ROMA Dal 1 gennaio 2022 al 30 settembre 2023 sono stati 18 gli enti locali sciolti in conseguenza di fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso: 6 in Calabria (Cosoleto, Portigliola, Scilla, Acquaro, Soriano Calabro e Rende), 4 in Campania (Castellammare di Stabia, San Giuseppe Vesuviano, Torre Annunziata e Sparanise), 3 in Sicilia (Castiglione di Sicilia, Palagonia e Mojo Alcantara), 3 in Puglia (Neviano, Trinitapoli e Orta Nova) e 2 nel Lazio (Anzio e Nettuno). E’ quanto emerge dal dossier “La linea della palma” curato da Avviso pubblico, presentato oggi a Bertinoro. Sono 383 sull’intero territorio nazionale i decreti di scioglimento dal 1991 al 30 settembre scorso: 56 enti locali sono stati sciolti due volte, 19 enti tre volte, un ente quattro volte. I provvedimenti hanno coinvolto 11 regioni, 280 Comuni e 6 Aziende sanitarie provinciali. In media si scioglie un ente locale al mese.
A livello regionale si nota che dal 2013 la Calabria ha subito una media di sei scioglimenti l’anno (66 complessivi nel periodo), mentre la Campania ha fatto registrare almeno uno scioglimento per infiltrazioni mafiose per 12 anni consecutivi. La Puglia ha subito più scioglimenti negli ultimi 10 anni – nel periodo 2014/2023 sono stati 19 – che nei precedenti 22 di applicazione della legge (7 nel periodo 1991-2013). A livello comunale, si nota invece che per 5 Comuni (Cosoleto, Nettuno, Scilla, Soriano Calabro e Torre Annunziata) si tratta del secondo scioglimento, mentre per un Comune (San Giuseppe Vesuviano) è il terzo provvedimento per mafia. Nettuno è il primo ente locale a non far parte delle 4 regioni a tradizionale presenza mafiosa (Calabria, Campania, Sicilia e Puglia) a subire più di un decreto di scioglimento per infiltrazioni mafiose. Dalla lettura dei dati emerge, poi, che il settore edilizio-urbanistico si conferma anche nel 2022 e nei primi 9 mesi del 2023 come il più attenzionato dagli interessi mafiosi. Seguono il settore dei tributi, il servizio di igiene urbana, e quello relativo a concessioni demaniali/spiagge.
«Il dossier fotografa una costante presenza criminale e ’ndranghetistica, evidente nel tentativo di condizionamento dell’economia legale e nell’infiltrazione della cosa pubblica – dichiara il Coordinatore regionale di Avviso Pubblico, Giuseppe Politanò, Vicesindaco di Polistena – Lo scioglimento dei Consigli Comunali avrebbe dovuto rappresentare nel tempo un monito per gli amministratori affinché agissero nel rispetto dei principi costituzionali e tenessero lontani dalla Pubblica amministrazione gli appetiti della ’ndrangheta e dei suoi affiliati. Oggi a fronte di amministratori impegnati quotidianamente contro le mafie e convinti del fondamentale ruolo democratico delle istituzioni e della Politica nelle azioni di prevenzione, constatiamo invece il silenzio di chi non prende chiaramente le distanze dalle cosche locali, e anzi ne condividono interessi e comportamenti». «Gli ultimi scioglimenti in Calabria e le attività di indagine compiute da Magistratura e forze dell’ordine verso i quali ci sentiamo vicini, siano uno stimolo in più per amministratori e cittadini affinché nel lavoro di approfondimento, ricerca e conoscenza si assuma una consapevolezza nuova per trasmettere e veicolare modelli positivi di buona amministrazione e accendere i riflettori su quelle esperienze negative che rischiano di far considerare marcia tutta la politica e tutti gli amministratori. Fortunatamente gli amministratori e le amministratrici non sono tutti uguali e l’idea di far passare tutti allo stesso modo non è altro che il modo per umiliare chi con la propria vita personale e con scelte radicali sta provando a dare un senso di cambiamento reale alla Calabria».
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