CATANZARO «Un gruppo organizzato funzionale alla commissione di un numero indeterminato di delitti contro la pubblica amministrazione, anche grazie alla rappresentanza espressa attraverso la figlia Flora Sculco, Consigliere regionale in carica». È da questo primo assunto che il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha motivato la decisione di respingere la richiesta di revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari, avanzata dall’avvocato di Enzo Sculco, Mario Nigro, lo scorso luglio. I giudici sottolineano nelle motivazioni quelli che sono alcuni degli aspetti sui quali si fonda l’inchiesta “Glicine-Acheronte”, coordinata dalla Dda di Catanzaro e che lo scorso giugno aveva portato all’emissione di 34 misure cautelari. Erano in tutto 123 gli indagati, tra cui l’ex governatore calabrese Gerardo Mario Oliverio e l’ex assessore Nicola Adamo. Arresti domiciliari, poi, per Enzo Sculco, ex consigliere regionale, e Giancarlo Devona, tornato in libertà lo scorso ottobre quando è stata accolta l’istanza presentata dal legale, Francesco Verri.
Tra gli aspetti fondamentali messi in risalto nelle motivazioni del Riesame firmate dalla presidente Emma Sonni, «l’attitudine di Enzo Sculco, in collaborazione con Giancarlo Devona ad ingerirsi in settori nevralgici della pubblica amministrazione anche dietro sollecitazioni provenienti da ambienti criminosi». E i giudici citano il progetto “Europaradiso” che «prevedeva la realizzazione di un imponente resort turistico a Crotone, in cui emergeva un interessamento, da parte della compagine crotonese, nella figura di Salvatore Aracri (considerato vicino alla cosca Megna di Papanice) e della criminalità cutrese attraverso l’interessamento di Domenico Grande Aracri, fratello di Nicolino, boss di Cutro». Nelle motivazioni, i giudici del Riesame di Catanzaro sottolineano ancora come «Giancarlo Devona ed Enzo Sculco venivano sollecitati da tali ambienti criminosi ad accelerare l’iter burocratico presso l’ufficio tecnico comunale di Crotone» sebbene entrambi non rivestissero cariche politiche “in loco”. Emergeva anche un incontro tra «Aracri Salvatore, Sculco Vincenzo, Sculco Flora e il sindaco Pugliese Ugo, nel mese di gennaio 2017, momento in cui il progetto imprenditoriale gì Europaradiso era già oggetto di polemiche e indagini».
«A partire dal 4 aprile 2017 venivano censiti incontri programmatici tra Giancarlo Devona, Nicola Adamo, Vincenzo Sculco, Sebi Romeo e Mario Oliverio» riportano i giudici nelle motivazioni. «Emblematico è l’incontro del 4 aprile 2017 tra Sculco, Devona e Adamo che riguardava la bonifica del sito Pertusola a Crotone». «Adamo – si legge – si doleva della mancata sinergia tra Oliverio e Sculco, al quale rimproverava di non avere acconsentito all’effettuazione di una bonifica in modo speditivo dell’area industriale (poi dismessa da Eni), e Sculco commentava che l’intendimento dell’Eni era quello di effettuare una semplice messa in sicurezza dell’area, senza la eliminazione dei siti inquinati». Nonostante i tre interlocutori non fossero istituzionalmente competenti a gestire, nemmeno in parte, l’iter amministrativo necessario, «tuttavia commentavano con dovizia di particolari le modalità della messa in sicurezza del sito, come se fossero in grado di influire sulle determinazioni politico – amministrative necessarie. Sculco, in particolare, aveva intenzione di fare in modo che i rifiuti non rimanessero a Crotone, palesandosi quale regista occulto della procedura di lavori pubblici».
Il Riesame, nelle motivazioni, riporta poi l’incontro a quattro avvenuto il 29 ottobre 2017 tra Vincenzo Sculco, Giancarlo Devona, Nicola Adamo e Mario Oliverio. «(…) in quella circostanza, Sculco manifestava la sua intenzione di sostenere la figlia Flora nelle elezioni regionali, lamentando la difficoltà di intercettare voti nelle zone periferiche di Crotone dove era invalsa la prassi di comperare i voti e faceva menzione alla figura di due imprenditori che avrebbero investito notevoli somme di denaro quantificate tra i 350 e 500mila euro per far confluire voti a loro favore. In questo contesto, le indagini evidenziavano gli accordi raggiunti dallo Sculco, in particolare quello nevralgico tra i cosentini e i crotonesi, consacrato poi nel noto “patto del Nozzularu”».
Quanto ai rapporti con il Comune di Crotone, nelle motivazioni i giudici richiamano l’ipotesi investigativa secondo la quale «Enzo Sculco fungeva in sostanza da manovratore occulto del sindaco in carica, Ugo Pugliese, ipotesi confortata con elevata sintomaticità, dal dialogo captato in cui Flora Sculco, in una conversazione con l’assessore al Comune di Crotone Alessia Romani del 28 aprile 2017, rappresentava l’esistenza di un accordo tra il padre e Nicola Adamo, volto a garantire vantaggi reciproci (…) l’ accordo comportava, nel dettaglio, la commissione di una serie indeterminata di reati, funzionali ad accrescere il peso specifico elettorale, attraverso il conferimento di incarichi fiduciari e l’ingerenza in nomine e assunzioni di enti pubblici, di natura esclusivamente clientelare, nell’ ottica di assicurarsi il voto dei prescelti nonché dei loro familiari e amici, tramite l’affidamento diretto di servizi e lavori nonché di appalti ad imprese compiacenti e disponibili a fornire appoggio elettorale». In particolare, Enzo Sculco «realizzava un complesso e capillare sistema di interferenze nella pubblica amministrazione, facendo leva su conoscenze pregresse, in ambito politico ed imprenditoriale, nel Comune, nella Provincia nell’Ater e nell’Asp di Crotone».
Intanto l’avvocato difensore di Enzo Sculco, Mario Nigro, ha già presentato ricorso alla Corte di Cassazione attraverso 12 pagine in cui vengono contestate, punto su punto, la decisione del Riesame, spiegando come i «salti logici, le aporie, nonché gli errori giuridici di valutazione, minano in radice la ravvisata gravità indiziaria, da leggersi in tutt’uno con le omesse valutazioni delle espresse doglianze difensive, vulnerando irrimediabilmente la ricorsa ordinanza». (g.curcio@corrierecal.it)
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