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Gli esempi di Livatino e Borsellino. «Ci sono mani che non dobbiamo stringere in Calabria» – VIDEO

Non basta annunciare il cambiamento o chiudersi dentro la parola legalità quando poi la condotta va verso direzioni opache

Pubblicato il: 11/12/2023 – 14:28
Gli esempi di Livatino e Borsellino. «Ci sono mani che non dobbiamo stringere in Calabria» – VIDEO

LAMEZIA TERME «Quando moriremo nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili». Questa frase racchiude il senso del magistero lavorativo del giudice Rosario Livatino, il giudice ragazzino, così soprannominato dal presidente Francesco Cossiga, ucciso dalla mafia Agrigentina il 21 settembre 1990 (qui la nostra inchiesta). Livatino, ucciso in un agguato, è al centro della nuova puntata di “Lettera R“: rubrica a cura del prof. Giancarlo Costabile e in onda su L’altro Corriere Tv alle 14.20. Non basta annunciare il cambiamento, non basta chiudersi dentro la parola legalità quando poi la condotta di ogni giorno va verso direzioni opache. Il problema dell’antimafia, soprattutto in Calabria, è determinato da questa incapacità di discernere da ciò che mafia non è, da ciò che invece è attraversato da quello che Paolo Borsellino chiamava il “puzzo del compromesso morale”. Ci sono mani che dobbiamo imparare a non stringere in Calabria. Contesti che dobbiamo avere il coraggio di allontanare. (redazione@corrierecal.it)

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