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Concita De Gregorio bocciata per l’“illogica allegria” gaberiana

Dagli intellettuali calabresi che hanno criticato “Il luogo delle vere storie” su Repubblica alla carezza di Checchinato a Padre Fedele

Pubblicato il: 04/11/2023 – 7:00
di Paride Leporace
Concita De Gregorio bocciata per l’“illogica allegria” gaberiana

La prima notizia è che i giornali sono letti. Poco comprati, ma letti. Ne troviamo conferma dalla rubrica su Repubblica di Concita De Gregorio che è stato colpita “da un’allegria che non so dire” (la giornalista vive un momento personale difficile, tutto il nostro augurio a risalire la china) per essersi imbattuta in una giornata particolare al Liceo Scientifico “Da Vinci” a Reggio Calabria.
Si presentava il suo libro. E noi autori sappiamo che a volte certe presentazioni scolastiche ci lasciano spesso un amaro esistenziale.

Concita De Gregorio al Liceo Scientifico “Da Vinci”

Concita, da grande cronista qual è, ha appuntato sullo stelloncino le notizie su Chiara in partenza per le Olimpiadi internazionali di Astronomia in Cina, scoperta mentre suona il pianoforte con maestria, Giuseppe che suona la chitarra con sapienza, e Costanza che canta un brano di Rosa Balestrieri (che gran notizia che una liceale canti la dimenticata folk vocalist siciliana). Poi ancora un’altra Chiara che recita una poesia di Amalia Rosselli e le sue compagne allieve di un Laboratorio teatrale che sembra quello del Piccolo di Milano.
E ancora un Biagio pendolare da Rosarno vincitore di Olimpiadi di Filosofia iscritto a Giurisprudenza a Milano “perché alla mia terra manca la Giustizia”. Un Liceo, il Da Vinci, che offre ai 2400 studenti corsi pomeridiani. Ebbene questa bella cronaca in punta di tastiera è stata bocciata come “illogica allegria” gaberiana da diversi e autorevoli intellettuali calabresi novecenteschi. Anna Rosa Macrì, discepola di Enzo Biagi e columnist di pregio, ha definito “insopportabile” il corsivo di Concita per come il normale venga considerato particolare. Eco ha dato Mimmo Nunnari, calabresista illustre spesso omaggiato da questa rubrica, che ha scritto di orgoglio e pregiudizio per la notarella della De Gregorio. Anche lo scrittore polemista Mimmo Gangemi si è schierato da questa parte che non è certo per loro quella del torto. Infine Paola Suraci, su Reggio Today, ha condiviso la lode degregoriana ma ha scritto si è dimenticata le periferie, eppure da Rosarno veniva lo studente che oggi studia Giurisprudenza a Milano.

Peppe Smorto, giornalista di Repubblica, e non credo per spirito di ugual testata di Concita, ha ricordato che se il Tg1 parla male di San Luca tutti ci innervosiamo (me compreso considerato che quel servizio era astruso e non verificato) e con ironia ha chiosato: “Se infine non si parla per niente della Calabria, trattasi dell’ennesima prova: questa è una regione dimenticata.
A questo punto propongo una serata di karaoke, dove tutti si sentono intonati. Chiara, tu che vai in Cina alle Olimpiadi di Astronomia partendo da Sant’Eufemia d’Aspromonte, illuminaci e soprattutto prenditi il futuro.
(Ps Tempo fa Concita De Gregorio ha celebrato una scuola di Treviso, non vi dico le proteste)”.
Orbene, io credo che coloro che hanno contestato De Gregorio, siano attestati alla costruzione di identità calabrese per reazione. Restiamo dipendenti dallo sguardo esterno positivo o negativo che sia. Invece abbiamo bisogno di lenti più adeguate. Smorto che da tempo racconta la Calabria che si rialza nelle sue forze progressive (della società e non della politica) non ha mai fatto venir meno la denuncia. Concita De Gregorio è cronista di razza capace di saper guardare quello che incontra, il G8 di Genova o Eugenio Scalfari. La sua inchiesta televisiva sulle città italiane prodotta dalla Rai è stata una raccolta di reportage esente da stereotipi. Voto “dieci” alla sua allegria suscitata da quel bel racconto. Aggiungo che quel liceo è stato retto per lunghi anni dalla preside Giuseppina Princi, oggi vicepresidente della Regione e assessore alla Cultura. Spero che ella nel suo ruolo istituzionale porti la cultura calabrese agli stessi risultati del suo “Da Vinci” . In modo da far ritrovare solida allegria ai giornalisti di passaggio.

