mondo della politica si unisca per fermare la direttiva». «Noi abbiamo chiesto alla politica, da tempo, di investire su Gioia Tauro e sulle zone economiche speciali, perché un porto non può vivere solo di transhipment».

Ferrara: «Il rischio è una “bomba” sociale»

Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, parla di «bomba sociale» che rischia di esplodere mettendo a rischio «il lavoro di 4000 persone». «Deve esserci un cambiamento che tenga conto della sostenibilità ambientale, ecologica e sociale». Il provvedimento «non risolve nessuno di questi problemi, semplicemente sposta l’inquinamento dal sud Europa al nord Africa».

Le conseguenze della carbon tax sull’economia del porto

Il nodo è quello della direttiva europea contro le emissioni inquinanti che sarà applicata da gennaio 2024 agli armatori che faranno scalo in Europa per il transhipment (il trasferimento delle merci da una grande nave all’altra per poi proseguire nella navigazione). Tutela dell’ambiente che mal si sposa con la sostenibilità economia. Specie per Gioia Tauro che fonda sul transhipment buona parte del proprio fatturato. Inevitabile, davanti al pagamento di tributi pesantissimi, che le compagnie scelgano porti africani esenti dalla “carbon tax”: questione di risparmio. Per lo scalo calabrese sarebbe una scelta ingovernabile: il rischio concreto è la chiusura con la perdita di migliaia di posti di lavoro.

Le speranze di Agostinelli. «Ci sono margini di intervento»

Oggi arriveranno in migliaia per chiedere una revisione della norma. Il presidente dell’Autorità di sistema Andrea Agostinelli si aspetta una grande affluenza. L’ammiraglio L’ammiraglio spera che non sia troppo tardi. «La sveglia è suonata in tempo c’è ancora margine di intervento, sono soddisfatto della risposta della Calabria al nostro appello per il porto di Gioia Tauro – ha spiegato intervenendo a Buongiorno Regione . È possibile arrivare ad un riesame di una direttiva che provoca effetti distorsivi sul mercato del trasporto marittimo internazionale con conseguenze disastrose sul porto». Agostinelli rivendica la validità dell’azione sul porto «in crescita e in piena fase espansiva». E sulla riduzione delle emissioni delle grandi navi, Agostinelli risponde così: «E’ possibile ridurle, ma ricordo che il trasporto via mare inquina molto meno di quello ferroviario, su gomma e aereo». All’iniziativa erano presenti il governatore Occhiuto, il presidente del Consiglio regionale Mancuso, rappresentanti istituzionali regionali, provinciali e territoriali. Oltre 50 i sindaci che hanno già dato la loro adesione. (redazione@corrierecal.it)

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