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Ho visto una straordinaria foto sul web in occasione del 2 novembre a Cosenza. Davanti all’ingresso del cimitero, come ogni anno in questa ricorrenza, sostava Padre Fedele Bisceglie. Monaco spretato per una vicenda che tutti conoscono per la malvagia malagiustizia degli uomini in un’odissea processuale che lo ha visto carcerato e vilipeso per poi essere assolto da ogni accusa, e di quella della Chiesa sorda al suo reintegro da Cappuccino. Ebbene, il vescovo di Cosenza, Giovanni Checchinato, avvicinandosi al confratello, noncurante della sospensione a divinis che pende sul suo capo, ha carezzato il viso di padre Fedele. Un piccolo gesto grande di significato. La Chiesa di padre Francesco accoglie tutti. Quest’uomo di 86 anni, padre Fedele, che tanto bene ha fatto al mondo, chiede di tornar a dire messa. Anch’io che sono laico prego che tutto questo sia possibile. A monsignor Checchinato tutta la gratitudine di chi si riconosce negli uomini di buona volontà.

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don Pietro De Luca

Sempre questo 2 novembre, mi ha colpito molto l’omelia che don Pietro De Luca ha tenuto nella sua Paola dove esercita anche il ruolo di cappellano del cimitero. Don Pietro non è solo un prete, egli insegna con bella pedagogia, ed è anche un bravo giornalista. Ma bravo veramente. Amico personale di Barbiellini Amidei, ne ricorda lo stile nella parola scritta sempre rotonda e nelle appassionanti omelie; infatti in molti ricorderanno quella celebre al tempo della pandemia, quando prese a pretesto l’incontro tra Di Maio e Draghi per segnare alcune parole vuote del grillino allora distante da superMario. Quel discorso diventò virale sul web per autenticità e oratoria incalzante, raro che si pronunciasse in una chiesa. Il 2 novembre don Pietro è partito dalla Livella di Totò per poi planare con alte riflessioni sulla morte, comprensibili a tutti, ricordando che nel cimitero locale riposa una bambina chiamata Francesca Paola, annegata nel naufragio di Steccato di Cutro e dicendo: «A me pare che camposanto sia anche il nostro mare, in cui sono sepolti tanti nostri fratelli, che nella traversata naufragano per nostra incuria». A tanta umana cura come non dare “dieci”, il nostro voto.

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Apprendo in ritardo della scomparsa a 87 anni di monsignor Antonino Salvatore Scopelliti, reggino di nascita che sullo Stretto ha chiuso la sua operosa vita. È stato vescovo di una lontana contrada del Madascar più povero, attivandosi non solo per la cura dell’anima (a lui si deve una traduzione del Catechismo in malgascio) ma costruendo anche strade, pozzi per l’acqua, mense e campi da gioco. La memoria collettiva di tutti abbia buon ricordo di questo calabrese.

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Museo del Presente. “Ricognizione Mediterranea”

Un bell’omaggio ha organizzato il Museo del Presente di Rende con una grande mostra dedicata al mezzo secolo della Galleria “Il triangolo” di Cosenza con l’esposizione di 50 artisti che sono passati per questo luogo fondamentale per la conoscenza dell’arte del Novecento. Fino al 2 dicembre si possono ammirare le opere di “50 anni per continuare. 1973-2023” perché la bella notizia è che il figlio di Vincenzo Le Pera, Giorgio, continuerà la non facile attività di gallerista. Ma per Vincenzo un’altra bella notizia. Da anni, egli si batteva come un don Chisciotte inascoltato per salvare il monumento in ferro dell’artista ungherese Amerigo Tot posto ormai in decadenza usurante nel Vallone di Rovito dove furono fucilati i fratelli Bandiera. Quest’opera si chiama “La Catena spezzata”. La denuncia di Le Pera ha finalmente trovato ascolto da parte del sindaco di Cosenza, Franz Caruso, e del generoso imprenditore Gianni Zicarelli che a sue spese ha già prelavato l’imponente monumento per sottoporlo a restauro nelle officine della sua “Profilsider”. Bravi tutti, in particolar modo Zicarelli (non nuovo a queste imprese e quindi anche a lui voto “dieci”) che restituisce alla città un’opera abbandonata da anni di un grande artista amico di Kandinskij e che la gran parte della città ignora. Al buon Vincenzo Le Pera il nostro grazie per aver tenuto il punto e liberato tanto buon civismo. Ma se segnalo la notizia a Concita De Gregorio e ne scrive verrò esposto anch’io al tribunale della polemica a prescindere? (redazione@corrierecal.it)

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